Catania finora ha vissuto nell’utopia della differenziata - QdS

Catania finora ha vissuto nell’utopia della differenziata

Giorgia Lodato

Catania finora ha vissuto nell’utopia della differenziata

martedì 09 Giugno 2015

Tra scarsa informazione da parte del Comune e disinteresse dei cittadini. Ora si vuole cambiare pagina. Il biologo Vincenzo Torrisi: “In città 300 mila abitanti e solo due isole ecologiche”

CATANIA – Tra chi lamenta la mancanza degli appositi contenitori in giro per la città e chi pensa che sia una perdita di tempo per colpa delle aziende che (non) se ne occupano, la raccolta differenziata a Catania si rivela un vero disastro. La responsabilità va divisa tra il Comune che fornisce scarsa informazione ai cittadini e si concentra solo sulla sensibilizzazione di enti e società, il cittadino che è disinteressato al problema, le autorità competenti che non fanno multe e le ditte che probabilmente non si stanno sforzando abbastanza per risolvere il problema.
“Siamo in una situazione drammatica e la gente non se ne sta rendendo conto – spiega Enzo Magrì, responsabile del cantiere Dusty di Caltagirone. è un problema amministrativo e socioculturale, perché fare una buona differenziata impone al cittadino una disciplina rigida che qui è un’utopia, perché c’è uno scarso senso civico e si conferisce il rifiuto in modo scorretto. C’è chi tra la plastica lascia perfino cestelli della lavatrice e pezzi di macchine, oltre la plastica adeguata, cioè quella delle bottiglie”.
Se il rifiuto che l’azienda raccoglie non è omogeneo, quando arriva nella piattaforma di contenimento e viene scaricato tutto il materiale non idoneo viene respinto. A questo problema se ne aggiunge uno più grave: tra la spazzatura si trova di tutto, spesso anche polvere di ceramica ed eternit, prodotti altamente nocivi per la salute e abbandonati in arie urbane. Lo smaltimento dell’eternit ha un costo elevato ed eliminarlo rispettando le leggi non è semplice dal punto di vista burocratico, cosa che scoraggia molto la gente.
“La raccolta stradale attraverso i contenitori è più difficile rispetto a quella porta a porta perché non è facile controllare pezzo per pezzo quello che c’è dentro i cosiddetti ‘cassonetti’ – aggiunge Magrì. Con il porta a porta invece l’operatore ha la possibilità di capire sul momento se il sacchetto che si sta portando è idoneo o meno. A Caltagirone viene messo un bollino con su scritto “errato conseguimento” così che l’utente che il giorno dopo si ritrova il sacco dove lo ha lasciato possa capire dove ha sbagliato. La ditta non risparmia buttando tutto insieme, semplicemente a volte capita che per non lasciare il rifiuto per strada lo va a conseguire come rifiuto differenziato. Se lo lasciasse lì finiremmo per essere sommersi dalla spazzatura. Abbiamo i mezzi e la conoscenza per fare un buon lavoro – conclude- ma c’è bisogno di interesse e volontà da parte di tutti”.
Vincenzo Torrisi è biologo, insegnante e fondatore del gruppo spontaneo di cittadini “RipuliAmo Catania”, nato nel 2014 quando Vincenzo ha lanciato una semplice proposta su Facebook: “Chi vuole venire a pulire la scogliera?”. Da lì un gruppo di catanesi, che non si conoscevano ma condividevano lo stesso desiderio, ha lavorato ogni domenica del Lungomare Liberato, al Parco dell’Etna in occasione di “Meglio parco che sporco”, con il Museo Reba con il quale è stato realizzato un presepe in via delle Finanze con materiale riciclato raccolto alla Playa. E ancora a tante iniziative tra cui il FIL – festival della felicità interna lorda – e la giornata dedicata alla pulizia della foce del fiume Irminio a Ragusa.
Il gruppo fa parte anche del progetto ‘Fabbrica del Decoro’, rete che unisce associazioni e amministrazione comunale per muoversi nella stessa direzione e lavorare insieme per la riqualifica degli spazi pubblici della città. “Abbiamo aderito a questo ‘cantiere cittadino’ – spiega Vincenzo – perché il nostro obiettivo è anche riscoprire i luoghi abbandonati e dimenticati di Catania per riqualificarli e riportarli alla ribalta. In questi mesi abbiamo raccolto più di cento sacchi neri di spazzatura, risalente anche agli anni ‘90. Abbiamo trovato di tutto e di più, soprattutto nelle zone dei solarium dove c’erano chiodi, cartongesso e centinaia di bottiglie di birra”.
“Per quanto riguarda la raccolta differenziata il comune di Catania è in mezzo a una strada – dice Vincenzo. La raccolta di prossimità si è rivelata un fallimento perché nessuno rispetta orari e distinzioni e le amministrazioni adottano politiche che funzionano solo negli altri Paesi, dove i cittadini hanno un’altra forma mentis”.
Vincenzo inoltre denuncia la cattiva gestione della raccolta del rifiuto umido e delle isole ecologiche.
“Nella zona industriale ci sono capannoni con macchinari che selezionano i rifiuti e li differenziano, ma la raccolta dell’umido non esiste e c’è chi ormai la fa ‘home-made’, con le compostiere nel giardino o nel condominio. Le isole ecologiche rappresentano un altro problema perché ce ne sono solo due, una a Picanello e una in viale Tirreno. Lì la spazzatura che ogni cittadino conferisce viene pesata ed è previsto uno sgravio sulla bolletta della spazzatura. Ma in un territorio come Catania, dove ci sono più di 300 mila abitanti, come possono esserci solo due isole ecologiche?”.
Molti più cittadini di quanto si pensi, comunque, fanno la raccolta differenziata, anche se si parla sempre e solo di quelli che abbandonano spazzatura ed eternit in giro nei centri urbani. Fare la differenziata è dunque uno sforzo inutile? “Non proprio, il meccanismo funziona ma non ha coinvolto la percentuale di persone sperata e immaginata. La soluzione migliore sarebbe la raccolta porta a porta, con cui si otterrebbero più risultati. Credo ancora in questa città e nei giovani che ci vivono e quello che facciamo vuole essere anche un monito alle istituzioni: noi puliamo per dare un esempio, ma è un atto simbolico, sta a loro poi mantenere la città pulita”.
 

