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Fiat: la Regione non si arrende e rilancia ma non crede nell’industria blu per il futuro

Dario Raffaele

Fiat: la Regione non si arrende e rilancia ma non crede nell’industria blu per il futuro

venerdì 15 Gennaio 2010

Dal presidente Lombardo all’assessore alle Attività produttive Venturi, un coro unanime: rilanciare l’auto in Sicilia. Non viene presa in considerazione l’ipotesi di riconversione nel settore del turismo

PALERMO –  “Adesso basta! Marchionne, amministratore delegato della Fiat, dica la verità sul perché del suo accanimento contro lo stabilimento di Termini Imerese. Il popolo siciliano vuole lasciarsi alle spalle l’assistenzialismo e la mafia. Vogliamo una Sicilia produttiva e non vogliamo nessun aiuto dalla Fiat, ma, al contrario, vogliamo noi aiutare la Fiat. Vogliamo produrre automobili moderne e ad alta tecnologia. Siamo l’unica Regione che è pronta ad investire in totale 400 milioni di euro: 200 milioni in infrastrutture e 200 milioni in innovazione tecnologica”. Queste le parole di qualche giorno fa del presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo rispondendo alle nuove dichiarazioni dell’amministratore delegato Fiat, Sergio Marchionne. Non ha mancato di dire la sua nemmeno l’assessore regionale alle Attività produttive Marco venturi: “Marchionne deve spiegare perché la Fiat imbarca a Catania le auto assemblate a Termini Imerese e non dalle banchine del porto della città, che si trovano a pochi metri dallo stabilimento. Marchionne ha detto che la logistica è un costo aggiuntivo e insostenibile per il Lingotto? Ebbene, se la logistica gli è imposta da ambienti non sani, Marchionne ha il dovere di denunciare”. Secondo Venturi, l’amministratore delegato di Fiat dovrebbe rivedere la sua posizione: “Non dobbiamo interrompere il dialogo con l’azienda, serve uno sforzo per trovare una soluzione conveniente per entrambi, partendo dal presupposto che per quanto ci riguarda lo stabilimento di Termini non può essere chiuso e deve continuare a produrre auto. Ma – prosegue – se Fiat ha deciso di chiudere Termini Imerese allora ce lo faccia sapere e non solo a mezzo stampa con dichiarazioni provenienti da oltreoceano o attraverso monologhi senza alcuna possibilità di interloquire. La Fiat ceda lo stabilimento e i terreni alla Regione – sostiene Venturi – come beni strumentali al costo di un euro e noi bandiremo una gara internazionale per cercare una casa automobilistica interessata a rilevare la fabbrica e rilanciare l’auto in Sicilia”.
Venturi ricorda al manager del Lingotto che “la Fiat quarant’anni fa ha ricevuto il capannone industriale e i terreni a titolo gratuito o comunque per poche lire. Oggi, invece, sostiene che assemblare un’auto in Sicilia costa al gruppo mille euro in più. Ceda dunque lo stabilimento ad un prezzo simbolico alla Regione – conclude l’assessore – così la Fiat non sosterrà più le perdite e si potrà procedere ad una gara internazionale. In ogni caso, è urgente discutere di tutti gli aspetti in un tavolo nazionale che veda presenti tutti i protagonisti dalla Fiat ai sindacati, dal governo nazionale alla Regione siciliana, in cui chiaramente ci si possa confrontare e non solo ascoltare l’esposizione di idee e piani senza possibilità di discutere”.
Sembra incredibile come si sia ancora disposti a spendere 400 milioni nell’industria pesante quando si potrebbe rilanciare in un’ipotesi di riconversione nel settore del turismo, vocazione naturale dell’Isola e unica vera occasione (con prospettive future) di ripresa economica per la Sicilia.
 

 
Mare e terme. Formazione per riconvertire i 2.000 lavoratori
 
Un punto da cui ripartire (oltre al turismo balneare) è sicuramente quello termale. Le acque delle terme di Termini Imerese sono conosciute sin dall’antichità, basta ricordare che furono citate dal poeta Greco Pindaro, il cui mito narra di Ercole che si immerse in queste acque dopo la lotta contro Erice. Lo stabilimento termale si trova all’interno del Grand Hotel delle Terme ma le acque e i servizi non sono sicuramente sfruttati per tutte le loro potenzialità. Occorre fare dei 2.000 lavoratori dell’industria pesante (1.400 Fiat più 600 del resto dell’indotto) degli esperti del settore turistico. Investire in loro (la Regione potrebbe mettere sul piatto della bilancia i 400 mln promessi  a Fiat) attraverso una formazione professionale più agile e orientata al mercato del lavoro. E se proprio ci fosse qualcuno non disponibile a questa riconversione si potrebbe applicare la soluzione Alitalia ai lavoratori della Fiat: 8 anni di ammortizzatori sociali all’80% dello stipendio. I volenterosi saprebbero quale soluzione adottare.

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