“La logica, in tutto, deve essere quella del merito e della professionalità. La Pubblica amministrazione in particolare ha un importante ruolo educativo e dimostrativo e questo è un passaggio ineludibile. Un comportamento, se è sbagliato, è ancora più sbagliato e imperdonabile se a macchiarsene è un funzionario pubblico, o peggio un politico o rappresentante istituzionale”.
“Si è calcolato che nei prossimi quattro anni in Sicilia assisteremo a un vero e proprio esodo di 45 mila unità di personale della Pubblica amministrazione verso il pensionamento. Occorre approfittarne per cambiare marcia e introdurre all’interno della macchina più cultura e professionalità. In questa missione penso che debbano giocare un ruolo fondamentale la formazione professionale e l’Università: i francesi, per formare i propri funzionari, hanno fondato la Scuola nazionale della Pubblica amministrazione, noi possediamo degli ottimi corsi di laurea in Scienze dell’amministrazione e a essi potremmo abbinare un dottorato in Scienze dell’amministrazione pubblica per formare i nuovi quadri dirigenziali”.
“Contiamo oltre 23 mila unità nella Forestale, una grande risorsa che va usata, ma bene. Non soltanto nell’emergenza, ma anche nella prevenzione. È tutto un gioco di costi e potenziali benefici, una questione organizzativa. Per quanto riguarda la questione precari, so che non è un problema di risorse economiche, ma di normativa. È inammissibile che Comuni e altre strutture pubbliche vivano soltanto di precariato”.
“Va potenziata la raccolta differenziata e occorre guardare al discorso in modo integrato, con investimenti nelle infrastrutture. Il rifiuto non è un problema, ma una risorsa se abbiamo abbastanza stazioni di raccolta, nonché stazioni di compostaggio e piccoli inceneritori con impatto zero e che producano energia. Penso soprattutto che questi investimenti debbano essere totalmente pubblici”.
“Occorre visione e competenza. Il mio è un approccio alle cose progettuale e poi di gestione. Ho costruito tutto con questa logica. Quella che io chiamo sfida gentile sta in questo: non intendo fare una battaglia di risse, ma una battaglia di proposte. Le risse agli spettatori possono piacere fino a un certo punto, ma non hanno alcuna utilità”.
“La politica deve essere amica e non va equiparata a un blocco impenetrabile che ostacola tutto. Essa deve dare soprattutto risposte, gestione, modi per far funzionare bene le cose. Tutto ciò è possibile soltanto se essa è composta da gente professionalmente preparata, che ha già dimostrato risultati eccellenti nel tempo”.
“Ha il pregio di essere semplice, ma è un grave difetto il fatto che essa permetta a una persona di diventare Presidente della Regione con appena il 20% di voti. Tra le leggi elettorali italiane al momento in vigore apprezzo di più il modello di elezione dei sindaci siciliani. Ritengo sia buona la soglia del 40%. Non mi piace, invece, il modello di elezione dei sindaci nazionali per i problemi che crea con il secondo turno”.
“Per quello che so il Bilancio della Regione Siciliana è in sicurezza. Come ho potuto appurare in tutte le mie esperienze amministrative pubbliche, è giusto che copra per il 95% la spesa corrente, ovvero manutenzione e personale. Ovvio che su questa base puoi ragionare in termini di progettualità e investimento, ma per quello ci sono altri soldi a disposizione: molti vengono dall’Europa e altri dal Piano nazionale per il Sud. Mancano però le persone competenti per sbloccare questa spesa”.
“Come già detto, stiamo vivendo un periodo di turn over senza precedenti, figlio di una politica di assunzione degli anni Ottanta a dir poco smisurata. È questo il momento per pensare a dei tagli misurati e a inserire personale più adatto alle necessità della nostra terra.
“Sarebbe un onere che va gestito meglio, come hanno già fatto altre regioni italiane”.
“Per prima cosa la questione lavoro, con una ottica progettuale e con capacità gestionali. Viviamo in una terra di forti contrasti: da una parte un mondo industriale importante nel settore agroalimentare e dall’altra la disoccupazione giovanile che tocca il 58%. Per fare in modo che questi due mondi si incontrino, dobbiamo mettere le imprese in condizione di potere lavorare”.
“Infrastrutture, uno snellimento drastico della burocrazia, mezzi per l’innovazione tecnologica, formazione. Per convincere ulteriormente gli imprenditori a investire in Sicilia sto ipotizzando anche a una zona free tax, ma è qualcosa che va avviata con l’Europa e che richiede tempo”.
“A parte i soldi del bilancio regionale, riservati in gran parte alla spesa corrente, la Regione gestisce altre somme che potrebbero essere investite per lo sviluppo della Sicilia. Occorre però collegare meglio la richiesta delle imprese a questa disponibilità. In altre parole, dobbiamo sbloccare la spesa”.
“Dobbiamo fornire alle Imprese formazione professionale mirata per settori a cui serve e soprattutto adeguata. Voglio poi battermi per il diritto allo studio, poiché non esiste ancora una legge a riguardo e la nostra Regione possiede la percentuale più bassa in Europa di laureati nella fascia 25/34 anni. Attualmente, solo il 40% degli studenti bisognosi e meritevoli di borsa hanno possibilità di ottenerla veramente, mentre in regioni quali la Toscana la copertura finanziaria è del 100%. A questo aggiungiamo le problematiche infrastrutturali, che danno difficoltà agli studenti fuori provincia”.
“Lo sviluppo di una regione consiste nella sua capacità di fare muovere velocemente informazioni, merci, turisti e persone. A fare muovere le informazioni siamo discretamente bravi, per il resto occorrono migliori o addirittura nuove infrastrutture. Sono necessari interventi urgenti nel sistema dei grandi porti. Occorrono ferrovie veloci e strade migliori, ma allo stesso tempo va risolto il fatto che Messina rappresenta il collo d’imbuto del nostro sistema logistico e, in una logica integrata, occorre quindi un ponte che colleghi la Sicilia al resto dell’Italia”.
Su quali economie bisognerebbe concentrarsi maggiormente?
“Dobbiamo puntare in particolare sull’agroalimentare, sul turismo e sui beni culturali, ma soprattutto sul potenziamento della logistica”.
“Il turismo negli ultimi due anni ha avuto un incremento del 20%, l’ultimo ha contato 14 milioni e mezzo di visitatori. Tutto ciò naturalmente è dato da cause accidentali e dovremmo approfittarne attraverso la destagionalizzazione. La chiave sta nella creazione di eventi, nello sviluppo del turismo religioso, nella creazione di strutture per il turismo congressuale”.
“È necessario che gli ospedali decentralizzino alcune loro funzioni e che la Regione costruisca un sistema sul territorio per la gestione della prevenzione e della diagnosi precoce, nonché della cronicità. È questo modello organizzativo della sanità del futuro”.
“L’Autonomia siciliana può servire se utilizzata bene. Avere la possibilità di adattare le normative in funzione delle esigenze della Regione è una buona opportunità. Se invece viene utilizzata per rendere più complesse le cose allora è un problema. C’è comunque da dire che questa legge di cui stiamo parlando ha già settant’anni e andrebbe quindi ammodernata.