Valentina Zafarana: "Troppe riforme bloccate da un muro di gomma" - QdS

Valentina Zafarana: “Troppe riforme bloccate da un muro di gomma”

Francesco Sanfilippo

Valentina Zafarana: “Troppe riforme bloccate da un muro di gomma”

giovedì 06 Novembre 2014

Forum con Valentina Zafarana, capogruppo M5S all’Ars

Quali sono i motivi per cui è molto difficile portare avanti delle riforme in questa Regione?
“Dagli equilibri che si determinano nella conferenza dei capigruppo si capisce chi vuole andare avanti e chi vuole restare indietro. I numerosi gruppi presenti, e le discordie al loro interno, fanno sì che la politica non sia incentrata sulla difesa di valori, ma che sia legata ad interessi personali o delle lobby che la sostiene. Ciò provoca lo scadimento dell’azione politica, ma trovo insostenibile l’accusa rivolta al nostro Movimento, secondo cui siamo dei semplici contestatori fini a loro stessi. Infatti, il nostro è uno dei pochi gruppi ad essere rimasto compatto con quattordici deputati che stanno mantenendo le promesse elettorali nonostante le difficoltà. Il nostro gruppo svolge un’attività che sostiene la condivisione delle proposte, anche con fatica. Molte proposte dei colleghi che non possono arrivare a divenire disegni di legge, sono trasformate in emendamenti come nel caso di quelli dedicati alla Finanziaria. In questo caso, il nostro gruppo ha presentato un emendamento su un finanziamento di 15 milioni a favore delle imprese che assumono disoccupati. Questo emendamento è divenuto legge, ma è inapplicata. Un’altra proposta fortemente sostenuta dal nostro gruppo, è quella che è diventata legge sull’albergo diffuso,  che è un modo nuovo per intendere il turismo come valorizzazione del territorio, eppure manca il regolamento attuativo”.
Come mai non si riesce ad applicare una legge approvata?
“Quando si passa dall’azione legislativa all’azione amministrativa, si trova un muro di gomma. Gli assessorati dovrebbero preparare i regolamenti attuativi, ma ciò non è fatto, nonostante la collaborazione che si è creata. Un esempio è la legge sul microcredito, che per mesi ha atteso un regolamento attuativo, finché non abbiamo trovato il modo di realizzarla per cui, oggi, dieci imprese hanno nella loro disponibilità dai cinque ai 25 mila euro. Questo fondo è alimentato dal versamento delle indennità e della diaria di parlamentare, tranne una trattenuta di 2.500 euro. L’assegnazione non dipende da noi, ma da soggetti terzi, tre banche che appoggiano l’iniziativa e ciò dimostra che si possono realizzare utili iniziative per la società. Il fondo, oggi, ha raggiunto la somma di un milione di euro”.
Quali sono le vostre tre proposte più importanti per far crescere il Pil regionale?
“Nella precedente campagna elettorale, si è sviluppato un mosaico d’iniziative, dove le singole proposte dei parlamentari del nostro Movimento, unite insieme, possono trasformarsi in un’occasione per creare lavoro. Il settore dei rifiuti in Sicilia è bloccato e le amministrazioni locali chiedono quotidianamente di avere i fondi previsti per la raccolta differenziata, ma le gare per l’apertura dei centri di compostaggio del 2013 sono andate deserte. Eppure, lo smistamento dei rifiuti differenziati richiede personale, offrendo lavoro. Un altro pensiero va al precariato siciliano. Gli enti locali non possono smaltire tutta la massa dei precari per i vincoli che si ritrovano. Per quanto impopolare, il nostro Movimento, se vincerà le elezioni, proporrà un azzeramento di questa condizione, agevolando le misure di uscita là dove è possibile, mentre si offrirà alla restante parte del personale le opportunità di lavoro, dopo un’adeguata formazione. Se alla terza proposta vi è il rifiuto del lavoratore, non si può far più nulla perché dobbiamo dirgli che siamo tutti sulla stessa barca. Ciò libererebbe risorse ingenti che, ora, sono bloccate. Infine, occorre andare a Roma con autorevolezza e imporre condizioni migliori per la nostra Regione così da riformarla. Il Governo Crocetta ha rinunciato a circa quattro miliardi di euro di contenziosi che avremmo vinto contro lo Stato, mentre il bilancio è disastroso con tre miliardi di buco. Tuttavia, vi è un altro problema che è dato dai quindici miliardi di residui attivi che sono entrate che non potremo mai esigere. Perciò, molte aziende aspettano pagamenti dalla Regione che non può liquidare, perché i soldi non ci sono. La vera domanda da fare al Presidente del Consiglio, è cosa vuole farne della Sicilia, perché è da un’idea di Sud e di Sicilia che si può cominciare a ragionare per creare un futuro diverso”.
 
