Quando nasce un incendio in discarica, i tre indizi per capirne la presenza - QdS

Quando nasce un incendio in discarica, i tre indizi per capirne la presenza

Andrea Salomone

Quando nasce un incendio in discarica, i tre indizi per capirne la presenza

venerdì 01 Novembre 2013

Gli operatori devono avere conoscenze e strumenti per essere preparati a far fronte all’eventualità

LONDRA – Nelle scorse puntate abbiamo visto quanti danni può apportare un incendio in discarica dal punto di vista economico e ambientale. E abbiamo visto anche come un fenomeno di questo tipo sia tutt’altro che improbabile per via dei materiali in esso presenti. Chili di gas e polveri tossiche, diossine, furani, nitrati e particolati dispersi nell’aria senza essere minimamente filtrati, pronti per essere inalati o ingeriti da chi abita in prossimità di tali siti.
Nel suo articolo "Comprendere gli incendi in discarica" (Understanding the landfill fires), Patrick Foss-Smith, consulente ingegneristico ambientale britannico specializzato in discariche e incendi sotterranei, ci fa capire di quante conoscenze specifiche e strumenti analitico-operativi devono disporre gli operatori di una discarica per essere preparati a far fronte all’eventualità sempre alle porte di un incendio dei rifiuti presenti sul sito.
Quando nasce un incendio in discarica, nessuno può dire in maniera definitiva come deve essere estinto, perché tutto dipende dalle circostanze e non esiste un’unica soluzione. Bisogna essere coscienti, però, che le squadre di pompieri potrebbero non essere mai state in una discarica e gli operatori del sito potrebbero non aver mai estinto un incendio, cosa che purtroppo accade molto spesso.
Di certo è necessaria la presenza di geologi, chimici, fisici e tossicologi dell’ambiente, ossia le figure professionali più adatte per l’addestramento, la gestione e la direzione del personale che lavora all’interno di tali siti.
Come spiega Foss-Smith, infatti, ad indicare l’esistenza di un incendio o di un principio d’incendio sono soprattutto tre indizi.
Il primo è un cambiamento inaspettati nella topografia della discarica, notato soprattutto attraverso comparazioni volumetriche "taglia e riempi" tra rilevamenti topografici sequenziali.
Il secondo è un cambiamento di temperatura riportato da reti di termocoppie, ossia sensori termici disposti in maniera sistematica in tutto il sito. Un rapido incremento di più di 3°C costituisce già un fattore rilevante, così come quando la temperatura raggiunge i 60°C: a 75°C, infatti, il sito va quasi certamente a fuoco.
Il terzo indizio è un cambiamento inaspettato nella concentrazione e nelle proporzioni relativi dei gas analizzati. Cambiamenti nella concentrazione di metano, azoto, idrogeno, diossido e monossido di carbonio sono segnali che vanno visti con attenzione e di cui è necessario comprendere l’origine. Un buon test, eseguito con la consapevolezza dei limiti strumentali e metodologici di un’indagine tanto complessa come questa, aiuterà a capire il perché di queste variazioni. Leggeri aumenti nei livelli di ph, conduttività, concentrazione di metalli pesanti, domanda chimica di ossigeno (Chemical Oxygen Demand, COD), solidi totalmente dissolti (Total Dissolved Solids, TDS) e polveri ricavati dall’analisi del percolato sono tutti indicatori che qualcosa non sta andando come dovrebbe.
Quando tutte queste variabili si trovano sovrapposte si possono utilizzare programmi 3D in grado di fornire un’approssimazione visuale integrata delle condizioni sotterranee.
Una volta che l’incendio viene sospettato, la conferma può essere ottenuta eseguendo una scansione termica planando sopra il sito durante le prime ore del mattino. Anche se c’è da dire che questa procedura ha il limite di fornire una panoramica completa solo di quanto avviene in superficie, e non all’interno della massa dei rifiuti, in profondità.
 

