Conti correnti in rosso, per i risparmiatori aumenta la mora - QdS

Conti correnti in rosso, per i risparmiatori aumenta la mora

Cecilia Mussi

Conti correnti in rosso, per i risparmiatori aumenta la mora

mercoledì 15 Gennaio 2014

Per un giorno di scoperto la mora da pagare può arrivare fino a 50 euro. Ecco i dati forniti dallo studio dell’Università Bocconi

I consumatori italiani cercano di risparmiare su tutto, oggi: per tenere al sicuro i propri soldi si può decidere di aprire un conto corrente tra quelli presenti all’interno dell’offerta di ING Direct, oppure affidarsi ai prodotti di Fineco, CheBanca! etc.
 
Per i consumatori trovare il miglior conto corrente significa avere delle condizioni vantaggiose per quanto riguarda le spese di apertura e gestione, ma con il 2014 però sono in arrivo delle notizie non proprio positive per i risparmiatori.
 
Oggi uno studio della Università Bocconi di Milano ha fatto sapere che le principali banche stanno aumentando i costi di scopertura del conto corrente e che per 24 ore in cui siamo stati “in rosso” si potrebbero pagare una mora fino a 50 euro.
Cariparma, per esempio, dal primo febbraio aumenterà questa tassa sulla Commissione di Istruttoria veloce (Civ) e la porterà da 35 a 45 euro; insieme a lei anche altri istituti di credito se non applicano dei veri e propri aumenti, hanno comunque delle soglie di tolleranza molto basse per cui scatterà la mora.
 
Proprio Cariparma ha dichiarato in una nota: ”Abbiamo adeguato il costo di gestione degli sconfini alla media del mercato a seguito degli aumenti dei costi operativi e gestionali interni ma non abbiamo toccato mutui e prestiti”.
Per fare un esempio pratico di quello che potrebbe succedere, se un correntista sconfina per 24 ore dall’importo minimo di 500 euro, il tasso di interesse sulla mora è del 10%: 50 euro per un giorno di ritardata copertura; se si parla di imprese, invece, queste arriverebbero a pagare anche 85 euro per la stessa soglia di scoperto.
 
La Civ è stata introdotta nel 2012 e ha sostituito la tassa sulla commissione di massimo scoperto: nel dettaglio è dovuta qualora si esca dal fido o, nel caso in cui non si abbia, quando si va in rosso. Si paga superati i 500 euro ma se l’importo scoperto è minore e supera i 7 giorni deve essere pagata ugualmente.
 
Ovviamente è un peso che grava soprattutto per le famiglie che nel giro di un giorno potrebbero ritrovarsi più di 50 euro di mora, per non parlare delle aziende che in quel caso ne paghererebbo anche 85 in un giorno solo.
La ricerca condotta dall’Università Bocconi è stata commissionata dal Corriere della Sera ed è stata condotta su 7 banche e ha analizzato lo sconfino dei correntisti in due casi: il primo se si superano i 501 euro si sconfino e i mille euro, il secondo se lo si supera per 1 o per 10 giorni.
 
Se si sommano la Civ e gli interessi passivi sulle scoperture (che tra tan e taeg vanno dal 15,6% al 22,2%) il risultato che si ottiene è il seguente: rimanere scoperti per un giorno di 501 euro può significare pagare dai 33,10 euro del Monte dei Paschi di Siena ai 50,23 euro di Unicredit.
 
A proposito l’Abi replica: “La Civ non è una remunerazione per la banca, ma un recupero dei costi. Dev’essere poi giustificata con un documento interno, a disposizione della Banca d’Italia, che enumeri tutti i maggiori costi sostenuti”.
 
Inoltre, come commenta il prorettore della Bocconi Stefano Caselli ”non va pagata se si sconfina meno di 500 euro, o per meno di sette giorni: è un vantaggio dato alle famiglie, le banche offrono un servizio non remunerato. Le banche, è vero, sono schiacciate da costi di funzionamento elevati e anche dai vincoli più forti imposti da Basilea 3, che impongono maggiore patrimonio a fronte del denaro prestato. Ma i clienti si trovano costretti a sostenere costi pesanti, anche in presenza di piccoli sconfinamenti”.
 

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