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Messina – Hotel Riviera: monumento agli sprechi che adesso cerca un’identità tutta nuova

Lina Bruno

Messina – Hotel Riviera: monumento agli sprechi che adesso cerca un’identità tutta nuova

giovedì 21 Marzo 2019

L’operazione per il recupero dell’immobile sembra aver lasciato spazio a un complesso contenzioso. Di proprietà della Città Metropolitana, è da anni abbandonato a incuria e degrado

MESSINA – Un immobile pagato dall’ex Provincia circa 20 milioni di euro, mai utilizzato dall’Ente e destinato a rimanere ancora tra i beni che la Città Metropolitana non riesce ad alienare. A trovare una soluzione per l’ex Hotel Riviera ci ha provato per ultimo l’ex commissario dell’Ente intermedio Filippo Romano, ma l’operazione che prevedeva una permuta con accordo condizionato da perfezionarsi entro un anno è fallita e adesso sembra prospettarsi un lungo contenzioso con la Neptunia Spa.
 
Dopo due bandi andati deserti, con l’immobile valutato dai tecnici 10 milioni di euro, Romano decise di optare per una manifestazione d’interesse dov’era prevista la possibilità di una permuta con altro plesso. In questo modo l’ex Provincia avrebbe avuto locali idonei per uffici e per due plessi scolastici per i quali pagava onerosi affitti. L’unica società che rispose al bando fu la Neptunia Spa del Gruppo Franza, disponibile a cedere due piani di un plesso di via Giuseppe Franza, già destinati a uffici, e a mettere a disposizione un magazzino da utilizzare come garage per l’autoparco di via Lucania. I rappresentanti della Neptunia manifestarono la loro disponibilità anche a pagare l’adeguamento di parte dei due piani del palazzo in locali scolastici per una spesa di circa un milione 45 mila euro. La Neptunia pose però delle condizioni: un anno dalla stipula dell’accordo preliminare per risolvere le ipoteche che gravano sul loro immobile e per avere riscontri positivi da Comune e Genio civile sulla realizzazione del progetto di trasformazione del grande immobile di circa 9 mila mq, affacciato sul mare, in appartamenti prestigiosi e uffici. In ballo anche il servizio di custodia dell’ex hotel.
 
A dicembre 2017 il nuovo dirigente al Patrimonio della Città Metropolitana, Franco Roccaforte, ha iniziato a gestire la vicenda e firmare con i rappresentanti della Neptunia Spa l’accordo davanti al notaio. “Nei mesi successivi – spiega – ci siamo organizzati per il trasferimento degli uffici di via Lucania e abbiamo considerato risolto il problema di Seguenza e Nautico. Nell’autunno 2018 ho scritto alla Neptunia per chiedere un aggiornamento ed ero tranquillo perché a luglio mi avevano chiesto l’autorizzazione per effettuare costosi carotaggi. Invece, alcune settimane prima che scadesse l’anno concordato, mi hanno comunicato che non se ne sarebbe fatto più nulla. L’Ente da questa situazione sta subendo un danno non indifferente, sia in termini economici che per le aspettative create. Ho chiesto l’attivazione di un procedimento a salvaguardia, perché vogliamo essere certi che siano state sperimentate tutte le eventuali possibilità”.
 
Allo stato attuale, è in corso un’interlocuzione tra gli uffici legali delle parti per trovare una soluzione transattiva. Abbiamo chiesto al Gruppo Franza una dichiarazione in merito, ma al momento non è ancora arrivata alcuna comunicazione. Ovviamente, non appena riceveremo risposte alle nostre domande, ne daremo conto ai lettori.
 
L’ex albergo, intanto, continua a essere un onere per la Città Metropolitana, che dovrà almeno assicurarlo e dotarlo di un servizio di vigilanza: costo previsto circa 60 mila euro l’anno. La struttura è da oltre un decennio nel degrado, rifugio di disperati, mai sfiorata da interventi di manutenzione e adesso una ristrutturazione costerebbe una cifra esorbitante.
 
Il Riviera Grand Hotel segnò negli anni Sessanta l’inizio dell’attività del gruppo Russotti. Nel 1991 fu effettuata la vendita per oltre 30 miliardi di lire, ma la Provincia versò soltanto le prime due rate di 22 miliardi. Seguirono contenziosi e inchieste. Infine, nel 2003, l’Ente dovette pagare a Russotti altri 7 milioni 700 mila euro.
 
L’unica parte dell’albergo a sopravvivere, per alcuni anni, fu il ristorante “Il Galeone” che fece anche un importante investimento in pannelli solari, ormai arrugginiti ma che fanno ancora bella mostra sul tetto di un plesso che simboleggia sprechi e fallimenti della politica.

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