Fiamme difficili da domare pneumatici ai primi posti

LONDRA – Gli incendi in discarica includenti un’alta percentuale di copertoni possono diventare incontrollabili e difficili da estinguere in pochi minuti (va ricordato infatti che la gomma e la plastica derivano dal petrolio). Uno pneumatico in fiamme, tra l’altro, per via della sua forma può essere immerso completamente in acqua per 15 secondi e riprendere ancora a fuoco quando viene esposto nuovamente all’aria.
In linea generale le tattiche per estinguere gli incendi di rifiuti solidi urbani normalmente si basano sulle seguenti opzioni: fuori dal sito si ricorre alla cosiddetta "riorganizzazione" ("overhaul"), ossia a scavo e spegnimento. All’interno del sito, invece, si ricorre al sotterramento e all’iniezione di gas inerti usando azoto liquido o diossido di carbonio.
Per l’estinzione degli incendi situati all’interno della massa dei rifiuti, la tecnica più utilizzata è il trattamento criogenico. La criogenia si occupa dello studio, della produzione e dell’utilizzo di temperature molto basse, normalmente sotto i -150 °C, e del comportamento dei materiali in queste condizioni: in pratica, per riuscire a spegnere gli incendi intestini, il terreno viene congelato attraverso l’inezione e la successiva estrazione di azoto liquido o, in alternativa, di acqua o schiuma (La parola criogenico deriva, infatti, dalla combinazione dell’aggettivo greco "kryos", "freddo", e del sostantivo greco "ghenos", "nascita").
Al di fuori del sito i metodi richiedono un alto livello di capacità e coraggio da parte degli operatori dell’impianto, nonché di supporto professionale da parte di pompieri, specialisti di salute e sicurezza, ingegneri geotecnici e simili.


Ridurre il rischio di incidenti servono mezzi e conoscenze

LONDRA – La denuncia di Foss-Smith è rivolta soprattutto agli organismi che rilasciano le licenze per la gestione delle discariche, i quali purtroppo finora hanno dimostrato una grave misconoscenza del loro ruolo nella riduzione dei rischi d’incendio in discarica; e, conseguentemente, anche agli operatori di tali siti e ai servizi di emergenza che dovrebbero riuscire a far fronte a situazioni del genere con le dovute competenze, cosa che purtroppo non sempre è avvenuta, e ne abbiamo avuto una dimostrazione più che tangibile in Sicilia nell’Agosto del 2012, dove all’interno della discarica di Bellolampo, in provincia di Palermo, c’è stato un incendio che è durato una settimana.
Secondo l’esperto inglese, i mezzi per ridurre gli impatti ambientali e finanziari di un incendio devono essere incorporati all’interno della pianificazione tecnica, logistica e procedurale del sito. I costi tangibili e intangibili di un incendio possono, infatti, essere significativamente ridotti da una pianificazione precoce: ragionevoli condizioni di licenza del sito incorporanti clausole per evitare gli incendi e della loro individuazione; la presenza di accessori per la soppressione di incendi (acqua immagazzinata, scorte di minerali granulari, etc); regimi operativi progettati per individuare e comprendere eventuali cambiamenti all’interno del sito, nella topografia, nella temperatura, nei gas, etc; alti livelli di osservazione, sicurezza e manutenzione; la presenza di una squadra per gli incidenti, di un piano di controllo, di visite occasionali del sito e di impianti a noleggio potenzialmente utili; e, infine, l’esistenza di mezzi materiali per far fronte a emergenze di questo genere, ossia, scavatori con braccia meccaniche estese, pompe, schiuma, torrette di illuminazione e strumenti manuali come rastrelli, scavatori a cucchiaio, equipaggiamento di soccorso e videocamere per raccogliere evidenze.
La diagnosi precoce e il trattamento degli incendi nelle discariche è essenziale se si vogliono minimizzare i costi per il mantenimento di questi siti. L’autorità che rilascia la licenza per l’apertura e la gestione delle discariche dovrebbe richiedere come "conditiones sine quibus non" la disponibilità di risorse per il monitoraggio continuo del sito e per il trattamento dei materiali in esso contenuti. Inoltre, è sempre compito della stessa autorità verificare continuamente che tutte queste condizioni vengano sempre rispettate, il che significa, quindi, che chi apre e gestisce una discarica deve avere una squadra di geologi, fisici, chimici, tossicologi, tecnici, operatori preparati e tutti gli strumenti analitico-operativi sopracitati per 365 giorni all’anno.
 
(30. Continua. Le precedenti puntate sono state pubblicate il 22 febbraio, l’1, 12, 15, 22, 29 marzo, il 5, 12, 19 aprile, 3, 10, 17, 24 maggio, il 7 giugno, il 5, 12, 19, 26 luglio, 2, 9, 23, 30 agosto e 6, 13, 20, 27 settembre, 4, 18 e 25 ottobre. La prossima pubblicazione è prevista venerdì 8 novembre).

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