“L’economia italiana sta attraversando la peggiore crisi dal dopoguerra ad oggi. Neanche nelle recessioni del 1975 e del 1993 si erano raggiunti gli stessi livelli di riduzione della crescita e di durata. Questa crisi, iniziata sul finire del 2008, durerà ancora 1 o 2 anni. La crisi ha impatti negativi su tutte le componenti della domanda: i consumi delle famiglie, la produzione industriale, l’export. Inoltre all’aggravarsi della crisi nel nostro paese si è sovrapposto un periodo di prolungata debolezza dell’economia italiana. Si registra già una decisa contrazione dell’occupazione, un forte ricorso alla cassa integrazione guadagni, la chiusura di alcune migliaia di piccole imprese del commercio, del turismo, artigiane. In un quadro economico generale di riduzione e stagnazione dei consumi, la diffusa incertezza sulla durata della fase recessiva, le crescenti preoccupazioni sull’evoluzione del mercato del lavoro, il forte aumento dell’inflazione al consumo, le conseguenze sulla ricchezza delle famiglie condizionata dalle vicende finanziarie e di borsa, hanno chiaramente influenzato le decisioni di spesa delle famiglie”.
“Non bene. La crisi e la chiusura purtroppo attuale di attività “storiche” messinesi (sia sul fronte industriale che su quello commerciale) pone in evidenza questa condizione di stagnazione per la città, la quale è peraltro soggetta anche ad un forte cambiamento organizzativo ad esempio nel campo della distribuzione, con l’incremento della grande distribuzione che porta con sé la chiusura di esercizi di minor dimensione, in particolare nel centro cittadino, depauperandolo dei negozi di vicinato e portandolo inevitabilmente – come sembrerebbe – verso una conseguente desertificazione di strutture commerciali cittadine ed a una più arida condizione di vivibilità per i cittadini stessi”.
“Assolutamente no, anche perché ognuno ha la sua funzione. Difatti mentre l’una – la grande distribuzione – va a posizionarsi in aree sempre più estreme agli insediamenti cittadini “colonizzando” porzioni di territorio che diversamente verrebbero utilizzati in maniera impropria, l’altra – la piccola media impresa cittadina – va vista solo sotto il profilo sia dell’attività economica non solo fine a se stessa ma ancor di più come elemento primario di socializzazione dei centri storici. E proprio riguardo a questa seconda considerazione il nostro Governo regionale ha già posto in essere dei provvedimenti e delle iniziative riguardanti i Centri commerciali naturali che finalmente potrebbero avere quella dignità e quell’interesse sino ad oggi negato o sottaciuto.
Proprio questo potrebbe essere uno dei punti di forza per il rilancio delle imprese cittadine, un viatico per l’economia, un atto di fiducia e di coinvolgimento diretto per le imprese che non vedono l’ora di tornare ad essere protagoniste, cuore pulsante e vitale di una città che non può e non deve continuare a perdere “pezzi”, chiudersi in sé stessa nell’indifferenza più assoluta di quanti sino ad oggi l’hanno intesa come mero oggetto di scambio. Un dato certo e una grande incontrovertibile verità è che l’impresa ha motivo di esistere, quindi di crescere, solo se ve ne sono le condizioni o si pongono i presupposti per crearle”.
“Anche questo è un argomento spinoso che bisogna, una volta per tutte, affrontare e definire con quanti ci governano. È impensabile che la nostra provincia, forte di 108 comuni ed in attesa di un Ponte di là da venire, possa essere condizionata nei collegamenti ferroviari-marittimi od aerei per malcelate volontà di quanti non hanno a cuore o ancor peggio boicottano la nostra area. Tutto ciò oltre che “spazientire” quanti attraversano lo stretto, finisce per creare solo negatività nel sistema turistico".
“Pur essendo formalmente una delle città turistiche Siciliane, Messina non riesce ad intercettare i flussi turistici che si rivolgono verso le mete pregiate del suo territorio”.
“Male, molto male. Per quello che è successo e per tutto il resto. Ancora oggi che siamo ad oltre un mese e mezzo da quel drammatico giorno, finita la prima emergenza, tutti i disastrati, gli sfollati ed anche noi tutti ci chiediamo quali saranno gli atti concreti di coloro i quali hanno avuto assegnato il compito di sovrintendere all’accaduto da parte del governo nazionale. Noi stessi ci siamo attivati ed abbiamo incontrato imprese, commercianti ed artigiani delle località colpite o limitrofe. Ci siamo resi conto che oltre a quelle aziende ed imprese che hanno subito un danno diretto, ci sono tantissime altre attività commerciali ed artigiane in zone limitrofe che si sono fermate proprio perché il micro cosmo di quelle zone ha subito un grave stop mettendo alla corda l’economia locale. Onestamente non sappiamo cosa succederà nei prossimi giorni ma posso garantire già sulle pagine di questo quotidiano che saremo pienamente a fianco di queste neglette imprese che potranno sempre fare affidamento su di noi e sulla nostra organizzazione”.