L'Anci contro i paradossi normativi con la campagna #liberiamoisindaci - QdS

L’Anci contro i paradossi normativi con la campagna #liberiamoisindaci

Redazione in collaborazione con AnciSicilia

L’Anci contro i paradossi normativi con la campagna #liberiamoisindaci

mercoledì 04 Luglio 2018

Una proposta di legge per rimuovere gli ostacoli che rallentano l’azione dei primi cittadini 

Al via la campagna dell’Anci #liberiamoisindaci, iniziativa che mira a raccogliere contributi e proposte sottoscritte dai sindaci italiani, per liberarli da vincoli e paradossi normativi che ingessano l’attività amministrativa nei Comuni. La proposta di legge Anci, che sarà consegnata a breve al Governo e alle forze politiche, mira a eliminare, nell’interesse delle comunità, obblighi vessatori che rivengono da norme anacronistiche o trattamenti disparitari.
La proposta di legge elaborata dall’Anci si pone l’obiettivo di “liberare” i sindaci e gli amministratori locali da tutti quegli ostacoli che impediscono un’attività continuativa e regolare durante il loro mandato e, soprattutto, li impegnano in attività e compiti anacronistici.
 
UGUALI COME GLI ALTRI A CIASCUNO IL SUO
 
I sindaci vogliono pari condizioni democratiche nell’accesso a tutte le cariche elettive, e che sia garantito il pieno diritto di elettorato passivo, superando una disciplina anacronistica e che li rende diseguali rispetto, per esempio, ai presidenti di Regione. Nel nostro ordinamento si sono stratificate norme e obblighi r che non rispondono al ruolo dei sindaci, alla complessità delle funzioni assegnate ai Comuni e alla stessa evoluzione della Pubblica amministrazione in generale. Occorre fare ordine. Per esempio, che c’entra il sindaco con l’ ordine di sequestro di merce avariate? Che c’entra il sindaco con l’autorizzazione del Tso, posto che è già stato accertato e dunque ritenuto necessario da chi è tecnicamente competente? Il paradosso: oggi i nostri sindaci sono chiamati a compiere atti puntuali di varia natura di carattere squisitamente tecnico, e ne rispondono eventualmente, e invece non hanno i poteri di programmazione rispetto ad alcuni temi. Allo stesso tempo, rispondono direttamente degli effetti di atti di gestione compiuti dai dirigenti, nonostante la vigenza del principio di separazione fra indirizzo politico e gestione. Per esempio, che c’entra il sindaco con l’assegnazione di una causa a un avvocato scelto in autonomia dal dirigente? Che c’entra il sindaco con il rilascio di una concessione di occupazione di suolo pubblico eventualmente illegittima?
 
BUONA LA PRIMA, BUROCRAZIA ZERO
 
La proposta mira a introdurre misure di semplificazione amministrativa e ordinamentale che servano a sostenere i processi di crescita socio-economica. Peraltro, in un’era caratterizzata dall’utilizzo di tecnologie tanto evolute da non richiedere un luogo fisico come contenitori di dati, nonché dall’evoluzione del Codice dell’amministrazione digitale, si è voluto affermare il principio per cui non può essere richiesta ai Comuni qualsiasi rilevazione, comunicazione, rendicontazione già in possesso di altre Pubbliche amministrazioni. Base di partenza dell’idea è stato il Dl n. 133 del 2014 (convertito con modificazioni nella legge n. 164/ 2014), che aveva la finalità di ridurre gli oneri a carico di cittadini e imprese nell’avvio di attività economiche. Ora crediamo sia arrivato il tempo di ridurre le incombenze a carico dei Comuni, al fine di liberare energie e orientarle verso obiettivi di mandato e servizi ai cittadini. Perché il Comune deve comunicare i dati relativi alla spesa di personale alla Corte dei Conti, al Dfp, alla Rgs e poi pubblicare gli stessi dati ma in formati diversi sul sito? è stato stimato che per 44 dati la cui pubblicazione è obbligatoria, esiste già un concomitante obbligo di comunicazione a una o altre amministrazioni. Si può stimare che ogni Comune (indipendentemente dalla classe demografica) è oggi obbligato a tenere aggiornate tra le 100 e 150 informazioni e comunicazioni, a cadenze diverse, verso più Pubbliche amministrazioni. Per poter assumere occorrono 16 adempimenti preventivi e verifiche finanziarie. Gli adempimenti diventano circa 50 prima di poter approvare il bilancio di previsione annuale. Inoltre, l’accesso a tutte le banche dati delle Pa deve essere gratuito per i Comuni nell’esercizio delle proprie funzioni istituzionali.
 
