Ancora ventiquattrore a Philadelphia, Città Patrimonio dell'Umanitàra arte e gastronomia - QdS

Ancora ventiquattrore a Philadelphia, Città Patrimonio dell’Umanitàra arte e gastronomia

Nicoletta Fontana

Ancora ventiquattrore a Philadelphia, Città Patrimonio dell’Umanitàra arte e gastronomia

venerdì 13 Novembre 2015

Impossibile non subire il fascino del Philadelphia Museum of Art che ospita le opere di artisti come Cezanne e Klimt

Un altro giorno di un sole autunnale investe Philadelphia e così colgo l’occasione per fare due passi fino al Gran Caffè L’Aquila, al 1716 di Chestnut St., per poter gustare uno dei più buoni caffè d’America.
Nato dall’intuizione di Riccardo Longo in cooperazione con proprietario dello storico Gran  Caffè l’ Aquila, in Abruzzo, ormai inagibile a causa del terremoto del 2009, che insieme hanno voluto ridargli nuova vita qui negli States, si pone come punto di riferimento per la comunità italiana e per tutti gli amanti del nostro Belpaese. Da non perdere il gelato al pistacchio dello chef Stefano Biasini, nonché le "Giornate di Degustazione Italiane" proposte nel menu del ristorante al primo piano.
Dopo questa sosta tutta italiana mi inoltro nella Old City.
Questo quartiere molto carino pullula di negozi vintage, design store e gallerie d’ arte contemporanea, da visitare l’Us*U.S. design coop, un concept store, che propone le creazioni di nove stilisti emergenti di Philly. (www.ususcoop.com).
Sempre qui in zona, al 239 di Arch St, si trova la casa di Betsy Ross la donna che ha cucito la prima bandiera americana, un pezzo di storia da non perdere!
All’ora di colazione mi prendo tutto il tempo che merita un pranzo al City Tavern, nato nel lontano 1773. Lo chef stellato Walter Staib propone piatti originali recuperati dalle antiche ricette dei primi coloni arrivati dall’Europa. La qualità del cibo, il personale vestito con abiti d’epoca, le candele accese sui tavoli delle antiche sale, molto calde e accoglienti, fanno di questo luogo una meta che ogni turista in città non dovrebbe mancare… Una chicca –  i piatti sono sempre accompagnati da una selezione di birre "artigianali" dedicata ai Padri fondatori dell’America.
Il pomeriggio lo dedico all’arte, e così imitando Rocky, nell’omonimo film, mi affretto a salire la mitica scalinata del Philadelphia Museum of Art. La statua di Robert Indiana "AMOR" posta all’ingresso del museo, ribadisce il messaggio d’amore e di tolleranza che Philly vuole trasferire al mondo. Mi perdo tra le opere di artisti come Cézanne, Monet, Botticelli e Klimt, fino a trovarmi davanti a uno dei cinque Girasoli dipinti Van Gogh che mi lasciano senza fiato. Proseguendo per le sale del museo, attraverso secoli di storia dell’arte fino ad arrivare ai giorni nostri. Girovagando tra Picasso, Mondrian, Rothko, Anish Kapoor e Sol Lewitt, mi innamoro di questo tempio dell’arte, talmente ricco e stupefacente che non basterebbe un giorno solo per visitarlo tutto.
Il mio tour si conclude al Museo Rodin, che ospita la più grande collezione dell’artista fuori dalla Francia.
Restando in tema, scelgo di cenare al Parc, al 227 di South St., una brasserie tutta francese; dal ricco menu ordino un risotto all’aragosta e una Sole Meunière, il tutto innaffiato da un ottimo Pinot californiano, portando a termine nel migliore dei modi una giornata bellissima in cui non solo ho visto cose speciali, ma ho anche deliziato il mio palato esigente.
Gli appassionati di musica, invece salteranno volentieri la cena per non perdere uno dei tanti concerti in programma al Kimmel Center, che nulla ha da inviare all’Opera House di Sidney per l’insonorizzazione e la bellezza del building.(www.kimmelcenter.org).
Il mio ultimo giorno a Philadelphia incomincia con la visita del Reading Terminal Market, un antico mercato coperto in cui è possibile assaggiare le prelibatezze locali, come le famose torte "Angel Cakes" alte più di 10 metri e specialità preparate dalla comunità Amish che risiede nella vicina Lancaster.
Il mio amore per l’arte mi porta a visitare il Pafa, Pennsylvania Academy of Fine Arts, che oltre a contenere opere dei più celebri artisti americani, è una delle più importanti accademie d’arte d’America. Il Pafa è stato sede di uno dei tanti eventi di "Ciao Philadelphia", voluti e organizzati dal Console Generale d’Italia, Andrea Canepari per celebrare durante tutto il mese di ottobre la cultura italiana in una città che vede una grande presenza di nostri connazionali. Eventi tematici di alto profilo – che comprendono arte, esposizioni di macchine da corsa, degustazioni eno-gastronomiche, conferenze e concerti  – tutti finalizzati a riunire gli italiani e gli italoamericani, evidenziando l’importanza del contributo culturale italiano per Philadelphia. Un motivo in più, per noi italiani, per ritornare a Philly il prossimo anno, una città dalle mille risorse che merita in pieno il riconoscimento Città Patrimonio dell’Unesco.
Non posso lasciare Philadelphia senza visitare la Barnes Foundation, che racchiude in sé una delle più grandi collezioni di dipinti impressionisti e post-impressionisti del mondo.
La straordinarietà di questo museo, oltre l’ovvia e inimitabile collezione artistica, sta nel fatto che l’attuale edificio dall’architettura contemporanea, al 2025 di Benjamin Franklin Parkway, progettato dagli architetti Tod Williams and Billie Tsien di New York, ripropone al suo interno l’esposizione delle opere poste esattamente come lo erano nella prima sede di Merion, a poco più di mezz’ora dal centro, che ancora oggi accoglie corsi d’arte e di botanica,  questi ultimi nati dalla passione della moglie di Albert Coombs Barnes.
La visita alla Barnes Foundation è stata l’ultima tappa in questa stupenda città, che è riuscita a regalarmi profonde emozioni e ha fatto accrescere in me, in maniera del tutto spontanea, il mio amore per l’arte e la cultura americana per l’enorme quantità di siti storici e di musei che ospita, ottima meta anche per un neofita che vuole avvicinarsi all’arte e comprendere la storia americana.
 #"FeelPhilly"@
#discoverphiladelphia

Per maggiori info
www.discoverphl.com

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