Pears, ora tocca ai biocarburanti - QdS

Pears, ora tocca ai biocarburanti

Rosario Battiato

Pears, ora tocca ai biocarburanti

sabato 16 Gennaio 2010

Energia. Le fonti che diminuiscono l’impatto ambientale.
La realtà. L’Isola è la terza regione d’Italia per produzione di greggio e la prima per raffinato: ne lavora il 40% del totale nazionale. Ha otto raffinerie che pagano le imposte altrove e riceve royalties risicate.
L’obiettivo. Il Piano energetico prevede l’aumento della quota di biocarburanti per la cui produzione vengono utilizzati estratti vegetali anziché fossili. Nonostante 4.000 kmq inutilizzati, in Sicilia siamo agli albori.

PALERMO – La Green Sicily continua a far parlare media ed esperti. Dopo l’annuncio del fotovoltaico a Catania, un’altra realtà, l’Industria Meridionale Alcolici srl, e una futura speranza come l’Ecoil di Siracusa, sembrano sottolineare ancora una volta gli indubbi vantaggi e la funzionalità del Pears (Piano energetico ambientale regionale siciliano) approvato quasi un anno fa, ai tempi del Lombardo I. I biocarburanti sembrano così costituire un’altra pedina strategica nella scacchiera verde che il governatore sta costruendo sul suolo isolano. Tuttavia restano ancora i dubbi per una Regione che resta nelle retrovie nazionale per le biomasse, da cui appunto l’applicazione dei biofuels (produzione di combustibili da biomassa) che forse avrebbe dovuto prendere ancora prima il treno dei biocarburanti.
La corsa alla sostenibilità verde passa anche dai biocarburanti, visto che tra le misure che l’Italia dovrà prevedere in termini di produzione elettrica da Fer (Fonti di energia rinnovabile), esiste anche una valore importante da colmare in termini di percentuale di biocarburante che dovrà passare da 0,2 a 2,55 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio), secondo l’ultimo rapporto Fondazione per lo sviluppo sostenibile. In particolare si prevede una crescita sostanziale dei biocarburanti di seconda generazione che non sono in competizione con gli usi alimentari, viste le polemiche internazionali che su questo tema si sono scatenate.
La Sicilia si sta svegliando soltanto ora (si legga articolo a pagina 11, ndr). Attualmente ci sono nella penisola 13 impianti di produzione di biodiesel (2.457.194 tonnellate), certifica l’Assocostieri Unione Produttori Biodiesel, di cui buona parte al Nord e specialmente in Lombardia, mentre la Sicilia dovrà attendere il 2011 per l’apertura dell’Ecoil srl a Priolo che produrrà 200mila tonnellate di biodiesel. Questa quota dovrebbe servire a coprire la quota obbligatoria per la Sicilia di biocarburante miscelato al gasolio distillato che sarà di 160 mila tonnellate per il 2010, mentre ci vorranno 400 kton a partire dal 2011 per l’area del triangolo industriale. In termini di medio e lungo periodo la richiesta di biocarburanti è destinata a crescere notevolmente, infatti una previsione di Assocostieri fa passare la domanda di biocarburanti da 40 (2000) a 5190 (2020) migliaia di mc mentre la benzina auto passerà da 22740 (2.000) a 9.250 (2020) migliaia di mc.
L’Unione Europea prevede che per il 2020 ci sia un incremento dell’utilizzo dei biocarburanti nei trasporti con una quota minima obbligatoria del 10% dei consumi totali, mentre 5,75% entro il 2010 secondo la Direttiva Europea 2003/30/CE.
Cosa comporterebbe un aumento dell’utilizzo dei biocarburanti nell’isola? Proviamo a calare la richiesta europea nella realtà isolana, utilizzando i dati del consumo nel 2006 forniti dall’assessorato all’Industria. Gli isolani hanno consumato complessivamente 1.018.101 di tonnellate di benzina, 12 milioni complessivamente in Italia, pagando una media di 1.369,97 Euro/1000 litri (dati 2008) e 1.600.000 milioni di tonnellate di gasolio, 30 milioni circa il consumo italiano, pagando 1288,73 per Euro/1000 litri. Seppure la materia sia molto controversa diversi studi, tra cui un rapporto dell’Enel, testimoniano come il biodiesel riduca del 50% le emissioni di ossido di carbonio (CO) in atmosfera e del 78,45% di anidride carbonica. Gli ultimi dati disponibili dell’inventario delle emissioni, redatto dall’Ispra, ha certificato nel 2005 9.931.429,0 Mg di anidride carbonica solo per il settore del trasporto su strada. Un calcolo simbolico, che si basa sulla valutazione delle attuali emissioni su strada in funzione della potenziale riduzione derivante dall’impiego di biocarburanti, rivela come l’utilizzo della quota del 5% apporterebbe un abbattimento di circa 500mila mg di anidride carbonica.
E in termini economici? Attualmente la differenza tra gasolio e biocarburanti in termini di costi di produzione non è molto differente, ma visti gli attuali incentivi si può parlare, genericamente, di una riduzione del 10-12% rispetto il costo del carburante, cioè un risparmio di 154,56 Euro/1000 litri. Stiamo parlando di calcoli teorici dato il vasto mondo dei biocarburanti, anche quelli di seconda generazione, è in continuo movimento.

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