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Trapani – Porto, avviare i lavori di dragaggio

Vincenza Grimaudo

Trapani – Porto, avviare i lavori di dragaggio

venerdì 04 Ottobre 2013

La questione coinvolge settori quali cantieristica, agenzie marittime, imprese portuali, piloti, armatori. In 30 anni nessun intervento di adeguamento e manutenzione dei fondali

TRAPANI – La difficile situazione in cui imprese e società portuali si trovano a operare a causa della limitatezza dei fondali ha spinto il presidente di Confindustria Trapani, Gregory Bongiorno, a intervenire chiedendo al ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi, di trovare le risorse per mettere a bando i lavori di dragaggio. Si tratta di un problema di interesse generale perché coinvolge agenzie marittime, imprese portuali, cantieristica, ormeggiatori, piloti, armatori, e altri ancora, che rappresentano oggi un settore fondamentale per la provincia e che danno occupazione, direttamente o attraverso l’indotto, a migliaia di lavoratori.
 
“Com’è noto, – scrive Bongiorno – il porto di Trapani è classificato scalo d’interesse nazionale e, purtroppo, da oltre 30 anni, non vengono posti in atto interventi di dragaggio, ai fini dell’adeguamento e manutenzione dei fondali per renderli adatti alle nuove esigenze. Lo sviluppo tecnologico delle navi moderne ha, d’altro canto, portato alla realizzazione di navi più grandi con pescaggi sempre più elevati”.
Allo stato attuale il porto presenta un fondale massimo di circa otto metri, ormai insufficiente per ricevere navi moderne, in relazione al traffico navale commerciale o crocieristico. “Ma la situazione è ancora più allarmante – aggiunge il presidente degli industriali trapanesi – in corrispondenza di alcune banchine portuali di recente realizzazione che restano tuttora non operative a causa della mancata escavazione degli specchi acquei prospicienti. è questo il caso della banchina Isolella, della nuova banchina del Ronciglio, e di una buona parte delle banchine settentrionali.
L’auspicio è, a questo punto, che politica e istituzioni nazionali e regionali si facciano carico del problema e giungano a una rapida soluzione”. C’è da considerare che l’area portuale trapanese, in Sicilia, è sede primaria dei collegamenti marittimi con le isole Egadi e Pantelleria, e storicamente scalo di riferimento per i traffici con i paesi nordafricani. Siamo in presenza di un bacino naturale con uno specchio d’acqua di circa 921.000 metri quadrati. La sua posizione strategica nella estremità più occidentale della Sicilia ne ha fatto nei secoli crocevia del mar Mediterraneo. Si trova in una posizione equidistante sia dal canale di Suez che dallo stretto di Gibilterra, e lungo le rotte est–ovest.

 
Banchine ricostruite dopo la guerra. Visto il continuo aumento di traffici le nuove strutture risultano insufficienti

TRAPANI – Più ampio dell’attuale di circa 30 ettari, il porto di Trapani era apprezzato per la sua sicurezza. Nel periodo 1750-56 fu costruita la banchina nord e il Molo della Sanità, nel 1784 fu elevata la scogliera a protezione delle mura e delle fortificazioni a nord della città. Nel ventennio 1885-1905, oltre agli scavi di approfondimento del canale di accesso e del bacino interno, vennero costruite le scogliere del Ronciglio e del Lazzaretto e iniziata la costruzione del molo della Colombaia ultimato nel 1908. Venne in seguito banchinato il lato sud del porto e allacciato con il lato nord mediante la strada che giunge al Canale di Mezzo, completata con la costruzione di un ponte. Distrutte dalla guerra, tutte le banchine sono state ricostruite o sono per esserlo, ma già si avverte la loro insufficienza per il continuo aumento dei traffici. Se non si interviene al più presto il porto rischia di divenire una sorta di cattedrale nel deserto.

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