Ristrutturazioni antisismiche... quasi gratis - QdS

Ristrutturazioni antisismiche… quasi gratis

Rosario Battiato

Ristrutturazioni antisismiche… quasi gratis

sabato 23 Febbraio 2019

Ingv: in Sicilia i terremoti più forti del 2018, ma il sismabonus stenta a decollare. Con le detrazioni fino all’85 per cento il costo a carico delle famiglie è sostenibile. Tecnologie come il cappotto anti scosse consentono interventi esterni all’edificio e disagi minimi

PALERMO – Rischi, opportunità e volume d’affari del sisma bonus, la leva per rimettere in piedi, dal punto della vista della sicurezza e dell’economia, una Regione che è ancora ostaggio del terremoto.
 
UNA REGIONE IN SOFFERENZA SISMICA
I numeri del rischio sismico siciliano sono ormai ben conosciuti: 356 comuni (su 390) che rientrano nelle due fasce più elevate del rischio sismico, in dettaglio ce ne sono 27 nella zona più pericolosa, cioè la 1, dove “possono verificarsi fortissimi terremoti”, e altri 329 nella zona 2, dove possono “verificarsi forti terremoti”. In questa spessa fascia di rischio, secondo una ricerca dell’ufficio studi dell’Ance, rientrano complessivamente 4,5 milioni di siciliani (355 mila solo nella prima) e ci sono 1,7 milioni di abitazioni occupate in edifici residenziali. Senza considerare, in generale, la presenza di case comunque vecchie (30% costruito tra il 1919 e il 1970).
 
SISMABONUS
Nei giorni scorsi, sul sito dell’Agenzia delle Entrate, è stata pubblicata una guida dedicata alle detrazioni per gli interventi antisismici, cioè al cosiddetto “sisma bonus”. Questa misura, introdotta dal decreto legge n. 63/2013, vale già dal primo gennaio del 2017 per lavori realizzati su tutti gli immobili di tipo abitativo e su quelli utilizzati per attività produttive. Rientrano nell’agevolazione le opere eseguite su edifici situati nelle zone sismiche ad alta pericolosità (zone 1 e 2), sia nelle zone sismiche a minor rischio (zona sismica 3). In buona sostanza, più del 90% dei comuni isolani sarebbero coinvolti.
 
L’Agenzia delle Entrate informa che la misura si applica alle spese sostenute dal primo gennaio 2017 al 31 dicembre 2021 per una detrazione del 50%, che va calcolata su un ammontare massimo di 96.000 euro per unità immobiliare (per ciascun anno) e che deve essere ripartita in cinque quote annuali di pari importo. “La detrazione è più elevata (70 o 80%) quando dalla realizzazione degli interventi si ottiene una riduzione del rischio sismico di 1 o 2 classi e quando i lavori sono stati realizzati sulle parti comuni di edifici condominiali (80 o 85%)”.
 
Opportunità anche per l’acquisto di una casa: “Chi compra un immobile in un edificio demolito e ricostruito nei Comuni in zone classificate a ‘rischio sismico 1’, può detrarre dalle imposte una parte consistente del prezzo di acquisto (75 o 85%, fino a un massimo di 96.000 euro)”. Quest’ultima è una misura che, al momento, si può applicare soltanto in 27 comuni isolani. Tra le spese detraibili rientrano anche quelle effettuate per la classificazione e la verifica sismica degli immobili che di fatto permettono poi di ottenere l’agevolazione, dal momento che deve essere verificato il passaggio dell’immobile da una classe sismica all’altra. L’agevolazione, inoltre, spetta non solo ai proprietari degli immobili ma anche ai titolari di diritti di godimento sui beni oggetto degli interventi e che ne sostengono le relative spese. Dallo scorso anno in poi, sono coinvolti nell’agevolazione anche gli istituti autonomi per le case popolari e i soggetti con finalità analoghe.
 
Per richiedere il sisma bonus è necessario indicare nella dichiarazione dei redditi i dati catastali identificativi dell’immobile e, se i lavori sono effettuati dal detentore, gli estremi di registrazione dell’atto che ne costituisce titolo (per esempio, contratto di locazione). Per quanto riguarda gli interventi sulle parti comuni di edifici residenziali, i singoli condomini devono indicare il codice fiscale del condominio. Tutti gli altri dettagli sul sito agenziaentrate.gov.it.
 
LA STIMA
Una stima del QdS, calcolata in maniera lineare sulla base di un investimento di 40 mila euro e nell’ipotesi del maggiore sgravio possibile (quello pari all’85% che vale soltanto per gli interventi effettuati sulle parti comuni degli edifici condominiali e per la riduzione del rischio sismico di una o due classi), ha valutato che si tratta di un ottimo affare, soprattutto per chi ha la possibilità di investire sul momento. A fronte dell’investimento calcolato in 40 mila euro, ci sarebbero infatti ben 34 mila euro, pari cioè all’85% di quanto “anticipato” dal contribuente, che vanno restituiti in cinque quote annuali. Ovviamente per chi non dispone della cifra, esiste la possibilità del mutuo e in questo caso va considerato anche un interesse intorno al 2% (sulla base dei tasssi correnti). L’alternativa può essere anche la cessione del credito, ma diverse problematicità sono state evidenziate su questo punto.
 
