Assistenza sanitaria da Terzo mondo - QdS

Assistenza sanitaria da Terzo mondo

Carlo Alberto Tregua

Assistenza sanitaria da Terzo mondo

venerdì 03 Aprile 2015

L’assessore: “Faremo”. Ma quando?

L’inchiesta che pubblichiamo oggi, su due punti cardini dell’assistenza sanitaria regionale, svela senza ombra di dubbio l’insufficienza e l’inefficienza del Sistema sanitario siciliano, che costa alle casse regionali 180 milioni di differenza tra incassi per prestazioni a cittadini di altre regioni effettuate qui e prestazioni ai siciliani che vanno altrove in Italia, per farsi curare. Evidentemente non si fidano del servizio prestato in questa regione.
I punti cardini di insufficienza sono il Cup (Centro unico prenotazione regionale) e i Lea (Livelli essenziali di assistenza).
L’assessore Borsellino, con la sua risposta del primo aprile, ci comunica che la realizzazione del progetto Cup-Ssrs è stata avviata il 4 gennaio 2010. A distanza di oltre cinque anni, non è stato ancora realizzato, per colpa di questo o di quello, ma la sostanza è che non è stato realizzato.
È semplicemente vergognoso che una Regione, che ha speso oltre otto miliardi l’anno, non sia stata capace di attivare un servizio così essenziale, in ben cinque anni di realizzazione del progetto. Col risultato caotico che chi ha bisogno di un’assistenza sanitaria, anche urgente, non è immediatamente assistito come il caso di infarti ed ictus, nei quali contano le ore, se non i minuti.

La responsabilità oggettiva di quanto precede è del precedente presidente della Regione, Raffaele Lombardo, e dell’attuale, Rosario Crocetta, che al di là di vuote parole non sono stati capaci di far funzionare la macchina regionale. Basterebbe questo per mandarli a casa, fatto che è già avvenuto per Lombardo e che potrebbe avvenire per Crocetta, se non è in condizione di farsi approvare legge di stabilità e bilancio fra 27 giorni.
L’altro punto cardine riguarda una questione ancora più estesa e cioè i Lea, che tradotto dal burocratese, significa quale sia il livello essenziale, cioè minimo di assistenza che la Regione ha l’obbligo di fornire con efficienza ai siciliani e agli altri italiani che vengono a curarsi qui.
Dalla risposta dell’assessore Borsellino, che afferma come la Regione Sicilia abbia un punteggio pari a 165, appena sopra il minimo di 160, in un range tra 25 e 225, si evince che vi è una serie di intenzioni per farlo crescere.
Quali sono queste intenzioni? Ve ne elenchiamo alcune.
 

Individuazione e formazione degli operatori (cioè non sono nè individuati nè formati); comunicazione alla popolazione (che per conseguenza finora ignora cosa si possa fare); coinvolgimento e sensibilizzazione dei medici di famiglia (quindi che non sono ancora stati coinvolti); organizzazione di incontri con gruppi di popolazione (la quale è tenuta ai margini); e via enumerando.
Si badi, tali intenzioni sono state comunicate alle Asp a fine 2014: Campa cavallo che l’erba cresce!
L’assessore ci comunica ancora che l’assistenza per i lungodegenti non è stata ancora attivata, spiegando che il ritardo è dovuto alle procedure (arcaiche) di cui all’articolo 10 Lr 21/14.
Dal quadro che precede emergono con chiarezza incapacità e mancanza di iniziativa dei vertici istituzionali e burocratici della Regione, che per ciò stesso dovrebbero essere mandati a casa. Di corsa!
Gli assessori e i dirigenti regionali debbono far funzionare il sistema per cui si spendono più di otto miliardi. Ma i malati siciliani continuano a reclamare per la totale insufficienza dei servizi sanitari, a partire dal pronto soccorso e dal successivo riccovero quando se ne presentino necessità e urgenza.

Vi è poi un’altra questione, che abbiamo riportato in più inchieste ed editoriali, e cioè il comportamento bizzarro della Regione, la quale stabilisce a priori le risorse finanziarie da destinare al sistema pubblico (Asp e Ao) ed a quello delle cliniche private.
Non si capisce in base a quali criteri di efficienza tali ripartizioni (un ottavo al settore privato e sette ottavi al settore pubblico) vengano effettuate.
Una Regione efficiente, che avesse la responsabilità di spendere bene i soldi dei propri contribuenti fornendo loro servizi almeno sufficienti, dovrebbe mettere in concorrenza tutte le strutture che effettuano servizi sanitari e pagare i Drg che, ricordiamo, hanno lo stesso prezzo se effettuati sia dal servizio privato che da quello pubblico.
Alla Regione, in parallelo con la libera concorrenza fra pubblico e privato, dovrebbe essere adottato un sistema di controllo ferreo della qualità dei servizi, mediante ispettori integerrimi che intervenissero sulle magagne, chiunque le compia. Amen!

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