Povertà delle famiglie, allarme per il ceto medio - QdS

Povertà delle famiglie, allarme per il ceto medio

redazione

Povertà delle famiglie, allarme per il ceto medio

giovedì 23 Maggio 2013

Raddoppiano le persone che non possono sostenere le spese essenziali

Roma – Sono 15 milioni gli italiani che vivono una situazione di disagio economico e la povertà minaccia anche il ceto medio, ormai “in seria difficoltà”. La fotografia scattata dall’Istat nel suo rapporto annuale restituisce l’immagine di un Paese in pesante crisi. “Le persone in famiglie gravemente deprivate, cioè famiglie che presentano quattro o più segnali di deprivazione su un elenco di nove, raddoppiano in due anni passando dal 6,9% del 2010 al 14,3% (8.608.000) del 2012. Quelle che ne presentano tre o più sono il 24,8% (14.928.000)”. E “la grave deprivazione materiale comincia a interessare non solo gli individui con i redditi familiari più bassi ma anche coloro che dispongono di redditi mediamente più elevati”.
Continua a crescere in modo consistente la quota di individui che dichiarano di non potersi permettere un pasto adeguato almeno ogni due giorni (16,6%), quota triplicata in due anni. Questo dato è confermato dalla riduzione in termini di quantità e/o qualità del consumo di carne o pesce da parte delle famiglie (rispettivamente dal 48,3% del 2011 al 57% del 2012 per la carne e dal 50,1 al 58,2% per il pesce). Le persone, inoltre, che affermano di non poter riscaldare adeguatamente l’abitazione (21,1%) sono raddoppiate in due anni e coloro che dichiarano di non potersi permettere una settimana di ferie in un anno rappresentano ormai la metà del totale (50,4% rispetto al 46,7% del 2011). Gli individui che vivono in famiglie che non possono sostenere spese impreviste di un importo relativamente contenuto raggiungono il 41,7% (erano il 38,6 per cento nell’anno precedente).
Sostanzialmente stabili risultano, invece, l’indicatore relativo all’avere arretrati per il mutuo, l’affitto, le bollette o per altri debiti e quelli relativi alla possibilità di accedere a beni durevoli di largo consumo.
I dati confermano, inoltre, che la deprivazione è più elevata tra gli individui in famiglie monoparentali e in famiglie in cui la persona di riferimento è giovane, ha conseguito un basso titolo di studio, lavora a tempo parziale o soprattutto se è disoccupata o in cerca di prima occupazione (ben il 60,9% è deprivata e il 41,1% vive in famiglie gravemente deprivate).
Considerando la transizione tra i diversi gradi della condizione di deprivazione materiale in anni successivi si può osservare, nel biennio 2011-2012, una dinamica della “caduta in deprivazione” più graduale rispetto a quella registrata tra 2010 e 2011, quando il flusso più importante verso il gruppo di individui gravemente deprivati era costituito da quanti non erano affatto in una condizione di deprivazione.

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