Dopo la tragedia dovuta alla frana, riaccendiamo i riflettori su altre opere necessarie al territorio. Vergognose incompiute attendono ancora. Nonostante tutti i proclami
MESSINA – Non è facile riprendere il filo di un discorso interrotto l’1 ottobre scorso, il giorno cioè del terribile acquazzone che ha distrutto intere frazioni della zona Sud di Messina e spezzato tante vite umane. Quella data, quell’evento ha messo tutta la cittadinanza con le spalle al muro, mostrando con l’estrema violenza che solo la morte possiede tutte le carenze di un sistema politico, istituzionale ma anche sociale e culturale da cui nessuno di noi può ritenersi, seppure con dei dovuti e necessari distinguo, estraneo.
Tante parole sono state sprecate, tanti gli interrogativi espressi, le accuse, gli atti di difesa, le precisazioni, le riflessioni che siamo stati costretti a sentire e, in qualche caso, a riportare sulle colonne di questo giornale. Ma nel caos dei numeri e delle competenze, sperando che la Procura possa fare luce sulle responsabilità personali di ciò che si configurerebbe come disastro colposo, una cosa sola ci sembra possa essere detta con sicurezza: se ognuno, per quanto di propria competenza, si fosse adoperato per svolgere la propria mansione istituzionale, scientifica, pubblica o privata che sia, con diligenza e profitto, se cioè in parole povere ognuno avesse svolto il proprio lavoro nei termini e nei tempi previsti, la catastrofe l’avremmo potuta evitare. Ed è proprio per evitarne altre, per cambiare davvero rotta, che riteniamo che il lavoro, l’impegno personale, ognuno nel suo piccolo, possa essere l’unica risposta possibile a quanto accaduto. Senza mai bloccarsi, senza fare passi indietro, ma andando avanti sempre ognuno secondo le proprie responsabilità, siano esse personali, familiari o professionali, istituzionali.
E’ per questo che, pur garantendo la massima allerta su quanto si svilupperà da qui ai prossimi mesi, ai prossimi anni, per la messa in sicurezza di tutto il territorio messinese, perché possa esserci giustizia per quanto accaduto, perché tanto strazio non possa più ripetersi, sentiamo adesso di dover proseguire nel nostro lavoro: raccogliere le notizie e comunicarle, creare consapevolezza attorno a temi di interesse generale, garantire obiettività e coerenza.
Svincoli: su questo argomento il Sindaco Buzzanca aveva detto: “qui mi gioco tutto o quasi”. Eppure ancora all’inizio del mese scorso scrivevamo di cantieri chiusi, di proteste sindacali, di problemi con la società vincitrice dell’appalto. Di stasi, in buona sostanza. È successo qualcosa di rilevante in queste settimane? Sì. E questa è una notizia. I cantieri sono stati riaperti? No. E questa ci sembra una notizia ancora più importante.
Il difficile percorso. Già 12 anni sono trascorsi invano
Messina – 12 anni di appalti e direzione dei lavori andati a male. Tanto ci voleva per spingere il Comune a pensare che la gestione del cantiere degli svincoli non fosse proprio perfetta, e che forse era il caso di cambiare rotta. Spodestata dal proprio ruolo, dunque, l’equipe di progettisti guidata dall’ing. Beppe Rodriquez, e direzione affidata all’Anas dopo l’intesa raggiunta da Buzzanca con il ministro dei Trasporti Matteoli e il Presidente stesso di Anas (nonché commissario della Società Stretto) Pietro Ciucci. “C’era bisogno di tecnici più preparati, di professionisti più qualificati”, ha commentato il Sindaco.
Meglio tardi che mai, commentiamo noi. “I cantieri di San Michele devono essere chiusi entro due anni”, ha poi aggiunto Buzzanca. Molto difficile, se non prima si riaprono. Cosa che ancora non è avvenuta. “Opere concrete, non carte e parole vuote”, ha detto il vescovo La Piana ai funerali delle vittime dell’alluvione. Opere concrete, Sindaco, non carte e parole vuote.