Ex distilleria Giuffrida di Pozzallo, tra crolli e rifiuti da potenziale risorsa a zona pericolosa - QdS

Ex distilleria Giuffrida di Pozzallo, tra crolli e rifiuti da potenziale risorsa a zona pericolosa

Marcello Medica

Ex distilleria Giuffrida di Pozzallo, tra crolli e rifiuti da potenziale risorsa a zona pericolosa

giovedì 17 Ottobre 2013

Della storica fabbrica resta soltanto un rudere cadente divenuto ricettacolo per l’immondizia

POZZALLO (RG) – Il complesso industriale dell’ex distilleria Giuffrida, simile alle ciminiere di Catania prima della loro riconversione, versa sempre più nel degrado e nell’abbandono. Il vecchio stabilimento industriale dei fratelli Pietro e Francesco Giuffrida, che fa angolo con la stazione ferroviaria e con la via Mazzini, fu un’importante realtà lavorativa del dopoguerra, che distillava alcool dalle carrube prodotte nel vasto comprensorio circostante. L’opificio smise di produrre il 21 dicembre 1949 e, abbandonato per decenni, fu successivamente acquistato, negli anni Ottanta, dai fratelli Spadaro di Ispica, che volevano realizzare, nell’intera area di circa ottantamila metri quadrati, un elegante residence. L’amministrazione comunale del tempo, guidata dal sindaco, Natalino Amodeo, non fu però d’accordo, o meglio, per concedere il nulla osta edilizio per il progetto chiese una contropartita ritenuta non congrua dai proprietari. Da quel momento, dopo una lunga serie di ricorsi amministrativi, il fermo paralizzante imposto dal vincolo della Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Ragusa e la sua lenta ma inesorabile decadenza.
Oggi, della storica fabbrica rimane una sorta di rudere cadente, divenuto anche ricettacolo di immondizia e altresì pericoloso per l’incolumità pubblica. L’ex distilleria, con le sue mura possenti in pietra, è in visibile stato d’abbandono, nell’attesa di essere demolita, forse per dare spazio ad altre palazzine, come quelle confinanti, in costante pericolo per i frequenti allagamenti e i crolli dei muri di cinta che interessano l’ex complesso industriale. Il tutto nell’indifferenza totale, a iniziare dei proprietari della struttura e degli organi competenti, che fino a ora si sono limitati soltanto alle parole, come quelle dei politici che si ricordano della struttura soltanto nei periodi pre-elettorali. Poi tutto cade nel dimenticatoio.
Intanto, è visibile a chiunque la triste condizione in cui versa l’ex distilleria. Al suo esterno è quasi tutto pericolante, a iniziare dai già citati muri di cinta, dagli infissi o ancora dai cornicioni con le evidentissime e pericolosissime crepe. Gli alti muri che circoscrivono il perimetro dell’area dello stabilimento, invero, sembrano costantemente minacciare le abitazioni e il rischio di un loro crollo tiene tutti con il fiato sospeso.
All’interno dell’ex distilleria la distruzione è evidente: macerie su macerie, ferraglie e ruggine dappertutto, finanche sui cancelli esterni che ancora resistono all’incuria e ai continui atti vandalici. Per non parlare delle discariche abusive che contornano la struttura, come quella di fronte la stazione ferroviaria in cui cittadini incivili, approfittando del degrado del sito, continuano ad abbandonare ogni genere di rifiuto: dagli scarti di lavorazioni edile ai materiali plastici, dal pericoloso eternit a una consistente presenza di rifiuti elettronici.
Sulla sua precarietà e pericolosità del sito, un residente del luogo ci ha raccontato che quando piove, l’acqua che filtra dalla struttura provoca diversi allagamenti, ciò a causa della fragilità dei muri di cinta che, tra l’altro, rappresentano un pericolo costante per l’incolumità di coloro che abitano nelle abitazioni confinanti. Con l’approssimarsi della stagione invernale, l’intera zona è minacciata da tale grave e imminente pericolo da eliminare quanto prima, considerato che la massa d’acqua piovana proveniente dalle campagne a Nord della stazione ferroviaria, che confluisce regolarmente nell’area dello stabilimento, oltre a far crollare la vecchia costruzione, tracimando, potrebbe provocare anche disastri irreparabili. Un altro abitante del luogo ci ha mostrato i segni evidenti delle crepe sulla struttura, che rischia di venire giù da un giorno all’altro, così come dimostrano anche i frequenti crolli al suo interno, avvertiti dai residenti come dei boati di terremoti.
Frattanto, nei dintorni la struttura, la vita scorre tranquillamente, con le auto parcheggiate ai suoi piedi e i pedoni che passeggiano sui marciapiedi laterali sottostanti, nella speranza che mai accada il fatto tragico e irreparabile. Ma l’aspetto paradossale è costituito dall’effetto boomerang del vincolo imposto dalla Soprintendenza. I proprietari, da parte loro, hanno fatto ricorso, ma, al punto in cui stanno le cose, poiché è in gioco anche l’incolumità pubblica, occorre intervenire al più presto, promuovendo magari un sopralluogo volto a verificare il disastro creato nel corso degli anni dal tempo e dall’incuria umana, pubblica e privata.

Stop della Soprintendenza. Solo interventi tampone

POZZALLO (RG) – Riguardo allo stato di abbandono in cui versa l’ex distilleria Giuffrida, dal Comune filtra soltanto la presa d’atto dell’alt della Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Ragusa, che blocca, di fatto, qualsiasi intervento.
Dopo l’intervento dello scorso anno, da parte dell’assessorato comunale ai Lavori Pubblici – volto a tamponare il problema dell’allagamento dei garage e degli scantinati della vasta zona confinante – la situazione appare ancora grave e irreversibile. E proprio, l’ex titolare della delega ai Lavori pubblici, Salvatore Vindigni, si è espresso sulla problematica che investe in pieno un intero quartiere della città marinara. “Poiché c’è di mezzo l’incolumità delle persone e delle costruzioni – ha detto – credo che il problema debba essere affrontato a livello pubblico, a prescindere dalla responsabilità dei proprietari, che, essendo titolari di un immobile inagibile, abbandonato e pericolante, sono comunque anche loro parte in causa”.
“A riguardo – ha aggiunto – vanno però fatte alcune precisazioni. Tralasciando la lunga vicenda di progetti presentati e non approvati, di valutazioni politiche e amministrative, che i fatti successivamente intervenuti hanno confermato essere errate e controproducenti dal punto di vista dell’interesse generale, di contestazioni varie e ricorsi al Tar, il blocco di qualsiasi iniziativa, sia privata che pubblica, è nato nel momento in cui la Soprintendenza ha ritenuto di dover sottoporre a vincolo il vecchio stabilimento”.

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