Atenei siciliani lontani dall'Europa - QdS

Atenei siciliani lontani dall’Europa

Chiara Borzi

Atenei siciliani lontani dall’Europa

martedì 02 Ottobre 2018

Su 740 mln di fondi Horizon 2020 a disposizione delle Università per ricerca e innovazione solo 10 mln sono andati alla Sicilia per mancanza di progetti, in Lombardia 200, in Veneto quasi 79. Il Politecnico di Milano attrae 90 mln con 195 progetti, per UniPa 6 mln, UniCt 3,5 mln, briciole per Enna e Messina

CATANIA – Atenei siciliani in corsa per l’utilizzo migliore e quantitativamente maggiore dei fondi che l’Europa destina alle università italiane. Horizon 2020 è una grande opportunità che i tre maggiori centri universitari dell’isola sanno di avere a disposizione per incrementare l’attività accademica, dunque la ricerca, ma non si è ancora in grado di raggiungere l’eccellenza e il cumulo di fondi utili a “scalare” una classifica che vede agli apici di ricezione di denaro europeo le università del Nord e del Centro Italia.
 
Con i suoi 4 atenei la Sicilia ha attratto 10.378.332,64 euro di contributo da Horizon 2020, le 4 università del Veneto sono – dati alla mano – irraggiungibili con ben 78,9 milioni di euro
 
A rilevarlo è una analisi di Aster, società della Regione Emilia-Romagna per l’innovazione e la ricerca industriale. Il contributo medio per le facoltà venete è di 20 milioni di euro circa per progetto, per gli atenei siciliani si contano solo 2,5 milioni. Un abisso che ad oggi sembra incolmabile. Riguardo il numero dei progetti, il dato aggiornato per Catania è di 16 progetti (4 settembre 2018), Palermo ne ha dichiarati 20 con prospettive di crescita, a Messina sono rimasti allo stato attuale quattro progetti.
 
Da dove deriva il ritardo delle Università di Palermo (30°) , Catania e Messina? Probabilmente non dallo scarso impegno dei ricercatori siciliani, la cui permanenza all’interno della professione dipende direttamente dalla possibilità di vedere finanziata con successo la propria attività di ricerca. Potrebbe invece concedere qualche alibi la presenza di un numero ridotto di dipendenti che all’interno degli uffici di ateneo hanno il compito di avviare gli iter burocratici. Di certo, anche in questo ambito, gli atenei siciliani vivono la condizione “d’insularità”, cioè la difficoltà strategica di poter raggiungere fisicamente soggetti partner e colleghi, nel resto del continente e anche i restanti all’interno della stessa nazione. Banalmente un biglietto da Catania o Palermo verso Milano costa almeno 200€ e nessuna Skype call è ancora in grado di sostituire la discussione vis a vis relativa alla progettazione.
 
Abbiamo interrogato sul tema gli Atenei di Palermo, Catania, Messina ed ecco le risposte che abbiamo ricevuto.
 
“Non giudico la situazione così drammatica – ha spiegato il delegato alla gestione operativa delle attività di ricerca di Ateneo ed ai rapporti di ricerca con l’Ue per l’Università di Palermo, professore Livan Fratini – quanto meno per la media di fondi ricevuti per i progetti, 6 milioni di euro circa. In Horizon 2020 contiamo già 20 progetti approvati, per un totale medio che equivale appunto alla somma già citata. Quel che conta evidenziare sono gli sforzi compiuti in questi anni per migliorare le performance del nostro ateneo. Otto anni fa i progetti approvati erano pochissimi, poi c’è stato un forte impulso durante il 2007-2013 e un altro con Horizon, sistema in cui il livello di competizione è tra l’altro più aspro. Nel corso della programmazione 2007-2013 abbiamo visto approvati 33 progetti, oggi siamo già a 20 progetti in una fase di piena programmazione, per cui crediamo di aumentare sia il numero di progetti finali presentati che il valore del contributo ricevuto. Contiamo molto su Horizon 2020 e la promuoviamo tra i nostri docenti – ha comunicato il docente UniPa – è una misura puntuale e che ha visto la pubblicazione dei primi bandi già all’inizio del 2014. Nel confronto con gli atenei del Nord – ha infine dichiarato Fratini – la tradizione in questo senso è a nostro sfavore. L’abitudine a questo tipo di bandi è diverso. Noi siamo partiti molto dopo, quindi stiamo rinconcorrendo, ma con numeri in forte crescita e di tutto rispetto”.
 
“La ridotta competitività dell’Università di Catania nell’attrazione dei fondi deriva certamente da una limitata capacità di costituire partenariati internazionali forti e probabilmente dallo scarso allineamento dei progetti con le linee guida dettate dall’Europa – ha analizzato la delegata alla ricerca UniCt Alessandra Gentile –. Vi è da considerare che quello di Catania è un ateneo di tipo pluridisciplinare che per la qualità della ricerca scientifica condotta potrebbe avere successo in ognuno degli ambiti delle tematiche di Horizon 2020. Siamo consapevoli del fatto che ci sia una problematica nella partecipazione con successo del nostro ateneo ai progetti, ma questo non significa necessariamente un problema di qualità e stiamo lavorando per superare alcune criticità; registriamo altresì un trend di partecipazione ai bandi in crescita anche con riferimento al fatto che vinciamo progetti non solo come partner, ma anche come coordinatori; testimoniando che accanto alla buona idea progettuale si affianca una notevole capacità di concezione e gestione dell’intera proposta progettuale.
 
