Massimo Buscema: "La Sanità come modello di sviluppo economico" - QdS

Massimo Buscema: “La Sanità come modello di sviluppo economico”

Anna Claudia Dioguardi

Massimo Buscema: “La Sanità come modello di sviluppo economico”

venerdì 15 Agosto 2014

Forum con Massimo Buscema, presidente Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Catania

Qual è il ruolo del medico oggi?
“Nonostante la professione medica sia soggetta a forti pressioni e condizionamenti provenienti dalle direzioni più disparate, regolamentazioni, ristrettezze di bilancio, maggiori esigenze da parte dei pazienti, non va perso di vista che il principale ruolo del medico è quello non solo di curare ma soprattutto di prendersi cura del paziente”.
 
Quali sono i maggiori problemi della sanità?
“Oggi uno dei momenti fortemente condizionanti il mondo della sanità è quello economico. A  mio modo di vedere, due sono le piaghe più importanti. La prima è rappresentata dai costi della medicina difensiva: tutte quelle prestazioni “inutili” che il medico consciamente o inconsciamente è portato a richiedere per salvaguardare se stesso dalla spada di Damocle che è la responsabilità medico-legale. I costi sono di circa 15 mld di euro/anno pari all’1,1% del Pil. Ricordiamo che l’Italia investe nella ricerca scientifica e tecnologica solo l’1,2% del Pil a fronte di Paesi come la Francia e la Germania che investono rispettivamente il 2,4% e 2,7%. Il nostro è un Paese dalle mille contraddizioni che spende in pratiche inutili tanto quanto investe nella ricerca. È ovvio che il legislatore dovrà rivedere il concetto di responsabilità medico-legale in quanto i costi della medicina difensiva non sono più sostenibili dal sistema Italia”.
 
Qual è la seconda piaga?
“La seconda piaga è tutta siciliana, e riguarda i ricoveri extraregionali che oggi gravano sulle casse regionali per circa 240 milioni di euro/anno. Alla stessa voce la regione Lombardia presenta invece un saldo attivo di oltre 800 milioni di euro. Questo vuol dire che la Lombardia potrà reinvestire su formazione ed assistenza mentre la Sicilia sarà costretta a contrarre i propri servizi”.
Come si può trasformare tale situazione negativa in positiva?
“Cominciando a pensare alla sanità anche come modello di sviluppo economico. La Sicilia, al centro dell’area del mediterraneo, dovrebbe essere punto di riferimento per formazione ed assistenza sanitaria per Paesi come Tunisia, Marocco, Egitto e Libia. Dovrebbe puntare su un servizio sanitario di eccellenza. È necessario che tutte le professionalità siano ben integrate. L’eccellenza in sanità non è fatta solo dai medici, bensì da una stretta collaborazione nei diversi ruoli, dal direttore generale, al personale infermieristico e a quello amministrativo. Non per mettere sempre il dito sulla piaga, ma è mai possibile parlare di eccellenza quando da diversi mesi tutte le aziende sanitarie sono prive dei direttori generali?”
 
Che rapporto avete con l’assessore alla Sanità, Lucia Borsellino?
“Con tutta onestà, facendo una disamina della sua gestione, potremmo dire “troppe ombre e poche luci”. Basti ricordare il caso Humanitas; i ritardi nella definizione della rete ospedaliera che, non permettendo tra le altre cose di stabilire gli organici, alimentano il mondo del precariato; la gestione delle nomine dei direttori generali più volte annunciata, ma ad oggi le aziende catanesi ne sono prive. Penso a questo punto che la dott.ssa Borsellino, per il suo bene, e soprattutto per il bene della sanità siciliana debba passare il testimone”.
Quanti iscritti ha l’ordine dei Medici di Catania?
“Sono diecimila; è tra i primi otto d’Italia. Vi sono molti medici che hanno voglia e passione e l’ordine ha il compito di evitare l’inaridimento della professione. Una delle tante battaglie che porteremo avanti, sarà a fianco dei colleghi precari (più di mille in Sicilia) che, pur svolgendo un ruolo fondamentale, vengono costantemente mortificati nel dover rincorrere la firma per il rinnovo di un contratto, a volte purtroppo anche trimestrale.
 
Qual è il suo programma?
“Uno degli obblighi, sanciti anche dal codice deontologico, è la formazione, su cui abbiamo investito. Sul sito sono consultabili cinquemila riviste di letteratura scientifica (il 40% scaricabile in full text). È consultabile gratuitamente l’Up to date, per conoscere i lavori pubblicati nel campo. Altro servizio è il supporto al ragionamento clinico, attraverso un sistema che permette, inserendo i sintomi, l’estrapolazione di una serie di diagnosi in ordine di probabilità. Abbiamo trasformato il giornale di informazione ‘Catania medica’ in un giornale di formazione. Attraverso i corsi FAD formiamo oltre 80 crediti formativi. Infine abbiamo fornito a tutti i medici la Pec della quale, nonostante l’obbligo, solo il 20% ne era in possesso”.
Non sarebbe importante formare i medici sul tema dell’approccio al paziente?
“Fermo restando che nel corso di laurea sarebbe auspicabile l’inserimento di materie che affinino questo aspetto, il vero momento formativo avviene in corsia o negli ambulatori dove è compito del medico più esperto mettere in pratica il corretto comportamento deontologico e darne l’esempio”. 
Quali i progetti futuri?
“Punto a trasformare l’Ordine in una sorta di club all’inglese. Il punto di incontro tra colleghi per incrementare la conoscenza diretta e lo scambio di idee, con il fine ultimo di migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria”.
 

 
Curriculum Massimo Buscema
 
Massimo Buscema, nato nel 1958 a Catania, consegue la Laurea in Medicina e Chirurgia, presso l’Università di Catania nel 1983 e l’abilitazione nel 1984. Dal 1983 al 1986 è medico interno presso la cattedra di endocrinologia dell’Università di Catania. Nel 1986 si specializza in Endocrinologia e Patologia Costituzionale. Dal 1990 ad oggi in servizio presso il dipartimento di Biomedicina clinica e molecolare dell’Università di Catania. Da dicembre 2011 è presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Catania. Dal giugno 2014 è Direttore U.O. di Diabetologia ed Endocrinologia- Ospedale Cannizzaro.

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