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Messina – Migranti, è ancora emergenza e caos

Messina – Migranti, è ancora emergenza e caos

giovedì 17 Marzo 2016

Centro Ahmed, ex Caserma Gasparro, tendopoli al PalaNebiolo all’Annunziata: tutte in sovraffollamento. Il parlamentare D’Uva (M5S): “La Prefettura assicura che gli intoppi saranno risolti”

MESSINA – I croceristi e i migranti. Con la bella stagione ne sbarcheranno sempre di più, magari incrociandosi nella stessa giornata, in banchine separate, e mettendo in evidenza una contraddizione con la quale si convive, in mezzo a mille altre, come fosse la normalità. Il flusso dei migranti però è gestito ancora in un ambito emergenziale malgrado il fenomeno sia strutturato da qualche anno anche in riva allo Stretto.
C’è il Centro Ahmed per minori non accompagnati, c’è l’ex Caserma Gasparro parzialmente adattata a Cpa per 200 persone ma c’è anche la tendopoli al PalaNebiolo all’Annunziata, un campo da baseball messo a disposizione dall’Università nel 2013 e mai più tornato all’originaria funzione. Le ispezioni di parlamentari e Associazioni, l’ultima fatta lo scorso sette marzo, rilevano alcune criticità tra cui un sovraffollamento alla caserma di Bisconte, condizioni di invivibilità nella tendopoli dove in mezzo agli adulti ci sarebbero anche dei minori registrati come maggiorenni.
Nella ex caserma, sempre satura, vivono migranti di età compresa tra i 18 e 25 anni, per la maggior parte provenienti da Gambia, Mali, Nigeria, Senegal. I visitatori parlano di tre grandi stanze da 100 e 180 mq, stipate di letti, con spazi minimi a disposizione e scarse condizioni igieniche.
“Quando chiediamo spiegazioni rispetto all’evidente sovraffollamento delle stanze – dice Giovanna Vaccaro, di Borderline Onlus – la risposta del responsabile è che la Prefettura fa ispezioni mensili e che l’ultima visita all’interno del centro da parte dei suoi rappresentanti, risale allo scorso 21 febbraio”.
“Il Centro, gestito dall’associazione Arca di Trapani, dovrebbe fungere da prima accoglienza – dice Francesco D’Uva, parlamentare del M5S – ossia consentire una permanenza che non va oltre le 72 ore dall’arrivo, eppure molti migranti vivono lì da più di 30 giorni. Secondo l’articolo 18 del Testo Unico sull’Immigrazione, i potenziali testimoni di un processo inoltre dovrebbero stare in un luogo protetto. Lì non è così – dice D’Uva – poiché vi sono una ventina di richiedenti asilo in attesa di testimoniare contro i loro scafisti avendo collaborato per l’identificazione”.
Il caso più preoccupante è quello di un testimone che si trova all’interno del Cpa pare da ben 7 mesi. “Non essendo ancora mai stato ascoltato dal giudice – racconta Giovanna Vaccaro – non sa quanto altro tempo dovrà passare prima che venga predisposto il suo trasferimento in un centro di accoglienza”.
Altra anomalia riguarda la presenza nell’ex caserma di neomaggiorenni provenienti da strutture per minori stranieri non accompagnati, che passano dunque dal circuito della prima accoglienza di emergenza alla primissima accoglienza.
“Ho subito contattato la Prefettura per chiedere spiegazioni sulle cose rilevate – dice Francesco D’Uva – e mi è stato assicurato che questi intoppi verranno risolti al più presto. Inoltre, il ministero degli Interni ha chiarito che a Messina non vi sarà alcun hotspot. L’unica certezza è che il dicastero ha già avviato una convenzione quadro per la procedura di ristrutturazione della ex caserma di Bisconte”.
Non si capisce invece ancora cosa accadrà dopo il 30 giugno, quando scadrà l’ordinanza del sindaco, che segue quella del Prefetto e che consente il funzionamento della struttura per minori, casa Ahmed, nata in una ex Ipab, sempre sull’onda dell’emergenza, in mancanza della disponibilità di posti in strutture governative, sul territorio nazionale e regionale.
Il Centro può ospitare più dei 60 minori previsti dalla normativa, essendo accreditato dalla Regione per 224 posti letto ed avendo degli standard strutturali adeguati a gestire grandi numeri.
Il tipo di accoglienza fatta, sia nel primo che nel secondo livello, dall’assistenza legale alle attività educative, è stato ritenuto, anche da organismi internazionali, come una sorta di modello da qui l’esigenza dell’Amministrazione comunale di continuare l’esperienza anche se non si sa ancora con quali modalità.

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