Questo è per noi motivo di soddisfazione – ha dichiarato Gentile – nella prospettiva di poter far crescere una cultura della progettazione pluridisciplinare. Per migliorare la nostra posizione in Italia stiamo lavorando su due direttrici. Da una parte stiamo puntando ad accrescere il numero di progetti complessivamente presentati in bandi competitivi e, dall’altra, stiamo lavorando affinché i progetti presentati siano di qualità elevata e quindi con maggiori possibilità di successo. Per il primo obiettivo, l’Ateneo ha messo quest’anno a disposizione dei suoi ricercatori 1 milione di euro per finanziare coloro che hanno presentato progetti valutati positivamente dall’Europa ma sono stati esclusi dal finanziamento per carenza di risorse”.
 
L’università di Messina e la Kore fanalini di coda per progetti presentati
 
MESSINA – L’Università di Messina è quella che in Sicilia ha presentato meno progetti in Horizon 2020, preceduta solo da Enna (Kore) con un solo progetto all’attivo.
 
Ecco l’elenco e il dettaglio dei progetti finanziati tramite Horizon all’ateneo peloritano, tra cui spicca un filone dedicato allo studio della mafia locale. Progetto MessCA (2018). Nome del progetto: “The Messina Case: Mafia-type Organised Crime in the Province of Messina – MessCa” (MessCa). Si tratta di un Marie Skłodowska-Curie Individual Fellowships (MSCA) per lo svolgimento di una ricerca inerente la storia delle reti mafiose nella Provincia di Messina. Il progetto finanzia una borsa di ricerca della durata di 24 mesi. La sede ospitante per lo svolgimento del progetto MessCa è il Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche di UniMe. Il progetto presentato ha come supervisore il prof. Luigi Chiara. Il progetto ha ottenuto un finanziamento totale che ammonta a € 168.277,20.
 
Progetto Cresting (2018). Nome del progetto: CiRcular Economy: SusTainability Implications and guidING progress – Cresting. Capofila del progetto è l’Università di Hull (UK) e il responsabile scientifico del progetto per Unime, è la Prof.ssa Roberta Salomone – Dipartimento di Economia. Si tratta di un programma Marie Skłodowska-Curie Innovative Training Networks finalizzato formare 15 Early Stage Researchers (ESRs) nel campo della Circular Economy. Verranno erogate ad ogni partner borse di studio finanziate al 100% dal progetto per una borsa di dottorato/assegno di ricerca della durata di 36 mesi. UniMe accoglierà 1 borsista da luglio 2018 a agosto 2021. la quota di finanziamento spettante ad Unime è di €235.810,00 a copertura della borsa di n.1 “researcher” per una durata di 36 mesi.
 
WInSIC4AP (2017). Nome del progetto: Wide Band gap Innovative SiC for Advanced Power. Si tratta di un progetto finanziato nell’ambito del programma di cooperazione Ecsel – Research and Innovation Actions. Il progetto ha durata di 36 mesi e come obiettivo la realizzazione di prototipi innovativi per la creazione di sistemi e sottosistemi applicativi. Coordinatore del progetto è il Distretto Tecnologico Sicilia Micro e Nano Sistemi (S.C.A.R.L.), referente del progetto è il prof. Patané. Il budget per UniMe è pari a €74.375,00.
 
Beacon (2015-2017). Nome del progetto: Enabling Federated Cloud Networking. Il progetto si è concluso nel 2017 e riguardava lo sviluppo di applicazioni tecnologie finalizzate alla fusione e gestione integrata di network di clouds. Capofila Centre d’excellence en technologies de l’information et de la communication. Referente per UniMe era il prof. A. Puliafito. Budget di UniMe era di € 390625.
 
Scarsa conoscenza delle possibilità di finanziamento
 
Le analisi proposte dai docenti siciliani incaricati di gestire l’ambito di Horizon 2020 mostrano punti in comune.
 
“Bisogna dire che la partecipazione ai progetti Horizon 2020 è abbastanza complessa e il tasso di successo per alcune tipologie di progetto, vedi gli ERC, è molto bassa a fronte di un impegno in termini di tempo e di energie elevato – ha dichiarato il prorettore all’internazionalizzazione ed Horizon 2020 UniMe, professore Antonino Germanà – . In ogni caso l’Università di Messina deve fare di più in termini di presentazione di domande a Horizon 2020, che risulta essere il programma di finanziamento più importante da un punto di vista economico a cui si può fare riferimento. Le cause per cui l’Ateneo di Messina non riesce ad assicurarsi la stessa quantità di fondi di altri Atenei sono numerose e possono essere ricondotte, principalmente, ad un gap linguistico, al fatto di trovarsi in una sede periferica, alla mancanza di una conoscenza approfondita delle numerose possibilità di finanziamento che mette a disposizione il programma Horizon 2020 e alla possibilità da parte del corpo docente dell’Università di Messina di attingere ai fondi, soprattutto regionali, dove la partecipazione risulta meno complessa. Per migliorare la capacità di attrazione fondi sui progetti Horizon, sono già stati potenziati gli uffici di ricerca con nuove e specializzate figure professionali, progettazione e internazionalizzazione e si punta alla creazione di un grant office in cui far confluire le expertise con specifiche competenze professionali e linguistiche presenti in Ateneo con l’obiettivo di supportare in modo organico il corpo docente nella stesura e presentazioni delle proposte progettuali”.
 
I progetti Italia-Malta e Italia-Tunisia rappresentano un altro zoccolo duro della ricezione di fondi e partecipazione a progetti delle Università di Catania e Palermo. Messina non ha menzionato i due assi sopracitati, ma comunicato i dettaglia dei quattro progetti finora finanziati completi d’importi.

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