PALERMO – “Le Regioni lungo la dorsale appenninica sono quelle a più alto rischio sismico secondo la più recente mappa di pericolosità sismica messa a punto dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia”. La mappa del rischio sismico è stata recepita dalle Regioni sin dal 2006 ma non si può ancora parlare di adeguata prevenzione, visto che persino gli edifici strategici non sarebbero in grado di resistere ad una scossa di sisma di alta intensità. Finora, secondo le dichiarazioni del sismologo Carlo Merletti dell’Ingv rilasciate lo scorso aprile, le uniche Regioni che abbiamo realmente lavorato per colmare i deficit infrastrutturali in caso di evento sismico sono il Molise, la Toscana e il Veneto. E in Sicilia? Ancora assente l’aggiornamento della mappatura, visto che, sempre secondo Merletti, l’area della Sicilia orientale dovrebbe essere aggiornata passando dallo stato 2 a quello 1, che rappresenta la zona a più alto rischio. “Ad ogni livello di rischio, quattro quelli previsti su tutto il territorio nazionale – ha precisato ancora l’esperto dell’Ingv – corrispondono infatti riferimenti normativi precisi, ad esempio per quanto riguarda i criteri di costruzione degli edifici, e mirate politiche di prevenzione”.
Da Ragusa a Siracusa l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha già aggiornato i propri dati, passando dal rischio 2 ad 1, cosa che non ha ancora fatto la Regione Siciliana. “Il ritardo con cui vengono adottate – confermano dall’Istituto – le nuove zone sismiche, unitamente a inadempienze, frodi e condoni, non fanno che aumentare il deficit di sicurezza a livello nazionale”.
Eppure pare che qualcosa si stia muovendo. Lo scorso 29 aprile Giuseppe Sorbello, ospite in una nota trasmissione televisiva nazionale, aveva annunciato degli interventi che la Regione stava approntando per la messa in sicurezza delle strutture isolane: dalle scuole all’incentivazione dell’attività della Protezione civile. Parte di quelle dichiarazioni hanno poi trovato conferme negli interventi inseriti nella finanziaria 2009, votata, assieme al bilancio, lo scorso 30 aprile. La cifra più ragguardevole, nell’ambito delle misure antisismiche, riguarda appunto gli edifici scolastici che riceveranno 75 milioni di euro per l’adeguamento e la messa in sicurezza, cifra che sarà destinata ai comuni che ne faranno richiesta e che presenteranno regolare istanza di finanziamento entro 30 giorni.
Sulla norma soddisfazione espressa concordemente da entrambe le forze politiche presenti a Palazzo dei Normanni. Antonello Cracolici, presidente Ars del Pd, parla di “piena soddisfazione” per la norma di messa in sicurezza degli edifici scolastici, così come Rudy Maira, presidente deputati Udc, precisa l’importanza dei 25 milioni per tre anni a disposizione dei comuni per ristrutturare le loro scuole.
Adesso si aspetta un intervento strutturale che possa agire sull’intero sistema degli edifici siciliani a partire da quelli strategici, dal momento che proprio Salvatore Cocina, capo del dipartimento regionale della Protezione civile, ha recentemente lanciato l’allarme “Su un campione di circa 50 edifici analizzato dettagliatamente – ha precisato Cocina – solo il 10% resisterebbe a un terremoto delle caratteristiche della zona in cui si trova”.