Rilanciare la professione giornalistica e il ruolo centrale dell'informazione - QdS

Rilanciare la professione giornalistica e il ruolo centrale dell’informazione

Raffaella Pessina

Rilanciare la professione giornalistica e il ruolo centrale dell’informazione

venerdì 01 Marzo 2019

Forum con Giulio Francese, presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia e Roberto Ginex, segretario regionale dell’Associazione siciliana della stampa

“Crisi dell’editoria: qual è lo stato di salute del mondo dell’informazione e del giornalismo, soprattutto in Sicilia?
Francese – “La situazione dell’editoria in Sicilia è drammatica. Ci sono molti giornalisti che hanno lavorato per vent’anni e oggi si devono reinventare un lavoro, con casa e figli sulle spalle. Il problema è dato anche dal fatto che i quotidiani in Sicilia hanno curato poco la parte digitale, tardando ad adeguarsi alla nuova forma di giornalismo su internet. È una partita difficile e in questo momento non sappiamo come uscire fuori da questo tunnel. C’è stato un congresso della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) in cui si è fatto il quadro della situazione che, lo ripeto, è drammatico, ma le parole d’ordine sono state di rilanciare il lavoro. Lo stesso presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è intervenuto per sottolineare il valore e l’importanza dell’informazione, ma senza un sostegno non sarà possibile venire fuori da un momento difficile come quello che stiamo vivendo. Vi è stato, nel Governo attuale, chi ha detto che i giornali sono fabbriche di fake news: non è stato un buon biglietto da visita per noi e queste affermazioni hanno precluso la possibilità di un sereno dialogo, senza pregiudiziali”.
Ginex – “Noi parliamo molto degli altri e parliamo poco di noi stessi. Questo è quasi un paradosso perché in un sistema che è ormai in crisi da tempo, parlare di noi stessi forse ci farebbe bene, ci farebbe riflettere su quello che tutti possiamo dare in termini di contributo per migliorare. Il problema dell’innovazione non è un problema semplice da risolvere perché, nonostante abbia semplificato tanti processi che riguardano il nostro lavoro, al contempo ha limitato soluzioni diverse in campo lavorativo. La verità è che bisognerebbe trovare delle formule, per esempio all’interno dei bandi europei, per trovare sostegno all’informazione. Inoltre, mi sono accorto che quando vengono organizzati eventi di qualsiasi genere, come convegni o giornate di studio, spesso la parte che riguarda non tanto la comunicazione, ma quanto l’informazione, è sempre deficitaria. È una parte che viene sempre dimenticata”.
 
 
Qual è l’impegno dell’Ordine nella difesa dei principi etici e deontologici dell’informazione?
Francese – “L’Ordine può richiamare al rispetto delle regole: è intervenuto diverse volte in occasione di concorsi che prevedono l’utilizzo di giornalisti a titolo gratuito. Negli Enti pubblici dovrebbe avvenire una svolta per rendere più trasparente l’attività e comunicare meglio con il pubblico. Il problema è che i Comuni non hanno le risorse, ma se si applicasse la Legge 150/2000 si potrebbero fare anche dei consorzi tra Enti locali per sostenere le spese di un addetto stampa. In Sicilia, sul fronte istituzionale, abbiamo avuto esempi di dismissione di uffici stampa senza costruire un dopo. La situazione è disastrosa, anche perché non si fa altro che tagliare, tagliare e tagliare. Non possiamo dimenticare la vicenda della Gazzetta del Mezzogiorno. Siamo in un territorio dove si legge poco, ma bisogna far capire all’opinione pubblica che quando un quotidiano locale chiude avviene un impoverimento della città e della regione e viene meno l’informazione del territorio. Il problema, però, è di tipo culturale, perché ormai non si comprano più i giornali ma si vanno a leggere le notizie gratis su internet”.
 
Per cio che riguarda Assostampa Sicilia, quanti sono gli iscritti e quali sono i fronti più caldi?
Ginex – “Gli iscritti in Sicilia sono circa 800. Continua a persistere una situazione di giungla totale negli uffici stampa. Per questo abbiamo chiesto anche un tavolo di concertazione che sia parallelo a quello istituito per la ricostituzione dell’ufficio stampa della Regione e in cui diciamo che si deve mettere ordine in tutta gli Enti pubblici siciliani. Sappiamo per certo, grazie a colleghi che ci mandano segnalazioni, che vi sono altri colleghi che fanno esercizio ‘volontario’ della professione e poi vengono pagati sottobanco e in nero da sindaci e assessori, con la scusa che non ci sono soldi a disposizione. Ma non è così, i soldi ci sono, basta saperli cercare e soprattutto applicare la Legge che permette il consorzio tra Enti locali. Le soluzioni ci sono, sono previste dalla legge, assolutamente legali, possibili e che darebbero vere opportunità di lavoro. La Legge 150/2000 purtroppo è ben pensata ma mal formulata, scritta male. E questo è un problema che né Ordine, né sindacato possono contrastare. Parimenti, la legge che ricostituisce l’Ufficio stampa della Presidenza della Regione prevede che bisogna avere dieci anni di anzianità ed essere professionisti da dieci anni, ma per la legge istitutiva dell’Ordine i professionisti e i pubblicisti hanno pari dignità; l’esclusione dei pubblicisti nei concorsi, quindi, porterebbe probabilmente ai ricorsi. Inoltre, si vorrebbe utilizzare il contratto di lavoro dei regionali ed è richiesta la laurea, titolo non previsto per questa professione. L’Assostampa regionale, che in questi giorni ha avviato un dialogo con l’Aran, difenderà il contratto di lavoro dei giornalisti e i principi che lo regolano”.
 
 
Quali sono le iniziative promosse dall’Ordine per giovani e informazione?
Francese – “Io mi aspetto dai siciliani un scatto di orgoglio e un cambiamento anche dai giornali, che ragionano con la logica di sempre quando invece il mondo è cambiato e con esso il mercato. I giovani non leggono più. Abbiamo mandato i giornalisti nelle scuole per avvicinarli a questo mondo e per fare capire loro cosa significa fare giornalismo, quanto lavoro c’è dietro l’informazione. Quest’anno, in occasione del premio Francese, abbiamo affidato alla società Demopolis una ricerca sul territorio nazionale per vedere come si informa la fascia dai 18 ai 22 anni. Ovviamente i dati non ci hanno sorpreso, perché si vendono pochi giornali e l’informazione è tutta incentrata su internet attraverso i social network. La cosa che mi sorprende, però, è che oltre il 50% di questi ragazzi ripone fiducia nella credibilità dei giornali, ma soprattutto il 60 % ritiene che ci sia bisogno del giornalismo d’inchiesta. Questo dato, in un momento così difficile, dovrebbe essere uno stimolo nei confronti dei giovani che vogliono un giornalismo migliore e più credibile e che sappia andare in profondità. Bisogna pensare a un prodotto diverso puntando sulle risorse umane. Il Giornale di Sicilia ha fatto molti prepensionamenti e ha tagliato 15 tra articoli 2 e articoli 12. Abbiamo il dovere di pensare a un prodotto diverso e questo significa puntare anche sulle risorse umane. Vogliamo creare un osservatorio per inquadrare meglio il mondo della informazione locale, effettuando un monitoraggio complessivo”.
 

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