IL GIRO D’AFFARI POTENZIALE
Opportunità per tutti, non soltanto per il singolo contribuente. Uno studio dell’Ance ha evidenziato che un’azione di messa in sicurezza del patrimonio edilizio isolano, considerando gli edifici che rientrano nelle prime tre fasce di rischio sismico, permetterebbe di attivare circa 14 miliardi di euro di investimenti, quindi un patrimonio di inestimabile valore per l’edilizia e tutto l’indotto, oltre che per le ben note ragioni di sicurezza.
 
LE CRITICITÀ
In Sicilia, il sismabonus, come del resto gli altri incentivi per la casa, non è decollato. Una problematica che gli addetti ai lavori – ad esempio alcuni ordini professionali – hanno legato alle difficoltà legate all’anticipo delle somme per pagare i lavori e la capienza. E collegate anche alle difficoltà di accesso al credito che nell’Isola sono particolarmente diffuse. La normativa nazionale ha tentato di aggirare questo ostacolo puntando sulla possibilità della cessione del credito, ma non pare che abbia avuto particolari risposte. Una comunicazione della sezione catanese dell’Associazione nazionale dei costruttori (Ance), aggiornata allo scorso ottobre, ha messo in evidenza che, sulla base di una piattaforma per facilitare questo scambio, realizzata da Ance e Deloitte, anche in seguito ai limiti posti dall’Agenzia delle Entrate, non risultano operazioni realizzate nella provincia etnea.
 
 
Le ultime tecnologie. Dall’isolamento sismico al Cappotto geniale
Interventi “chirurgici” e con minori disagi
 
PALERMO – Non c’è tempo da perdere. Nel corso dello scorso anno, la Rete sismica dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha localizzato 23.180 terremoti sul territorio italiano e nelle zone limitrofe, cioè una media di oltre 63 eventi al giorno, 3 ogni ora, 1 ogni 20 minuti. Nel conteggio non ci sono i cosiddetti micro-terremoti, perché rimangono al di sotto della soglia di rilevamento. Andando in dettaglio, dei rilevamenti più elevati e dunque più pericolosi, l’Ingv ha messo in evidenza 3 scosse di magnitudo maggiore o uguale a 5.0, due in Montenegro e Albania, solo uno in Italia, nella provincia di Campobasso; 20 di magnitudo tra 4.0 e 4.9 di cui 4 nei mari circostanti e nei Paesi limitrofi e ben 5 nell’area etnea. Ne restano 214 che sono le scosse di magnitudo tra 3.0 e 3.9 e 2475 di magnitudo maggiore o uguale a 2.0.
 
L’Etna, in altri termini, è stata una delle zone calde dello scorso anno, “la cui attività nel 2018 ha interessato in modo irregolare tutta la struttura del vulcano, con una concentrazione maggiore nei settori orientale e meridionale”. In queste aree si sono avuti i terremoti più forti, incluso il ben noto evento evento registrato il 26 dicembre con magnitudo Mw 4.9 (ML4.8) nell’area di Viagrande (Catania).
 
Per convivere con questo rischio, bisogna ripartire da case aggiornate in chiave antisismica, anche sulla base delle più recenti innovazioni in termini di progettualità. L’Enea, ad esempio, lavora ormai da anni a un sistema di isolamento sismico delle costruzioni che costituisce anche un brevetto dell’Agenzia. Si basa sul disaccoppiamento tra il terreno di fondazione e la sovrastruttura che è applicabile sia per le costruzioni esistenti che di nuova progettazione, come ha scritto Sara Frumento su Ingegneri.info, introducendo un’intervista a Paolo Clemente dell’Agenzia.
 
Le alternative comunque non mancano. In passato c’è stato il progetto Elissa, con numerose soluzioni Knauf e un modello realizzato nei laboratori dell’Università Federico II di Napoli, che aveva visto dei test di successo, tramite shock sismici più potenti del terremoto dell’Aquila, su edificio in scala 1:1. E non mancano quelli a bassa invasività per ripristinare edifici pericolanti: nel luglio scorso la Systab aveva realizzato gli interventi di consolidamento terreno e fondazioni di un edificio sacro in provincia di Livorno tramite iniezioni di resine espandenti a densità differenziata mentre di recente, come raccontato dal Sole 24 Ore, ha inserito pali precaricati nelle fondazioni di un condominio a cinque piani a Bologna.
 
Esiste anche un’ulteriore possibilità, tra le tantissime varianti offerte da un settore in grande espansione, ed è il cosiddetto “geniale cappotto sismico” di Ecosism che consente, si legge sul sito dell’azienda, “sia la messa in sicurezza sismica che l’efficientamento energetico degli edifici esistenti secondo le normative vigenti”. Questo strumento, applicato all’esterno del fabbricato per dotarlo di una nuova “pelle” sismo-resistente, è “costituito da una lastra sottile in calcestruzzo armato gettato in opera all’interno di due strati di materiale isolante personalizzabile”.
 
Il getto viene “reso solidale alla struttura esistente mediante l’inserimento di opportuni ancoraggi che, disposti a livello delle fondazioni e dei cordoli di piano, garantiscono la massima collaborazione tra il nuovo sistema e la struttura stessa”. Il “Cappotto sismico” può essere progettato per diversi livelli di incremento delle prestazioni sismiche ed energetiche, in funzione sia degli spessori che dei materiali utilizzati.

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