Ritenete di intervenire per porre fine ai contratti dei dipendenti regionali che applicano stipendi più cari di un terzo rispetto a quelli delle altre Regioni?
“Se andremo al Governo, questo sarà fatto, ma, al momento, non è possibile, pur presentando emendamenti per ridurre tali stipendi, com’è accaduto con la legge regionale 1/2014. È stato presentato, comunque, un disegno di legge che stabiliva un tetto massimo per le indennità dei funzionari. In realtà, se s’intervenisse in modo drastico, andrebbero lesi i diritti acquisiti, aprendo un mare di contenziosi, ma se ci si mette di impegno, i risultati non mancherebbero come è successo con i dipendenti del Consorzio autostradale siciliano. Non si può, del resto, non tenere conto delle disposizioni europee. Se il Movimento 5Stelle vincerà le elezioni, una riforma che porteremo avanti, sarà quella della semplificazione dell’amministrazione e della dirigenza, così da garantire una maggiore dinamicità del sistema”.
Che cosa può dirci sul rapporto tra l’impresa e la scuola?
“Il Movimento 5 Stelle ha portato avanti un progetto botteghe-scuola rivolto alle piccole e medie imprese come quelle artigianali che lavorano in settori di qualità come la ceramica e il cuoio. Questo progetto è stato inserito all’interno del Testo unico approvato dalla commissione Attiività produttive. Il settore scuola potrebbe essere migliorato, ma dove resta esclusivamente pubblico, si assicura una maggiore trasparenza e meno opacità nelle assunzioni”.

Quali sono le condizioni socio-economiche riscontrate in Sicilia?
“La Sicilia non presenta un settore che funzioni bene e lo studio di parifica della Corte dei Conti, rileva che più del 50 per cento del bilancio della Regione è occupato dalla Sanità. Eppure, si rilevano numerose deficienze nel settore, per cui esiste una migrazione sanitaria. La malattia psichiatrica, per esempio, non mette a confronto un paziente con le Istituzioni per le condizioni particolari di questi pazienti. Questa situazione nasconde molta speculazione e si assiste ad un continuo rimpallo di responsabilità. A questo va aggiunta la legge di spending review che incombe sui servizi pubblici. Eppure, quando occorre tagliare i servizi, questi sono esternalizzati e accade che aumentano, paradossalmente, i costi”.
Quale analisi avete fatto sulla situazione dei comuni siciliani, poiché i tagli ai trasferimenti statali stanno divenendo esiziali?
“Il fondo regionale per le autonomie locali è passato da 913 milioni di euro del 2009 a 559,5 milioni di euro del 2013. Fino a luglio 2014, gli enti locali in procedura di riequilibrio sono ventuno, in dissesto sono otto. La situazione comunque è difficile da affrontare con i tagli. Il comune di Ragusa, per esempio, pur non essendo in pre-dissesto, aveva predisposto un bilancio sulla base dei cinque milioni di euro promessi, ma si ritrova solo tre milioni, per cui ora deve riorganizzarsi e tagliare servizi”.
Avete portato avanti delle proposte per aiutare il nostro tessuto imprenditoriale?
“Una proposta, presentata da me, si basava sulla possibilità di sottrarre le imprese in start up all’imposta Irap che strozza le imprese. La procedura a sportello non è di quelle che riscuotano il nostro consenso, ma avrebbe garantito un aiuto immediato alle imprese in difficoltà”.

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