Caltanissetta - Immigrazione, centri al collasso - QdS

Caltanissetta – Immigrazione, centri al collasso

Annalisa Giunta

Caltanissetta – Immigrazione, centri al collasso

sabato 01 Novembre 2014

Per fronteggiare l'emergenza il prefetto Valente ha emesso diversi bandi al fine di coinvolgere i privati. Gli ospiti del Cie, del Cara e delle strutture di accoglienza locali sfiorano quota mille

Caltanissetta – Nel corso dell’ultimo anno il numero degli immigrati ospitati in città è cresciuto sia per l’ondata di sbarchi che ha interessato la Sicilia sia per il flusso continuo di immigrati, soprattutto pachistani e afgani, che si presentano spontaneamente alle porte del centro per essere accolti. Ad oggi sono 970: 489 ospitati tra il Centro di identificazione (126 migranti) e il Cda-Cara (363 migranti); 25 al centro di identificazione ed espulsione; altri 462 richiedenti asilo da un anno sono ospitati in 7 strutture presenti nella provincia nissena tra Caltanissetta (220), San Cataldo (141), Montedoro (51) e Mazzarino (50).
Un lavoro incessante quello svolto dalla commissione territoriale per il riconoscimento dello status di richiedenti asilo politico, che ha ridotto in un anno i tempi di attesa da dodici a nove mesi per una media di 1200 pratiche trattate. Questi sono alcuni dei dati forniti dal prefetto Carmine Valente all’indomani della visita dei dirigenti delle direzione immigrazione e asilo della Commissione europea che ha verificato le condizioni di accoglienza dei migranti sul territorio.
 
Il prefetto ha voluto così fare il punto sulla situazione immigrazione in città partendo dallo sgombero della baraccopoli che era stata allestita sotto il cavalcavia a pochi metri del centro e che ospitava 230 persone, al continuo arrivo di immigrati, alla pressione psicologica e alla situazione di disagio vissuta dai residenti delle zone limitrofe a Pian del Lago che spesso vedono occupate "pacificamente" le loro abitazioni e della difficoltà a gestire una questione di emergenza che va contemperata con la coesione sociale e condizioni dignitose di vivibilità per gli immigrati.
"Occorre creare – ha affermato il prefetto Valente – delle condizioni ambientali tali da rendere possibile la civile convivenza e la possibile integrazione tra quanti risiedono a Caltanissetta e coloro i quali arrivano nel capoluogo nisseno da paesi lontani e chiedono in vari modi di essere ospitati". "Nonostante abbiamo sgombrato la baraccopoli, agendo con le stesse modalità attuate quando si verificano gli sbarchi – ha proseguito il prefetto – rassicurando anche i nisseni, siamo certi che altri immigrati arriveranno davanti al centro per chiedere asilo politico. Bisogna trovare un equilibrio con la popolazione residente e vedere fino a che punto riesce ad accogliere un numero di persone maggiore, salvaguardando coesione sociale e quieto vivere. Il prefetto deve avere il termometro e segnalare a Roma quando si sta superando il limite e in quel caso chiedere aiuto ad altri centri italiani". "Certo che ci preoccupiamo – aggiunge – quando arriva una lettera firmata da un centinaio di famiglie residenti nella zona di Pian del Lago, che si dichiarano preoccupate perché trovano le loro case occupate dagli immigrati al punto che non possono più abitarle e non possono esercitare il loro legittimo diritto alla proprietà. Stiamo pure in guardia quando sentiamo dire che ci sono cittadini che pensano di farsi giustizia da soli. Tutto questo ci induce ad aumentare la vigilanza e l’attenzione a un problema che va affrontato anche a livello nazionale ed europeo".
"Ci si chiede dunque – conclude il prefetto – se sia possibile ampliare le strutture private per accogliere altri immigrati così come è stato fatto a Trapani che ospita 2800 immigranti in strutture private: centri di accoglienza straordinaria, concordati con la prefettura, con alberghi a tre e quattro stelle, che danno accoglienza. Ho emanato diversi bandi pubblici e non ho avuto altre richieste oltre a quelle avanzate che sono state tutte accettate. Si tratta di opportunità da sviluppare, ma se il cittadino nisseno non vuole sviluppare questo tipo di opportunità non possiamo insistere più di tanto".

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