Lila, compie 25 anni la Lega per la lotta all'Aids - QdS

Lila, compie 25 anni la Lega per la lotta all’Aids

Giorgia Lodato

Lila, compie 25 anni la Lega per la lotta all’Aids

martedì 27 Settembre 2016

Due eventi a Catania: oggi un convegno e venerdì lo spettacolo di Isola Quassùd. Il presidente della sede etnea Nigro: “Abbiamo combattuto e vinto”

CATANIA – Da 25 anni difende i diritti delle persone affette da Hiv e riduce la diffusione delle malattie a trasmissione sessuale. Oggi il lavoro della Lila (Lega italiana per la lotta contro l’Aids) si proietta verso nuovi ambiti e il gruppo nato da medici, assistenti sociali e insegnanti festeggia con due eventi i risultati raggiunti nel quarto di secolo.
Si comincia oggi alle 18 nella Mediateca Vincenzo Bellini, dove si terrà un convegno con Bruno Cacopardo, direttore Unità complessa di malattie infettive – Università di Catania, Luciano Nigro, presidente Lila Catania, Rosario La Rosa, infettivologo Aou del Vittorio Emanuele-Policlinico di Catania e l’attivista Lila Maria Grazia Di Benedetto. In programma per venerdì 30 alle 20.30, al Centro culture contemporanee Zo, lo spettacolo teatrale “I have a dream – Studio per la realizzazione di un sogno” – di Emanuela Pistone e Mamela Nyamza – che nasce dalle storie dei tanti ragazzi che frequentano l’associazione culturale Isola Quassùd e approfondisce tematiche legate alla migrazione.
La prima battaglia di Lila risale agli anni 90, quando il Governo propose di utilizzare i presidi ospedalieri chiusi per creare reparti-ghetto per persone affette da Hiv. “Abbiamo combattuto e vinto – racconta al Quotidiano di Sicilia Luciano Nigro – e i malati con l’infezione vengono trattati nei reparti di malattie infettive degli ospedali”.
Un’altra importante conquista è quella del 99, quando hanno scoperto che la legge prevedeva l’istituzione degli ambulatori per i migranti in ogni distretto sanitario. “Parlando con gli enti competenti abbiamo fatto partire gli ambulatori per l’assistenza ai migranti”. La loro missione spesso li porta a confrontarsi con i gruppi più fragili della società, che corrono di più il rischio di contrarre l’infezione. “Lavoriamo a contatto con migranti, carcerati, persone che usano sostante o si prostituiscono e operiamo per informare e garantire i loro diritti, previsti dalla legge”.
Ma anche per abbattere le barriere che ancora troppo spesso isolano queste persone. Negli ultimi 25 anni, infatti, la medicina ha camminato più velocemente dei pregiudizi ed è ancora tanta la diffidenza della società. “Molta gente non sa che chi è affetto da Hiv vive una vita normale -spiega Maria Grazia Di Benedetto, vice presidente Lila – può lavorare e avere figli e ha una prospettiva di vita di una persona non malata, perché la malattia si cronicizza e si evita anche il contagio”. E anche se scoprire di esserne affetti può fare paura, meglio sapere, per potersi curare, confrontarsi con chi vive la stessa situazione ed evitare di diffondere la malattia.
“Per aumentare la conoscenza organizziamo incontri nelle scuole e abbiamo la Help Line, che è passata da tre telefonate settimanali a una media di sei al giorno” – dicono orgogliosamente le operatrici Maria Grazia Messina e Giovanna Gazzo. “Se veramente come comunità privilegiassimo la prevenzione – conclude il presidente Nigro – otterremmo risparmio di soldi, aumento di posti di lavoro e migliore qualità della vita”.

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