Il guaio è che insieme a tutti loro ve ne è un’altra parte formata da senzamestiere, egoisti, sfruttatori dei cittadini, corrotti e via enumerando. Il fatto che gli uomini politici onesti e capaci tacciano sulle malefatte dei loro colleghi li rende conniventi. Non sappiamo come la loro coscienza possa lasciarli tranquilli quando nei segreti dei corridoi e delle stanze istituzionali si combinano porcherie di ogni genere che non vengono portate all’opinione pubblica.
E’, dunque, vero, che non tutti i partitocrati sono ladri, ma forse è vero che tutti i ladri sono partitocrati, o cercano di diventarlo.
In oltre trent’anni, come si vede non è cambiato nulla. L’onestà pubblica è messa in secondo piano, l’etica è una sconosciuta, i protagonisti del malaffare sono in prima linea perché con i loro ingarbugli riescono a trascinare nel fango imprenditori, professionisti, sindacalisti ed altri.
perché vi sia trasparenza non bastano le leggi: ve ne sono già alcune in vigore L 190/2012 e Dlgs 33/2013 ma occorre che tutto sia scritto sui siti delle rispettive amministrazioni e partecipate. Chi non riporta stipendi, indennità, prebende, pensioni, rimborsi ed altre voci, ha il carbone bagnato. Teme, cioé, l’indignazione della pubblica opinione, soprattutto di quella parte che non sta bene e che è indigente: insomma i deboli e i bisognosi.
L’Italia delle parole e dei privilegi ha rovinato il presente ed il futuro creando una situazione economica insostenibile, col terzo debito pubblico più alto del mondo, con un crollo del Pil in questa crisi dell’8% (al Sud è del 14%), con l’aumento della forbice fra Nord e Sud, con l’impoverimento di quasi dieci milioni di cittadini su sessanta milioni e con una disoccupazione enorme, soprattutto fra i giovani.
Ma chi paga per questi disastri? E chi si preoccupa di porvi rimedio? Deputati e senatori, consiglieri regionali e comunali, sindaci e assessori, presidenti di Regione e assessori, dipendenti e dirigenti statali, regionali e comunali continuano a percepire i loro ricchi stipendi, mentre i pensionati pubblici continuano a percepire le loro illecite pensioni, perché non corrispondenti ai contributi versati nel periodo lavorativo. La differenza fra l’assegno legittimo e quello percepito la stiamo pagando noi e la pagheranno i nostri figli.
è tempo che la Classe dirigente faccia il suo dovere. Intervenga nella Cosa pubblica e obblighi i responsabili delle Istituzioni a fare quello proprio.