Corso dei Martiri, la ferita ancora aperta. La Destra contesta: “Profili di illegittimità” - QdS

Corso dei Martiri, la ferita ancora aperta. La Destra contesta: “Profili di illegittimità”

Melania Tanteri

Corso dei Martiri, la ferita ancora aperta. La Destra contesta: “Profili di illegittimità”

giovedì 01 Ottobre 2009

Catania. Riqualificazione in centro e programmi urbanistici.
Preoccupazioni. Un’intesa stipulata a pochi giorni dalle elezioni del 2008 dal commissario straordinario del Comune. Nessuna discussione in Consiglio, che ha competenze in materia urbanistica.
La denuncia. Il gruppo di opposizione guidato da Nello Musumeci ha scritto al sindaco e alla Procura: “le opere non sarebbero più realizzabili”. Si temono sequestri e nuovi guai giudiziari.

CATANIA – Corso dei Martiri, la ferita aperta al centro di Catania, continua a sanguinare, nonostante, o forse proprio per questo, la firma dell’Accordo Quadro, sottoscritto tra il Comune (all’epoca retto dal Commissario straordinario, Vincenzo Emanuele) e le parti private, il 30 maggio del 2008. Molte le preoccupazioni espresse in merito a questa vicenda negli anni; ultime in ordine di tempo,  quelle esposte da Nello Musumeci e dai consiglieri del gruppo de La Destra-Alleanza siciliana, che parlano di “inevitabili effetti derivanti dall’attuazione dell’Accordo-quadro sul risanamento di San Berillo firmato, incomprensibilmente a quindici giorni dalle elezioni, dal commissario Emanuele”.
Il capogruppo dell’opposizione ha indicato, nel corso di una conferenza stampa, alcuni dei “più significativi profili di illegittimità dell’Accordo”, a partire dall’invasione della sfera di competenza in materia urbanistica del Consiglio comunale, alla scelta di considerare ai fini delle cubature l’intera area catastale, comprese, cioè, anche le strade, alla impossibile azione di interramento di corso Martiri, alla presunta assenza di qualsiasi vantaggio economico per il Comune, alla possibile mancanza di copertura normativa.
“L’accordo tra il Comune e i privati – si legge nella nota inviata da La Destra al sindaco Stancanelli e, per conoscenza, alla Procura della Repubblica – presenta marcati profili di illegittimità”. In primo luogo, secondo i consiglieri di opposizione, la firma dell’accordo avrebbe “scippato” il Consiglio comunale del diritto di decidere a livello urbanistico, propria fondamentale competenza e della possibilità di decidere su una delle aree più preziose della città, per di più mentre era in corso il dibattito sul Piano regolatore generale, aspetto sottolineato anche dal Difensore Civico, Francesco Siracusano (dimessosi proprio in seguito a questa vicenda), che aveva ammonito che “se […] in astratto la competenza a deliberare in merito alle transazioni spetta, secondo la vigente normativa nella Regione Siciliana alla Giunta e al Sindaco […] è anche vero però che, nella transazione di cui si discute sono coinvolti aspetti riguardanti la disciplina e l’assetto urbanistico-edilizio del territorio che non sono nella disponibilità né del sindaco, né della Giunta, né tantomeno del Commissario straordinario. […] Nessun atto sottoscritto tra amministrazione e privati, pertanto, può avere la forza di derogare alla vigente disciplina del territorio, atteso che ciò determinerebbe […] un’arbitraria ed illegittima espropriazione di competenze del Consiglio comunale”.
Oltre al mancato e doveroso coinvolgimento del Consiglio comunale, sono anche altri gli aspetti definiti illegittimi evidenziati da La Destra nella nota inviata al sindaco. Nella parte delle premesse che hanno originato l’Accordo-quadro, infatti, si farebbe riferimento al Piano di Risanamento del Rione San Berillo. Questo, però, è scaduto il 31 dicembre del 1988 e, dunque, non avrebbe più funzione di copertura normativa, come invece indicato nell’accordo,  e come indicato anche nelle sentenze del Tar (la 744/2002) e del Cga (la 983/2005), nelle quali verrebbe scritto che le opere avrebbero dovuto essere edificate entro, la data appunto, del 31 dicembre dell’88.
“Poiché alla predetta data – si legge nella motivazione data dal Tar nell’accoglimento del ricorso – è venuta meno anche la dichiarazione di pubblica utilità, dell’opera approvata, oggi la parte di opera pubblica non sarebbe più realizzabile, perché incompatibile con l’attuale destinazione urbanistica dell’area”.
Dunque, secondo La Destra, solo se il Prg fosse stato approvato prima della firma dell’Accordo-quadro, questo sarebbe stato legittimo. Il tutto esposto da La Destra per evitare, anche per Corso dei Martiri, la triste sorte già toccata ad altre opere pubbliche, come i cantieri derivati dall’azione dell’Ufficio Speciale per il Traffico o il Mulino Santa Lucia, cui la magistratura ha messo i sigilli.

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