Comuni senza scuse: ora pagate le imprese - QdS

Comuni senza scuse: ora pagate le imprese

Eleonora Fichera

Comuni senza scuse: ora pagate le imprese

venerdì 01 Febbraio 2019

La Cassa depositi e prestiti fungerà da strumento di supporto per anticipare i rimborsi. La norma è inserita nella Legge di Bilancio 2019 (145/2018) del Governo GialloVerde. Si deve arginare un fenomeno che negli anni ha soffocato migliaia di imprese siciliane

PALERMO – Niente più scuse per i Comuni che rimandano i pagamenti alle imprese fornitrici. Grazie al comma 849 inserito nell’ultima Legge di bilancio (145/2018), infatti, la Cassa depositi e prestiti metterà a disposizione degli Enti locali liquidità per anticipare i pagamenti non evasi alle imprese. La Cdp ha già reso operativa una piattaforma che consentirà di erogare prestiti nei confronti delle Pubbliche amministrazioni per permettere loro mettersi in regola con i crediti non saldati alle imprese fornitrici. In questo modo sarà possibile offrire un concreto sostegno agli Enti territoriali generando, di conseguenza, un impatto positivo nel tessuto economico delle comunità locali, grazie all’immissione di liquidità nel mercato. La vecchia storia dei Comuni indebitati, che non riescono a pagare i fornitori per mancanza di liquidità, non potrà più essere una scusa.
 
COS’È L’ANTICIPAZIONE DI LIQUIDITA’
È uno strumento che permette l’accelerazione dei pagamenti dei debiti maturati dalla Pa verso i propri fornitori al 31 dicembre 2018. Attraverso la piattaforma messa a disposizione di Regioni, Province, Città Metropolitane e Comuni, la Cdp anticiperà le somme necessarie per il pagamento di “debiti certi, liquidi ed esigibili relativi a somministrazioni, forniture, appalti e obbligazioni per prestazioni professionali”.
 
COME FUNZIONA
Tramite piattaforma web, le Pubbliche amministrazioni interessate potranno scaricare l’elenco dei debiti da pagare, richiedere (sempre online) l’Anticipazione di liquidità e stipulare un contratto con la Cassa depositi e prestiti per richiedere l’erogazione delle somme necessarie a saldare i propri debiti. Una volta presentata richiesta, bisognerà aspettare sette giorni per l’erogazione. La Pa richiedente, a quel punto, dovrà pagare i fornitori entro 15 giorni. L’anticipazione, poi, dovrà essere rimborsata entro il 15 dicembre. Le richieste verranno accettate fino al prossimo 28 febbraio.
 
I VANTAGGI
Lo strumento permetterà alle imprese di riscuotere i debiti maturati senza costi accessori. Gli Enti pubblici, dal canto loro, “godranno – specifica la Cdp – di un tasso finito vantaggioso, variabile, al momento pari allo 0,67%, inferiore rispetto a quello previsto dalla direttiva 2011/7/Ue (tasso di riferimento Bce + 8%)”. Le ricadute positive, inevitabilmente, interesseranno indirettamente anche bilancio centrale e finanza pubblica.
 
LE CONSEGUENZE DEI RITARDI
La novità non è da poco se si considera che, i continui ritardi nei pagamenti da parte delle Pubbliche amministrazioni, mettono pericolosamente in ginocchio le imprese paralizzando, di conseguenza, il mercato. L’allarme è stato più volte lanciato da più fronti. “I cattivi pagatori – ha dichiarato il presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti, denunciando il fenomeno in audizione al Parlamento europeo nei mesi scorsi – sono la bestia nera per le imprese di tutta Europa. Ma l’Italia batte tutti con i tempi biblici impiegati dalla Pubblica amministrazione e dai privati per saldare le fatture agli imprenditori. Le nostre imprese devono aspettare in media 95 giorni per essere pagate dagli Enti pubblici cui forniscono beni e servizi e nelle transazioni tra aziende i tempi per incassare il dovuto si attestano a 56 giorni. Siamo quindi ancora lontani dai 30 giorni imposti dalla legge del 2013 che recepisce la Direttiva europea 2011/7/Ue”. Sempre nel corso della stessa audizione, i rappresentati della Commissione europea hanno sottolineato che i ritardi di pagamento sono “la causa di un fallimento su quattro per le imprese d’Europa”. Le ricadute sul tessuto economico, quindi, sono pesantissime. In una recente analisi, sempre Confartigianato, ha stimato che i debiti complessivi maturati dalle Pubbliche amministrazioni sono pari al 4% del Pil, circa 65,4 miliardi di euro.
 
I COMUNI SICILIANI
Come se la sono cavata i Comuni siciliani nei pagamenti alle imprese lo scorso anno? Stando ai dati diffusi dal ministero di Economia e Finanza, non benissimo. Se si guarda agli Enti locali più popolosi (sopra i sessantamila abitanti), solo due su dieci sono riusciti a mantenersi sotto la soglia dei 30 giorni: Il Comune di Vittoria (23 giorni il tempo medio di pagamento) e quello di Ragusa (22) . Tutti gli altri hanno fatto peggio: la media è di 39 giorni. Fanalino di coda Caltanissetta che ha impiegato più del doppio: 68 giorni in media.
Anche gli Enti locali più piccoli, non hanno ottenuto risultati migliori. I dieci peggiori Comuni isolani con popolazione tra i diecimila e i sessantamila abitanti hanno fatto aspettare le imprese fornitrici molto più del dovuto (82 giorni in media). Preoccupanti i tempi medi di pagamento di Termini Imerese (114 giorni), Paternò (101 giorni) e Acireale (101). Male anche Casteldaccia (85) e Milazzo (77 giorni).
Va precisato, inoltre, che molti dei Comuni presi in esame non sono riusciti a saldare completamente i debiti nemmeno dopo lunghi ritardi. I dati relativi a importi dovuti e importi pagati, infatti, coincidono di rado. Emblematico il caso di Catania, con importi dovuti totali pari a 108.173.944,16 euro a fronte di un importo pagato di appena 68.095,7 euro.
 
Ritardi e mancanze frenano, in Sicilia più che altrove, lo sviluppo economico. Gli Enti locali isolani, storicamente al verde e indebitati, avranno adesso a disposizione il prezioso aiuto della Cdp per provare, almeno in parte, a dare il loro contributo per risollevare il tessuto economico della regione. Ora, quindi, la palla passa agli amministratori locali che dovranno adoperarsi per richiedere l’Anticipazione di liquidità. Sperando che il tutto non si trasformi nell’ennesima occasione sprecata.
 

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