Progetti di solidarietà dal basso, il futuro verso il crowdfunding - QdS

Progetti di solidarietà dal basso, il futuro verso il crowdfunding

Giorgia Lodato

Progetti di solidarietà dal basso, il futuro verso il crowdfunding

venerdì 08 Aprile 2016

Iniziative che coinvolgono tutti i settori con raccolte fondi, donazioni e contributi aperti a tutti. Associazioni e soggetti privati hanno un timing per raggiungere i loro obiettivi

PALERMO – Progetti di solidarietà legati al territorio, al mondo della musica, del cinema, dell’arte, della cultura, dell’architettura. E chi più ne ha più ne metta. Il crowdfunding racconta la solidarietà dal basso, la raccolta fondi a cui tutti, anche con un contributo minimo, possono partecipare. Per far sì che un sogno si realizzi e una realtà riesca ad andare avanti sulle proprie gambe. Il metodo è semplice, le associazioni o i soggetti privati propongono i loro progetti e hanno dei timing per raggiungere gli obiettivi. Con il sostegno di chi in quelle idee ci vuole credere con una donazione, poi ricambiata con una ricompensa simbolica. 
Una realtà giunta da lontano e che ha conquistato anche il nostro Paese. Giovanni Gulino è originario di Marsala e da 12 anni vive a Milano, dove nell’ottobre del 2012 ha fondato, insieme  alla compagna Tania Varuni, la piattaforma Musicraiser. Entrambi musicisti appassionati di nuove tecnologie hanno preso spunto da quello che succedeva all’estero, creando una piattaforma dedicata solo alla musica. “Abbiamo pensato non ci fosse ancora uno strumento di questo tipo in Italia – spiega Giovanni – invece ce ne sono migliaia che in modo generico si occupano di crowdfunding”.
Scegliendo di dedicarsi esclusivamente alla musica Giovanni e Tania hanno voluto creare una community di persone che supporta progetti musicali e non si mischia con altre iniziative benefiche o industriali. “Ci piaceva l’idea di costruire qualcosa di specifico sulla musica, dove gli artisti potessero incontrarsi anche con i fan, creando un porto dove poter recuperare fondi per finanziare i propri progetti, ma anche per crescere insieme”.
Hanno scelto di non occuparsi di altri progetti per un motivo molto semplice. “Di musica ne capiamo tanto, ma non crediamo nell’onniscienza, quindi siamo in grado di valutare un progetto musicale, ma non di architettura o altro. Facciamo quello che sappiamo fare meglio e basta».
In tre anni sono stati finanziati quasi 800 progetti e la squadra oggi conta dieci persone che hanno raggiunto obiettivi di crescita importanti. “È la piattaforma che ha la community più grande in Italia – aggiunge Giovanni – e la donazione all’artista dà luogo a uno scambio perché chi riceve poi dà indietro qualcosa, come merchandising, il disco quando è registrato o  l’invito a eventi riservati”.
Alla cultura si dedica Fund for Culture, progetto no profit nato a Napoli nel 2010 da un’idea di Adriana Scuotto e Antonio Scarpati con la collaborazione dell’Associazione Aporema Onlus. L’iniziativa è dedicata a operatori e fondazioni culturali che hanno bisogno di sostegno o finanziamenti per mostre e restauri e a chiunque voglia contribuire allo sviluppo culturale o alla conservazione del patrimonio.
Proiettare nelle sale cinematografiche film di qualità, scelti direttamente dagli spettatori, che spesso non arrivano negli schermi siciliani, pugliesi, abruzzesi. È l’obiettivo di Cineama, che dal 2011 ha raggiunto gli oltre 10 mila biglietti venduti e ha stretto partnership anche con Legambiente, Slow food, Mymovies per sensibilizzare il pubblico sui temi trattati, dall’ecologia all’emigrazione, fino alla pena di morte.
Capitolo a parte merita Laboriusa, prima piattaforma di crowdfunding del sud Italia che si fonda sulla solidarietà. È l’ultimo progetto della giornalista catanese Assia La Rosa che racconta: «Nasce per finanziare micro progetti che realizzano grandi sogni. In un anno abbiamo raccolto quasi 20 mila euro, un grande traguardo».
Tanti i progetti sociali presenti sulla piattaforma, da Medichair, che punta all’acquisto di parrucche per le donne in trattamento chemioterapico, all’Home Restaurant gestito dalla regista Emanuela Pistone e dai “suoi” ragazzi stranieri dell’associazione Isola Quassùd, dallo spettacolo teatrale con soggetti down di Culture Possibili, alla Chiocciola Bicocca che prevede un campo di cultura a Bicocca dove lavoreranno dieci disabili psichici e fisici.
L’azienda siciliana Tomarchio ha dedicato un’etichetta solidale al progetto e il gruppo reggae Original Sicilian Style ha scritto una canzone a tutti i donatori. Ed è proprio alla Sicilia che Laboriusa punta. “Abbiamo incubato un progetto sul palermitano che coinvolge il parco Uditore – anticipa Assia. Ci teniamo che le associazioni che non hanno fondi trovino in noi una possibilità per raggiungere i loro obiettivi”.
“Catania e la Sicilia – sottolinea – sono fatte di persone che quotidianamente si spendono per gli altri, la #gentelaboriusa, ormai nostro hashtag ufficiale, c’è. Basta solo intercettarla e a piccoli passi si può fare la differenza aprendo nuovi scenari”.

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