La mafia uccide il Sud e il Nord - QdS

La mafia uccide il Sud e il Nord

Valeria Arena

La mafia uccide il Sud e il Nord

giovedì 24 Maggio 2018

Sono già 16, in questi primi mesi del 2018, i Comuni sciolti dal ministero dell’Interno per infiltrazioni criminali. Lo spettro dei malavitosi su Pubblica amministrazione ed economia

PALERMO – Il 2018 rischia davvero di diventare un anno record per il numero di Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose. Nell’anno corrente, infatti, il consiglio dei Ministri ha provveduto allo scioglimento di ben 16 Enti, cifra decisamente elevata se consideriamo che nell’intero 2017 il totale è stato di 21.
 
Con questo ritmo, il pericolo che nel corso di questo anno si riesca a superare con facilità le 34 Amministrazioni commissariate nel 1993, quindi in piena Tangentopoli, si fa decisamente concreto. Ricordiamo inoltre che la presenza mafiosa in Sicilia nei primi anni Novanta era decisamente asfissiante, basti elencare il numero di stragi susseguitesi nel periodo, per cui il raggiungimento di determinate cifre, qualora venisse confermato, sarebbe davvero un segnale degno di preoccupazione.
 
Al momento, però, il primato di questa poco meritoria classifica rimane appannaggio di Campania e Calabria, le quali si sono viste protagoniste, dal 1991 all’8 maggio 2018, di 107 scioglimenti a testa. Al terzo posto troviamo la nostra Isola, ferma a 73, seguita dalla Puglia, decisamente distaccata con 14 scioglimenti in quasi 27 anni, e da tutte le altre regioni italiane, la cui somma resta comunque inferiore a quella della quarta posizione (11).
 
I dati raccolti e diffusi da Avviso pubblico – associazione di Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie – mostrano che in Sicilia lo scettro è detenuto dalla provincia di Palermo, che dal 1991 ha collezionato 32 scioglimenti per infiltrazione mafiosa, tra cui due annullamenti e un’archiviazione. Seguono Catania, con 11 Comuni sciolti in quasi 27 anni, Agrigento e Trapani a 8 – la seconda con un annullamento – e Caltanissetta a 7 più un annullamento. In fondo alla classifica, invece, Messina (4), Ragusa (2 più un annullamento), Siracusa (1) ed Enna, con uno provvedimento di scioglimento poi archiviato. Tra queste, Misilmeri, Comune palermitano, detiene il record di tre scioglimenti dal 1991 al 2018 nel 1992, 2003 e 2012. Tra le amministrazioni commissariate due volte, troviamo invece Altavilla Milicia (Pa), Bagheria (Pa), Caccamo (Pa), Campobello di Mazara (Tp), Cerda (Pa), Mascali (Ct), Niscemi (Cl), Riesi (Cl), San Giovanni la Punta (Ct), Scicli (Rg) e Villabate (Pa).
 
In generale, sintetizza Avviso pubblico, “dal 1991 all’8 maggio 2018 sono stati emanati nel complesso 478 decreti ex art. 143 del Testo unico sugli Enti locali, dei quali 166 di proroga di precedenti provvedimenti; su 312 decreti di scioglimento, 25 sono stati annullati dai giudici amministrativi”.
 
“Tenuto conto – si legge ancora nel report dell’associazione – che 58 Amministrazioni sono state colpite da più di un decreto di scioglimento, le Amministrazioni locali complessivamente coinvolte nella procedura di verifica per infiltrazioni della criminalità organizzata sono state fino a oggi 261 e di esse 238 sciolte per mafia (tra queste ultime 1 capoluogo di provincia e 5 aziende sanitarie). Dal 2010 a oggi sono 35 i procedimenti ispettivi avviati dal Ministero dell’Interno e conclusi con l’archiviazione”.
 
La Sicilia, come bene raccontano i numeri, è stata una delle maggiori protagoniste. Nei primi quattro mesi dell’anno, sono stati tre i Comuni sciolti per infiltrazione: Camastra (Ag), Bompensiere (Cl) e Trecastagni (Ct), il cui decreto è stato emanato lo scorso 8 maggio. Numeri vertiginosi per la Calabria, con sette scioglimenti tra gennaio e i primi di maggio, mentre Campania e Puglia seguono l’andamento della nostra isola, con tre Comuni sciolti ciascuno.
 
Il Sud resta dunque la vittima principale della criminalità organizzata, anche se ultimamente questo trend sta subendo variazioni significative. Il generale impoverimento del Meridione del nostro Paese, infatti, sembra aver costretto le mafie a guardare anche verso altre zone d’Italia e in particolare al più ricco settentrione, dove economia e investimenti pubblici viaggiano a ben altra velocità.
I dati parlano chiaro: fino al 2010, infatti, erano appena 3 i Comuni sciolti per infiltrazioni criminali nelle Regioni centro-settentrionali. Un trend che si è invertito bruscamente negli ultimi anni, con ben 8 provvedimenti in Regioni diverse da quelle del Sud.
 
Una lotta, quella alla mafia, che deve dunque essere giocata su tutto lo scacchiere nazionale, senza distinzioni geografiche divenute ormai anacronistiche e controproducenti.
 
comuni sciolti per mafia

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