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Palermo – I Teatri devono camminare da soli

Gaspare Ingargiola

Palermo – I Teatri devono camminare da soli

sabato 16 Maggio 2015

I tagli della Finanziaria regionale hanno messo in seria difficoltà le varie strutture del capoluogo. I sindacati: “Manca programmazione. Si va avanti di emergenza in emergenza”

PALERMO – Un milione alla Fondazione Orchestra sinfonica siciliana, un milione al Teatro Massimo, 400 mila euro al Teatro Biondo. Sono queste le cifre dei tagli ai teatri contenuti nell’ultima Finanziaria regionale. Una decisione che ha mandato su tutte le furie i sindacati, mentre i direttori delle strutture puntano sull’assestamento di luglio per recuperare una parte della somme.
È già partita la trattativa con l’assessore regionale allo Spettacolo, Cleo Li Calzi, che ha comunque provato a rassicurare tutti: “Intendiamo riformare e rilanciare il settore, faremo una riforma seria, basta con la demagogia”.
I sindacati sono stati i primi a smuovere le acque. “I tagli ai Teatri – ha attaccato Maurizio Rosso della Slc Cgil di Palermo – continuano da troppo tempo. Manca la cultura della programmazione, si va avanti di emergenza in emergenza con soluzioni tampone. Serve una politica di pianificazione delle risorse, di coinvolgimento dei crocieristi attraverso pacchetti speciali con le agenzie di viaggio e di maggiore collaborazione tra i Teatri”.
L’ultimo riferimento di Rosso è alla possibilità, finora soltanto adombrata, che il Biondo di Palermo e lo Stabile di Catania uniscano le forze per ottenere la qualifica – recentemente negata dal Ministero ai Beni Culturali – di Teatro di interesse nazionale. “Il Comune – ha aggiunto il sindacalista – finora ha fatto la sua parte, adesso tocca alla Regione”.
Nel 2014 la quota di partecipazione del socio di piazza Pretoria è stata di un milione e mezzo per il Biondo e di 2,3 milioni per il Massimo. Soldi che non basteranno se le misure della Finanziaria saranno confermate. Anzi, il sovrintendete Francesco Giambrone e il direttore Roberto Alajmo si sono spinti a ipotizzare la sospensione dell’attività. “L’anno scorso – ha spiegato Giambrone – abbiamo avviato un Piano di risanamento, ma sarà tutto inutile se il taglio di un milione sarà confermato. Abbiamo risparmiato 1,3 milioni grazie a due accordi sindacali e facciamo attenzione alle grandi e alle piccole spese, anche all’accensione e allo spegnimento delle lampadine. Voglio essere fiducioso, la Regione ha capito i nostri sforzi e sono convinto che ci verrà incontro. Al momento non abbiamo problemi di liquidità ma puntiamo sull’assestamento di luglio per una svolta”.
“Per ora non voglio sbilanciarmi – ha ribadito Alajmo – aspettiamo le cifre definitive di luglio. Ho già ricevuto le prime rassicurazioni. È chiaro che le cose non possono restare così. Già sto pensando di sospendere l’attività in una sala (la Strehler, nda) ma se le cose non cambiano dovremo chiudere”.
A complicare le cose il fatto che i finanziamenti statali vengono erogati in proporzione a quelli degli Enti locali. Meno soldi dalla Regione si traducono in meno soldi dallo Stato. L’assessore Li Calzi, però, ha gettato acqua sul fuoco: “Stiamo ristrutturando i debiti – ha detto – e abbiamo intenzione di istituire il Furs, il Fondo unico regionale per lo spettacolo, simile al Fus nazionale. Sarà finanziato con 5 milioni di euro e modulato sulla produttività, sulle spese per il personale e sull’efficienza. Lo distribuiremo equamente fra teatri pubblici e privati. Punto più sul Furs che sull’assestamento di bilancio a luglio”. 

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