Sanità, liste d'attesa e aumento ticket spingono gli italiani verso i privati - QdS

Sanità, liste d’attesa e aumento ticket spingono gli italiani verso i privati

Andrea Carlino

Sanità, liste d’attesa e aumento ticket spingono gli italiani verso i privati

martedì 14 Giugno 2016

Per il 45,1% degli intervistati la qualità del servizio sanitario della propria regione è peggiorata negli ultimi due anni. La percentuale sale al 68,9% nel Mezzogiorno

CATANIA – Per il 45,1% degli italiani la qualità del servizio sanitario della propria regione è peggiorata negli ultimi due anni.
Il ricorso al privato è dovuto anche al forte aumento dei ticket: 45,4% (cioè 5,6 punti percentuali in più rispetto al 2013) ha pagato tariffe nel privato uguali o di poco superiori al ticket che avrebbe pagato nel pubblico. E sono 7,1 mln coloro che hanno scelto l’intramoenia. Di questi il 66,4% per saltare le liste d’attesa.
Sono gli elementi principali che emergono dalla ricerca del Censis-Rbm Assicurazione Salute “Dalla fotografia dell’evoluzione della sanità italiana alle soluzioni in campo”.
Il servizio sanitario è peggiorato per il 39,4% dei residenti nel Nord-Ovest, il 35,4% nel Nord-Est, il 49% al Centro, il 52,8% al Sud, per il 41,4% è rimasta inalterata e solo per il 13,5% è migliorata. Il 52% degli italiani considera inadeguato il servizio sanitario della propria regione (la percentuale sale al 68,9% nel Mezzogiorno e al 56,1% al Centro, mentre scende al 41,3% al Nord-Ovest e al 32,8% al Nord-Est). La lunghezza delle liste d’attesa è il paradigma – secondo l’indagine – delle difficoltà del servizio pubblico e il moltiplicatore della forza d’attrazione della sanità a pagamento.
Sono 7,1 milioni gli italiani che nell’ultimo anno hanno fatto ricorso all’intramoenia (il 66,4% di loro proprio per evitare le lunghe liste d’attesa).
Il 30,2% si è rivolto alla sanità a pagamento anche perché i laboratori, gli ambulatori e gli studi medici sono aperti nel pomeriggio, la sera e nei weekend. Cresce ruolo e peso relativo della sanità a pagamento per i cittadini, in particolare la componente privata. Infatti, sono 10,2 milioni gli italiani che dichiarano che negli ultimi anni hanno fatto maggiore ricorso al privato. Ed è un dato tanto più rilevante, tenuto conto che sono anni di ridefinizione profonda dei bilanci familiari, con decurtazione delle spese.
La crescita del ricorso al privato è ascrivibile ad una ragione fondamentale che prevale su tutto il resto: la lunghezza delle liste di attesa (72,6%).
È questa la ragione che più di ogni altra spiega perché i cittadini si rivolgono ad una struttura privata, seguono poi anche ragioni di comodità legate agli orari lunghi o all’apertura nel weekend o alla contrazione della matrice di prestazioni offerte nel servizio sanitario pubblico.
L’incremento di spesa sanitaria privata – rileva il Censis – è tanto più impressionante se si considera la dinamica deflattiva che, nel caso di alcuni prodotti e servizi sanitari, è rilevante.
Del resto, pensando ai consumi sanitari e non alla spesa il 37% degli italiani dichiara che sono aumentati negli ultimi anni, il 56,7% che sono rimasti inalterati e solo il 6,3% che sono diminuiti. Insomma, più sanità soprattutto per chi può pagarsela. In estrema sintesi si può che dire che vince l’incubo delle liste di attesa troppo lunghe che sono il perno esplicativo dei comportamenti sanitari degli italiani di questi anni, che obbligano i cittadini ad usare il privato e l’intramoenia come porta di accesso accelerato alla cura.

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