Sistema di fatturazione a 28 giorni: consumatori italiani intrappolati - QdS

Sistema di fatturazione a 28 giorni: consumatori italiani intrappolati

Michele Giuliano

Sistema di fatturazione a 28 giorni: consumatori italiani intrappolati

giovedì 26 Ottobre 2017

Tutte le compagnie hanno adottato questo meccanismo, motivo per cui l’utente è costretto ad accettare. Anche le sanzioni dell'Autorità per le Tlc sono troppo blande e tutto resta com’è

PALERMO – La bolletta ogni 28 giorni decisa dalle aziende di telefonia e tlc è una vera gallina dalle uova d’oro. Perché se pure le società di tlc che hanno adottato la tredicesima mensilità saranno multate dall’Agcom, la sanzione non sarà mai paragonabile al fatturato che si stanno dividendo: almeno 1 miliardo 190 milioni di euro di maggiori ricavi da rete fissa, internet e sim per cellulare con abbonamento.
La cifra è stata rivelata da La Repubblica, che cita uno studio interno dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ancora riservato. Di “consumatori danneggiati e intrappolati” parla l’Adoc, che sottolinea come gli utenti siano di fatto in trappola per mancanza di concorrenza. Se tutti gli operatori aumentano il costo del servizio – la nuova fatturazione accumuna Tim, Wind Tre, Vodafone e Fastweb -al consumatore non rimane altra scelta che quella di rinunciare al telefono. Impraticabile. Questo però potrebbe spiegare anche perché non ci sia stato finora il fuggi fuggi dalle aziende di tlc che hanno adottato la tredicesima mensilità.
“Se tutti gli operatori di telecomunicazioni adottano lo stesso sistema di fatturazione, a danno dei consumatori, questi ultimi sono letteralmente in trappola, non avendo alternative valide se non quella, provocatoria, di rinunciare all’uso dello smartphone”, dice l’Adoc.
“I consumatori non sono né pigri né disattenti, ma sono intrappolati in un mercato non concorrenziale, dove tutti gli operatori applicano la stessa tipologia di fatturazione – ha detto il presidente Adoc Roberto Tascini –, l’unica arma a disposizione del consumatore, quando subisce una modifica unilaterale del contratto, è esercitare il diritto di recesso per passare ad un altro operatore. Ma se tutti gli operatori hanno provveduto ad aumentare i costi del servizio, mascherandoli dietro al cambio di fatturazione, quest’arma è spuntata, per non dire inutile”.
Quale potrebbe essere la risposta, se si esclude quella “non percorribile” di rinunciare al telefono e allo smarphone? “È necessario – spiega l’Adoc – un intervento legislativo che sancisca innanzitutto il principio dell’invarianza di spesa per il consumatore a fronte di ogni modifica della tempistica di fatturazione. Un cambio di fatturazione dovrebbe, infatti, essere necessariamente basato su una riproporzione delle precedenti condizioni economiche, il consumatore non deve subire variazioni dei costi sostenuti. Altrimenti, come in questo caso, stiamo parlando di un aumento nascosto. Occorre poi allargare la platea di operatori nel mercato, al fine di stimolare la concorrenza e favorire i consumatori. Il fatto che il mercato delle telecomunicazioni sia in mano a poche aziende rende estremamente complicato per il consumatore cambiare operatore ed estremamente facile per questi ultimi porre in essere una sorta di “cartello” e godere di rendite di posizione”.

Per l’associazione dei consumatori Adoc
occorre inoltre prevedere un nuovo e maggiore potere d’intervento per l’Agcom. “L’Agcom – aggiunge Tascini – non solo deve poter sanzionare in modo più incisivo gli operatori ma deve poter intervenire prima che gli stessi mettano in atto comportamenti penalizzanti i consumatori, ad esempio sarebbe opportuno che l’Autorità potesse esprimere un parere vincolante prima dell’applicazione delle modifiche unilaterali del contratto da parte degli operatori, in modo da bloccare sul nascere ogni danno a carico degli utenti. Altrimenti ci troviamo come nella situazione attuale, con i consumatori danneggiati e intrappolati”.

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