“Per far crescere il numero di studenti iscritti al primo anno dei nostri corsi abbiamo pensato di legare maggiormente al territorio la formazione che offriamo. Adesso, oltretutto, la procedura di immatricolazione è più facile e abbiamo limitato i corsi a numero chiuso, aprendo inoltre ben tre finestre l’anno per i test d’ingresso”.
“L’anno scorso contavamo circa 7 mila e 700 nuovi iscritti alle Triennali e alle Magistrali a ciclo unico, quest’anno finalmente il dato è in rialzo e contiamo per l’anno accademico 2016/2017 8 mila e 500 nuovi iscritti”.
“Circa 42mila studenti, la cui percentuale di fuori corso è diminuita al 22%”.
“Noi sappiamo che dopo la Triennale il 20-25% dei ragazzi si ferma e un 20/25%, invece, preferisce continuare gli studi in altri Atenei. Quest’anno il numero di iscritti a questo genere di corso è passato da uno stato di diminuzione rispetto l’anno precedente a uno stato di leggera ripresa”.
“Dobbiamo rendere i nostri corsi magistrali più professionalizzanti, in un’ottica soprattutto di non ripetitività rispetto i corsi triennali di riferimento, che danno allo studente più teoria e meno pratica. L’offerta formativa è in aumento, sempre più internazionalizzata, con emissione di doppio titolo, e allo stesso tempo integrata con le esigenze del territorio. Abbiamo abolito i test di ingresso e l’idea di iperselezionare il passaggio da Triennale a Magistrale”.
“Riteniamo importante mantenere un buon equilibrio tra un’offerta ampia diversificata e puntare ancora su settori strategici per il territorio. Un esempio lo abbiamo con l’apertura, a Palermo, di un corso in Tecnologie agroalimentari e, su Trapani, di un corso in Scienze del turismo”.
“Il dialogo con le imprese, oltre che necessario, ormai è obbligato in funzione delle misure promosse dall’Europa e quindi dallo Stato e dalle Regione per la ricerca”.
“Sicuramente. La nostra Università ha colto l’opportunità dei Fondi europei e ha fondato un laboratorio di Ricerca biotecnologia che si chiama Aten centre”.
“Abbiamo raddoppiato il numero delle nostre attività. Città e Ateneo adesso, più di prima, sono in simbiosi continua. Sotto questo aspetto decisiva penso sia stata l’idea del Graduation day, fatto in forma di corteo nelle strade del centro storico di Palermo. Ci è stato richiesto di dedicare una festa periodica anche ai dottori di ricerca”.
“È in equilibrio ormai da anni e, togliendo la quota di fondi già destinati, ammonta a 240 milioni circa. L’80% viene da trasferimenti ministeriali e il 20% dalla tassazione studentesca. Su quest’ultima abbiamo lavorato molto: è nulla per i redditi inferiori a 13 mila euro e molto bassa per i redditi tra i 13 e i 30 mila euro”.
“Il nostro Ateneo ha la fortuna di avere una Facoltà medica e un’Azienda Policlinico, dove comunque ha un certo peso tutta la componente assistenziale che sbilancia il rapporto: contiamo 250 docenti e 800 unità di personale tecnico-amministrativo. Se guardiamo l’Università, senza tenere conto del comparto medico, noi contiamo invece circa 1.300 docenti e circa 1.200 unità di personale tecnico-amministrativo”.
“Policlinico 2020 è un ragionamento su cosa l’Ateneo, in qualità di comparto medico, deve offrire. Recentemente abbiamo ottenuto il riconoscimento di ‘Dea di secondo livello’, che pone la struttura in un circuito di centri di eccellenza mondiale. I 100 miliardi di mutuo che abbiamo investito sui lavori di ristrutturazione stanno portando i loro risultati e speriamo di completare entro la metà del 2018. Chirurgia d’urgenza, Chirurgia plastica e Terapia intensiva saranno completamente nuove. A ciò si aggiunge la nostra volontà di investire su tecnologie all’avanguardia. Prima di tutto, noi siamo formatori e non possiamo permetterci di istruire specializzandi con tecnologie obsolete. In alcuni aspetti, come capacità di assistenza, il nostro ospedale è la migliore struttura di Palermo. Abbiamo forti competenze da potere offrire e insegnare”.