REGOLE SEMPLICI PER AMMINISTRARE
 
Bisogna liberare i dipendenti dei Comuni da procedure e adempimenti interni meramente burocratici, per consentire di utilizzare tempo e risorse per far funzionare più rapidamente la macchina comunale. Abbiamo stimato che per approvare un Bilancio di previsione, occorrono oggi circa 50 verifiche e adempimenti contabili. Pertanto, abbiamo previsto abrogazioni di adempimenti contabili obsoleti e superflui; modifiche alle competenze del Consiglio comunale ormai superate da norme successive al Testo unico, una riforma omogenea e razionale della disciplina di nomina dei revisori dei conti.
 
VITA SEMPLICE PER I PICCOLI COMUNI
 
Non è pensabile che un Comune con mille abitanti abbia le stesse regole di un Comune con 100 mila abitanti. Vanno adottate norme che differenziano gli adempimenti a carico dei piccoli Comuni, che non hanno abbastanza personale o non adeguatamente formato per poter assolvere a tutti i compiti assegnati. Per esempio, il sindaco di un piccolo Comune, spesso con un solo dipendente, deve approvare il Documento unico di programmazione, composto da tre documenti già predisposti in sede di programmazione triennale, e una lunga serie di allegati al bilancio di previsione: dal “Prospetto esplicativo del risultato di amministrazione presunto” al “Prospetto dimostrativo del rispetto dei vincoli di indebitamento”. Nel progetto di legge proponiamo semplificazioni che tengano conto della specificità dei Comuni minori e soprattutto della utilità pressoché nulla per la collettività derivante dagli adempimenti ad es in materia di contabilità economico-patrimoniale.
 
ABOLIAMO ANACRONISTICI TETTI DI SPESA
 
Semplifichiamo e abroghiamo le norme che davvero non hanno alcun legame con la virtuosità degli Enti in base alle nuove regole dei saldi di finanza pubblica. I Comuni sono soggetti a vincoli risalenti a quasi 10 anni fa su voci di spesa essenziali per far funzionare la struttura e attuare le riforme. Per esempio i Comuni stanno attuando il nuovo sistema contabile, il nuovo Codice appalti, il nuovo Regolamento edilizio, la Scia, la nuova Conferenza dei servizi, l’Agenda digitale, la trasparenza, la privacy, Siope plus, fabbisogni standard, contabilità economico-patrimoniale, razionalizzare le società, la riforma del pubblico impiego e della valutazione del personale, Rei… e questo è solo una parte del diluvio di nuove norme che ricade su personale anziano e assai ridotto e per di più che non si può riqualificare e formare, perché oggi non si può spendere più del 50% del 2009.
 
SEMPLIFICAZIONI IN MATERIA DI ENTRATE
 
Semplifichiamo le norme che riguardano le modalità e le procedure delle riscossioni da parte dei Comuni e stabiliamo che alcune entrate spettanti ai Comuni diventino non più aleatorie e discontinue (per esempio l’addizionale sui diritti aeroportuali).
L’obiettivo della proposta di legge #liberiamoisindaci è quello di mettere i primi cittadini nelle condizioni di avere maggiore autonomia, in modo che non siano più schiacciati da una burocrazia e da norme spesso anacronistiche che non aiutano il loro lavoro, ma piuttosto lo frenano.
La bozza di proposta di legge è aperta alle integrazioni dei sindaci, che possono far pervenire le loro osservazioni e segnalazioni all’indirizzo mail liberiamoisindaci@anci.it. L’Anci chiede ai sindaci di aderire e di far aderire altri Comuni perché questa è una sfida che si potrà vincere solo se i sindaci riusciranno a fare squadra, a parlare con una voce sola.
Per sostenere la proposta di legge, si può condividere la campagna #liberiamoisindaci su siti e pagine social personali dei sindaci e ufficiali dei Comuni, farne tema di dibattito e discussione anche a mezzo stampa, generando così interesse e supporto.

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