Ma spesso capita che l’uscio di quella casa non sia tenuto pulito e, peggio, tutto l’esterno del condominio, l’esterno del palazzo, i marciapiedi, le vie si considerano luoghi ove ognuno può commettere qualunque arbitrio, gettando spazzatura e rifiuti di ogni genere.
Insomma, molti abitanti, non considerano propria casa tutto ciò che è al di fuori della propria casa. Il che significa non avere cognizione che prima di tenere in ordine il luogo dove si vive, bisognerebbe pensare a tenere in ordine i luoghi di tutti.
Ma perché ciò accadesse, occorrerebbe un senso civico adeguato, una cultura minima che consentisse di pensare che la casa comune dei cittadini sono i luoghi pubblici.
Chi non capisce quanto precede si comporta da egoista e non partecipa al benessere della collettività di cui fa parte, dimenticando che l’interesse generale è l’interesse di tutti.
La questione dell’ambiente prima descritta riguarda anche il mondo del lavoro. Chi esercita un mestiere o una professione, anche artistica, ha il bisogno di liberarsi dai bisogni, guadagnando quanto gli serva per la vita propria e per quella dei propri familiari.
Ma questo non basta, perché occorre lavorare anche per il futuro, non solo proprio, ma soprattutto per quello delle generazioni a venire.
Certo bisogna essere lungimiranti, guardare avanti e convincersi che l’interesse proprio si può soddisfare una volta che è soddisfatto l’interesse nazionale. Perché il progresso e la crescita fa bene a tutti e apporta benefici indiretti in ogni caso.
Anche questo secondo argomento è inserito nel binario di una collettività che intenda crescere insieme, tentando di diminuire le differenze socio-economiche fra i diversi strati sociali ed operando come fosse una squadra.
Ecco, la collettività dovrebbe essere una squadra, cioè avere schemi di gioco e di operatività mirata a risultati che servano a tutti, sottostanti ai quali si trovano i risultati soggettivi.
Sono anche le condizioni di lavoro che determinano il benessere di chi opera, per cui esse debbono costituire la premessa per una sana attività, che oltre a stancare sia anche minimamente soddisfacente.
Nelle grandi e medie aziende vengono creati appositi spazi per l’assistenza sociale dei dipendenti e dei loro figli, nonché per attività anche ludiche che diano il massimo conforto a chi lavora, in modo che i dipendenti siano affezionati alla propria azienda.
Nel settore pubblico non è così perché gli ambienti ove si lavora vengono considerati come le strade: non sono di nessuno e quindi nessuno ne è responsabile.
Vedete, tout se tient, come dicono i francesi. C’è un filo rosso che unisce la propria casa, gli ambiente esterni, i siti di lavoro e ogni altro spazio in cui vive la persona umana. Questo filo rosso è dato dalla capacità di comprendere che tutto ciò all’esterno dei propri interessi deve essere considerato di un livello di interesse superiore perché ciò che unisce i cittadini è l’ambiente.
Deturparlo, infierire contro di esso, danneggiarlo non è un comportamento da cittadini, ma da barbari.
Non è una scusa dire che ognuno di noi può fare poco rispetto ai disastri che colpiscono l’ambiente, a cominciare da quello dell’inquinamento, perché ognuno ha l’obbligo di dare il proprio contributo, piccolo o grande che sia. E fare in modo da stimolare gli altri a dare questo piccolo contributo.
I social e i media sono diventati un circo dove avviene di tutto e il suo contrario. Vi sono informazioni di ogni genere, ma non sempre esse si trovano nel versante dei #cittadiniperbene, mentre tutti dovremmo comportarci come #cittadiniperbene.