No all'uso improprio degli antibiotici - QdS

No all’uso improprio degli antibiotici

redazione

No all’uso improprio degli antibiotici

mercoledì 17 Ottobre 2018

Indispensabile una maggiore attenzione per le pratiche assistenziali, a partire dalla vaccinazione tra gli adulti

in collaborazione con ITALPRESS
 
ROMA – Le infezioni ospedaliere spaventano più di molte malattie: su 9 milioni di ricoverati negli ospedali italiani, ogni anno si registrano da 450 mila a 700 mila casi, che colpiscono dal 5% all’8% dei pazienti ricoverati, in special modo quelli assistiti nelle terapie intensive. Nell’1% dei casi tali infezioni sono mortali con circa 7 mila decessi all’anno. L’impatto economico del fenomeno è stimabile in circa 1 miliardo di euro all’anno, cifra che grava sul bilancio sanitario e che viene quindi sottratta ad azioni di prevenzione e a risorse per il corretto utilizzo dei nuovi antibiotici. La resistenza agli antibiotici da parte di alcuni microrganismi rappresenta un ulteriore problema che nasce da un uso inappropriato degli antibiotici stessi (inutili in quasi il 50% dei casi in cui sono prescritti).
 
 
Per le ragioni appena elencate il Gruppo italiano per la stewardship antimicrobica (Gisa) ha avanzato alcune proposte per migliorare l’utilizzo degli antibiotici, favorire l’accesso a quelli di nuova formulazione diminuendo l’uso inappropriato e per ridurre il rischio infettivo dei pazienti in ospedale. Il tutto partendo da una maggiore attenzione alle buone pratiche assistenziali, dalla necessità di promuovere le vaccinazioni tra gli adulti, i soggetti a rischio e tra gli operatori ospedalieri, dal potenziamento dei servizi di microbiologia e da un forte coinvolgimento dei farmacisti ospedalieri.
 
“Oggi – ha affermato Francesco Menichetti, presidente Gisa – i nuovi antibiotici non sono considerati, a rigore di definizione, farmaci innovativi, in quanto rappresentano un’evoluzione di farmaci già esistenti. Non godono quindi di percorsi che ne favoriscano un rapido e facile accesso e non hanno allocazione di risorse dedicate; la necessità di accedere a questi nuovi farmaci impone una revisione delle regole (scheda Aifa, restrizione prescrittiva) che non vada verso un’insensata liberalizzazione bensì consideri procedure che permettano, definiti chiaramente gli ambiti di potenziale utilità, l’accesso rapido da parte di specialisti che trattano pazienti con infezioni gravi, per i quali tali farmaci potrebbero essere un salva-vita”.
 
Fattore determinante per contrastare l’antibiotico-resistenza è la lotta alle infezioni ospedaliere, per cui l’Italia rimane maglia nera in Europa. “Nel nostro Paese – ha aggiunto Stefania Iannazzo, medico responsabile della struttura semplice Programmi vaccinali, Amr e Ica, direzione generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute – il livello di antibiotico-resistenza è fra i più elevati d’Europa, con una percentuale annuale di pazienti infetti fra il 7 e il 10%. Al momento non abbiamo purtroppo un sistema efficiente di rilevazione delle infezioni ospedaliere e non possiamo stimare con certezza l’impatto delle stesse sulla popolazione in ospedale. Esistono però sistemi di rilevazione dell’antibiotico-resistenza abbastanza puntuali e che ci confermano che la situazione non è buona, soprattutto quanto riguarda i germi Gram negativi. Uno dei fattori determinanti per ridurre le infezioni ospedaliere è limitare l’uso, spesso improprio, degli antibiotici. Nonostante alcune campagne del ministero della Salute, in generale si fa poca informazione sull’uso degli antibiotici”.
 
Secondo un’indagine presentata la scorsa settimana da Assosalute, l’antibiotico è la prima soluzione per il 15% degli italiani per bloccare l’influenza. Teoria errata, visto che gli antibiotici contrastano i batteri e non i virus, e la loro azione può essere pericolosa per la possibilità di alterare la flora batterica delle prime vie respiratorie, con l’eventualità di favorire una superinfezione da parte di un microrganismo resistente. “Troppo spesso – ha confermato Pierluigi Lo Palco, professore di Igiene e Medicina preventiva dell’Università di Pisa – gli antibiotici vengono utilizzati impropriamente, visto che per curare l’influenza l’antibiotico non serve. Ed è l’utilizzo improprio a far scattare le resistenze batteriche. Per questo è fondamentale vaccinarsi ed è importante che si vaccinino gli operatori sanitari. Insieme a quello per l’influenza, un altro vaccino per cui esistono evidenze molto chiare è quello contro lo Pneumococco, causa di infezioni batteriche molto gravi. L’uso massivo della vaccinazione non solo diminuisce il ricorso agli antibiotici per curare questo tipo di patologie, ma fa sì che vengano sempre più ridotti i ceppi di questo batterio, resistenti agli antibiotici”.

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