Porto, un’incompiuta da oltre 12 anni con un destino sempre più nebuloso - QdS

Porto, un’incompiuta da oltre 12 anni con un destino sempre più nebuloso

Riccardo Lupo

Porto, un’incompiuta da oltre 12 anni con un destino sempre più nebuloso

giovedì 21 Gennaio 2010

Rilancio. Puntare ogni risorsa sull’industria blu.
Ritardi. I cantieri si susseguono da anni, una situazione causata in parte dal fallimento della ditta che per prima si aggiudicò i lavori. La politica, però, ha fatto troppo poco.
Cambio di prospettiva. Nell’ottica di un addio della Fiat sarebbe opportuno rivedere il ruolo del porto commerciale. Un’occasione da non perdere per una riqualificazione turistica

TERMINI IMERESE (PA) – L’eterna incompiuta: potrebbe essere questo il cartello a indicare il porto cittadino. Si, perché a quest’opera, iniziata più di dodici anni fa, si lavora a tutt’oggi per il definitivo completamento. Nel corso di tutti questi anni sono piovuti, per i lavori, decine e decine di miliardi delle vecchie lire e ancora oggi, a distanza di dodici e passa anni, mancano le recinzioni di sicurezza, la segnaletica, l’illuminazione, e manca persino la fornitura dell’acqua per le navi in transito.
Ma con un ulteriore investimento di 21 milioni di euro – stanziati dal Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) – finalmente l’opera dovrebbe essere terminata assecondando tutti gli standard di sicurezza e dando sfogo alle imprese sorte in quell’area. In questi giorni, anche per via del caso Fiat, si è molto parlato di quest’opera mai finita e di recente l’argomento è stato trattato anche nella trasmissione Exit, trasmessa da La7.
I ritardi di questa incompiuta vengono imputati principalmente al fallimento dell’impresa che per prima si aggiudicò i lavori, ma è anche vero che la Regione siciliana, in tutti questi anni, non ha fatto nulla per velocizzare gli interventi.
La Fiat è sbarcata in Sicilia negli anni Settanta del secolo appena trascorso e da allora le infrastrutture a supporto dell’area industriale non sono state mai completate. C’è da segnalare anche una faccenda singolare: più volte, in passato, la Fiat disse che aveva bisogno di abbattere i costi di trasporto, anche utilizzando il porto. Oggi, però, le auto prodotte nello stabilimento di Termini Imerese prendono il mare da Catania. In pratica, per lasciare la Sicilia le auto potrebbero fare soltanto 7 chilometri – la distanza tra lo stabilimento Fiat e il porto – ma ne percorrono 170 su tir e vagoni ferroviari. Un vero e proprio controsenso e un aggravio dei costi non indifferente.
A sentire il senatore Antonio Battaglia (Pdl), ex vice sindaco, la questione porto è più complessa di quanto sembra e sarebbe un errore pensare di sfruttare il porto solo per il traffico delle merci. La soluzione prospettata è quella di creare un porto turistico annesso a un porto commerciale.
Con la chiusura dello stabilimento Fiat, si aprono prospettive nuove per la struttura portuale: a cosa servirà un porto commerciale se la fabbrica cesserà di esistere? Anche per questo, sarebbe ora di pensare al turismo, valorizzando lo stesso porto in un’ottica di sviluppo dell’industria blu, l’unico vero salvagente per la Sicilia.
 

 
La nuova amministrazione e i programmi futuri
 
TERMINI IMERESE (PA) – Sulla vicenda abbiamo sentito il sindaco di Termini Imerese, Salvatore Burrafato che, eletto solo da qualche mese, ha parlato delle prospettive della struttura e dei programmi dell’amministrazione comunale per il futuro del porto.
A distanza di dodici anni il porto non è ancora perfettamente funzionante, a chi vanno imputate le colpe?
“Ai vari governi regionali succedutisi in 15 anni”.
In una recente intervista televisiva, lei ha detto che Fiat imbarca da Catania le auto prodotte a Termini, com’è possibile che avvenga questo?
“Per motivi a noi non noti, la Fiat ha fatto questa scelta, sicuramente una scelta antieconomica”.
Vi siete insediati al Comune da poco, ma quali sono i vostri programmi futuri, in tal senso?
“Abbiamo fatto una scelta che è quella di sottrarre questo Porto alla competenza della Regione siciliana, consegnandolo nelle mani dell’Autorità portuale, la quale negli ultimi due anni, mi pare abbia incasellato almeno due investimenti per circa 40 milioni di euro”.

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