Polonia: non è un paese per i giovani? Continua un costante flusso migratorio - QdS

Polonia: non è un paese per i giovani? Continua un costante flusso migratorio

Polonia: non è un paese per i giovani? Continua un costante flusso migratorio

sabato 24 Novembre 2018
GELA (CL) – Oltre 20 milioni di polacchi vivono fuori dalla Polonia: costituiscono circa un terzo della nostra popolazione. Questo è il risultato dei dati raccolti dalle ambasciate polacche di tutto il mondo. Naturalmente questi dati si applicano a tutte le ondate di emigrazione, sia quella dopo la guerra che quella contemporanea.
 
Dopo la seconda guerra mondiale, l’emigrazione non si arresta e l’inizio della costruzione di un Paese forte e sicuro coincide con una semplice opportunità di fuga. La nostra “nuova-giovane” emigrazione nazionale inizia in quel tempo.
 
Nel 2004 la Polonia diventa membro dell’Unione europea e i polacchi cominciano a lasciare il Paese in massa. Sono i giovani tra 19 e 30 anni la maggior parte di questi emigranti. All’estero cercano lavoro e guadagni migliori o cercano di imparare una nuova lingua e conoscere la cultura del posto in cui si trovano.
 
Gli inizi in un nuovo Paese sono difficili: nuova lingua, ambiente, cultura, persone, mentalità. Per poter partire si deve avere molto coraggio e determinazione perché vivere in un Paese dove i modi di pensare e tradizioni sono diversi non è facile. Grazie a questa nuova esperienza entrambe le parti possono imparare cose nuove e avere una visione più aperta del mondo.
 
Nella vita di tutti gli emigranti arriva un momento in cui si deve prendere una decisione: restare o tornare? Le persone che partono per poter acquisire esperienza e imparare la lingua di solito tornano dopo 2,3 anni. Il motivo fondamentale per cui tornano è il desiderio di stare di nuovo con la loro famiglia e di usare la loro esperienza nel loro Paese. Ci sono anche persone che a causa della delusione tornano dopo alcuni mesi o settimane perché la realtà è diversa dalle aspettative. Ci sono anche persone che sono riuscite ad ambientarsi bene e soddisfare le loro aspettative e non vogliono tornare nel loro Paese.
 
Io per esempio sono un’emigrante fin da piccola, avendo 19 anni ho vissuto già in 4 Paesi diversi. Nel 2015, con mia madre e mio fratello, ci siamo trasferiti in Sicilia dove abito ancora adesso. All’inizio non era facile, nessun inizio è facile, ma con il passare del tempo tutto migliora. Con l’aiuto della scuola, degli insegnanti, degli amici e delle esperienze, sia positive che negative, sono riuscita a superare ogni difficoltà e ostacolo che ho incontrato durante il percorso scolastico e personale.
 
Secondo me essere un emigrante non è una cosa negativa. Anzi, io la considero un’opportunità che la vita mi ha dato per poter conoscere meglio il mondo e me stessa, e non vedo l’ora che sia l’anno prossimo e potrò iniziare la mia nuova avventura.
 
Natalia Walkiewicz
VAL Liceo Elio Vittorini Gela

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