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Sigarette elettroniche pericolose per le multinazionali del tabacco

Valeria Nicolosi

Sigarette elettroniche pericolose per le multinazionali del tabacco

venerdì 06 Dicembre 2013

Riccardo Polosa (Lega italiana anti fumo): “Agghiacciante equipararle alle tradizionali”

CATANIA – Si riaccende la battaglia degli esperti a favore delle sigarette elettroniche come valido sostituto delle sigarette tradizionali a sostegno della salute pubblica. La domanda sottostante sembra essere ancora la stessa, non è che magari questi dispositivi di ultima generazione, utili a smettere di fumare, sono forse scomodi alle multinazionali di tabacco?
Nei giorni scorsi, la Liaf – Lega Italiana Anti Fumo, il cui direttore scientifico è il Prof. Riccardo Polosa, dell’università degli Studi di Catania, ha diffuso una lettera aperta indirizzata a tutti i parlamentari europei e nazionali e firmata da otto esperti internazionali con la quale si esortano i rappresentanti del governo a battersi contro una nuova, forse l’ennesima, regolamentazione che vorrebbe equiparare la sigaretta elettronica ad un farmaco o addirittura alla sigaretta tradizionale. “La nuova proposta è francamente agghiacciante – ha dichiarato Polosa – Non è accettabile che si riproponga la equiparazione della sigaretta elettronica a un farmaco o, peggio ancora, a una sigaretta convenzionale. Questi prodotti non condividono nulla né con l’una né con l’altra categoria, e tuttavia si cerca di farla passare come un mix di entrambi facendosi beffa della salute di milioni di fumatori europei”.
Nonostante la polemica tra sostenitori e oppositori sia ancora aperta, gli ultimi dati dimostrano che la sigaretta tradizionale è la principale causa di morte e di malattie evitabili negli stati dell’Unione europea. Il tasso dei fumatori è mediamente pari al 29% della popolazione adulta, con picchi sino al 50% in alcuni paesi dell’Ue, e con 700.000 decessi ogni anno. I programmi anti-fumo tradizionali hanno realizzato solo piccoli progressi in favore della riduzione di questa piaga. Con una stima di 7-12 milioni di utenti nell’Ue, le sigarette elettroniche pare rappresentino oramai una alternativa concreta alle sigarette convenzionali. Di recente, il Parlamento europeo ha rigettato la proposta di regolamentare le e-cig come prodotti medicinali stabilendo invece di commercializzarli come prodotti di libero consumo.
Ora però a sorpresa – secondo quanto scrivono gli otto esperti firmatari della missiva – il Consiglio e la Commissione avrebbero proposto un emendamento che vorrebbe equiparare le e-cig alle normali sigarette. Questo, però, renderebbe la produzione molto più costosa, lunga e complessa e di conseguenza anticoncorrenziale rispetto ai prodotti delle grandi aziende di tabacco. Nella lettera aperta ai parlamentari, gli esperti scrivono: “Si apprende ora che la Commissione vuole forzare nella Direttiva europea sui prodotti del tabacco (Tpd) un nuovo emendamento che di fatto parifica le sigarette elettroniche a quelle convenzionali (mentre logicamente non lo sono), e che prevede: il divieto sull’uso degli aromi (parte importante dell’esperienza degli utilizzatori); l’imposizione di limiti arbitrari sul contenuto di nicotina consentito (che metterebbe fuori mercato la maggior parte dei prodotti esistenti); la proibizione di prodotti ricaricabili (che molti consumatori preferiscono); l’introduzione di rigide limitazioni sulla pubblicità come per le sigarette convenzionali”.
Queste proposte avrebbero l’effetto di soffocare il mercato della sigaretta elettronica e di limitare l’impatto positivo di questi prodotti sulla salute pubblica. A tal proposito, l’invito rivolto ai parlamentari è quello di: “Fare opposizione a questo tentativo di far rientrare dalla finestra una regolamentazione che il Parlamento europeo aveva già legittimamente fatto uscire della porta”.
 

 
E-cig permessa nei luoghi pubblici tra polemiche e apprezzamenti
 
CATANIA – Nei giorni scorsi in Italia un grande passo avanti è stato fatto sulle modalità di “svapare” – cosi dicono i fumatori di sigaretta elettronica. Con un emendamento presentato dal presidente della Commissione Cultura della Camera, Giancarlo Galan (Pdl) è stato eliminata l’ultima parte del comma 10-bis dell’articolo 51 della legge Sirchia con la quale erano state applicate alle sigarette elettroniche le norme in materia di tutela della salute dei non fumatori previste per i tabacchi. Con l’abolizione del divieto di fumare elettronico nei luoghi pubblici, di fatto, almeno in termini teorici, la sigaretta elettronica si è distinta dalle sigarette tradizionali.
Le polemiche seguite alla scelta del Parlamento ovviamente non sono mancate. Tra chi come Umberto Veronesi (direttore scientifico dell’Istituto Europeo di Oncologia) ha accolto con entusiasmo ed apprezzamento la scelta del governo e chi invece come Giacomo Mangiaracina
 (presidente dell’Agenzia nazionale per la prevenzione) ha sostenuto che in questo modo si obbliga la gente a respirare nicotina  anche se è 20 volte inferiore a quella della sigaretta tradizionale. Il dibattito rimane ancora aperto.
 

 
Tassa del 58,5% da applicare sia sui liquidi che sull’hardware
 
CATANIA – Se da un lato un piccolo passo avanti è stato fatto, dall’altro – denunciano le associazioni di categoria: “In Italia i passi indietro sono stati troppi”. Di recente è stato cancellato un emendamento che avrebbe consentito di diminuire le tasse sulla parte hardware delle sigarette elettroniche. Con un decreto che potrebbe essere approvato nei prossimi giorni, lo Stato vorrebbe, dal 1° Gennaio del 2014, inserire una tassa del 58,5% da applicare sia sui liquidi che sull’hardware della sigaretta elettronica. In questo modo di fatto si costringerebbero i negozianti e gli importatori ad aumentare il prezzo di vendita di quasi il doppio rispetto al costo attuale, o meglio rispetto a quello di qualche mese fa.
La polemica si concentra ancora adesso sul dibattito tra chi sostiene che le e-cig, al contrario delle sigarette tradizioni, non contenendo una grande percentuale di tabacco non devono essere soggette a tassazione e chi, invece, pensa che se queste dovessero essere equiparate a livello normativo alle sigarette convenzionali, dovrebbero essere vendute con una percentuale simile di tassazione.
La conseguenza starebbe in un aumento sproporzionato del prezzo di costo al consumatore e una crisi del settore che in Italia ormai impiega migliaia di operatori, senza contare quelli legati alla filiera produttiva in ambito internazionale.
Il portavoce dei commercianti della sigaretta elettronica, Massimiliano Begotti, a tal proposito, intervenuto proprio durante un convegno che si è tenuto a Roma in una sede istituzionale della Camera dei Deputati ha dichiarato: “Sappiamo bene che il settore andrà regolamentato, e siamo noi stessi venditori che ci auspichiamo che lo Stato ci riconosca come categoria, magari anche tassando i liquidi, ma non crediamo si possa tassare una batteria al litio o la fibra di vetro, o i tubi metallici, altrimenti andrebbero tassate tutte le merci che nella specifica si rifanno a questi pezzi – e ha continuato – noi abbiamo già fornito le proposte e le coperture dei 117 milioni di euro che lo Stato vuole ottenere dal nostro comparto”.

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