 
Dal 15 giugno al via la raccolta porta a porta
 
CATANIA – Proprio in questi giorni il Comune di Catania ha presentato il nuovo programma per la raccolta differenziata. Si comincia il 15 giugno, in via sperimentale, con il quartiere Villaggio Santa Maria Goretti. Si procederà successivamente con le aree centrali di Catania tra cui Corso Italia, Piazza Verga, Piazza Abramo Lincoln, Corso delle Province, e si conta, entro la primavera 2016, di portare la raccolta differenziata porta a porta in tutta la città.
Questo sistema, infatti, si è rivelato migliore di quello con i contenitori in giro per la città e lo dimostrano i paesi dell’interland in cui è già in atto da tempo. Perché a Catania si è rivelato più difficile e si è andati a rilento?
“Abbiamo ereditato dalla precedente amministrazione – spiega Rosario D’Agata, assessore ecosistema urbano – un contratto che non prevede la raccolta differenziata con la modalità porta a porta e non prevede che i rimborsi per la differenziata di plastica e carta vengano dati al comune, ma alla ditta operante”.
“Fino a febbraio 2016 – aggiunge l’assessore – dovremo attenerci a questo contratto, ma c’è già il nuovo bando che porterà nell’intera città, speriamo entro la primavera, la differenziata porta a porta”.
Secondo la Adiconsum – associazione difesa consumatori e ambiente – ognuno di noi produce 1,8 chili di rifiuti al giorno, mentre ne viene smaltito solo l’11%. Ecco perché diventa importante la raccolta differenziata, la cui percentuale ha avuto un piccolo incremento, passando da meno del 10% nel 2013 ad uno speranzoso più di 11% nel 2014.

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