Appalti 2009, persi 62 milioni di euro - QdS

Appalti 2009, persi 62 milioni di euro

Riccardo Bedogni

Appalti 2009, persi 62 milioni di euro

giovedì 08 Aprile 2010

Enti locali. Niente parchi progetto in Comuni e Province.
Le cifre. Ben 171 gare in meno nel 2009 rispetto all’anno precedente. L’importo dei lavori è stato di 590 milioni di euro contro i 652 milioni impegnati nei dodici mesi del 2008.
Possibili cause. Patti di stabilità da rispettare, burocrazia inefficiente e soprattutto mancanza di programmazione sono tra i principali motivi che hanno determinato il crollo degli affidamenti.

PALERMO – Annus horribilis, il 2009, per gli appalti pubblici in Sicilia. Una situazione che si ripercuote pesantemente sull’economia isolana con un mancato giro d’affari di 62 milioni di euro. Colpa della scarsa programmazione da parte degli Enti locali, che da una parte devono far quadrare i propri bilanci, rispettando il Patto di stabilità, e dall’altra sono invischiati in una burocrazia che sembra in tutti i modi voler ostacolare lo sviluppo.
Un quadro chiaro della situazione emerge analizzando i dati forniti dai costruttori. L’Ance Sicilia, infatti, parla di un numero di gare pubbliche che si è fermato a 661 contro le 832 dell’anno precedente, con il calo più vistoso registrato in provincia di Messina (- 43,17%). Una sola nota positiva: Ragusa che chiude con + 188 %.
 
Per gli appalti pubblici in Sicilia, il 2009 è stato un anno nero, forse il peggiore dell’ultimo decennio. Rispetto al 2008 la differenza è di ben 171 gare e oltre 62 mln di € negli importi dei lavori, che mancano all’appello sul territorio. Il tutto a scapito di un’economia isolana attaccata sempre più al tubo del gas.
Assenza del Bilancio regionale, Patti di stabilità, carenza di programmazione da parte degli Enti locali, burocrazia degli uffici competenti, e in parte il condizionamento della criminalità organizzata, sono le cause prime a determinare il crollo dei lavori posti in gara dagli Enti pubblici siciliani.
“Il termometro – suggerisce Ferdinando Ferraro, direttore dell’Ance Sicilia – lo fornisce la Gurs, che nel 2009 ha dedicato poche decine di pagine alla pubblicazione delle gare d’appalto. Mentre in passato erano libri interi”.
Nel 2009 il numero di gare pubbliche nel territorio siciliano si è fermato a 661 contro le 832 dell’anno precedente. L’importo complessivo dei lavori, sommando quelli di tutte le province, è, invece, di poco superiore a 590 mln €. Nel 2008 arrivavano a quasi 653 mln.
In termini di gare il calo più vistoso si è registrato nella provincia di Messina, con una differenza nel periodo gennaio-dicembre 2009, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, del 43,17% (183 contro 104). La differenza più evidente sugli importi, spetta al territorio catanese con un passivo pari al 49,23%, passando dai 146 mln € del 2008 agli appena 74 mln del 2009. Nota positiva, per quanto riguarda l’importo degli appalti, la provincia di Ragusa con un +188% e 67 mln € ricaduti sul territorio.
Nel 2009, il 45,89% dell’importo totale dei lavori posti in gara nelle nove province siciliane si riferisce ad appalti che non superano 1,25 mln €, il 36,39% ad appalti fino a 5,15 mln di €, e appena il 17,72% per lavori il cui importo supera i 5 mln. Per questi ultimi sono stati 12 gli Enti appaltanti l’importo più alto, di poco superiore ai 23 mln €, è della Provincia regionale di Enna per la realizzazione del percorso meccanizzato per il collegamento tra Enna Bassa ed Enna Alta (progetto che si è inchiodato alla fase del bando pubblicato sulla Gurs). A seguire la Provincia di Siracusa con un appalto di oltre 14 mln € e il Comune di Vittoria con quasi 10 mln € per la realizzazione dell’autoporto.
“I segnali d’allarme lanciati dalle associazioni degli industriali e dei costruttori edili – dichiara sulla questione, e in particolare sulla carenza di parchi-progetto, Giuseppe Castiglione, presidente dell’Upi e della Provincia di Catania – confermano quello che sottolineiamo da tempo: i vincoli imposti dal Patto di stabilità interno a Province e Comuni e la norma prevista dal Decreto anticrisi, che obbliga ad accertare preventivamente che il programma dei pagamenti che comportino impegni di spesa sia compatibile con i relativi stanziamenti di bilancio e con le regole di finanza pubblica, hanno determinato il blocco degli appalti degli Enti locali e hanno messo in crisi il sistema delle piccole e medie imprese”.
Se la situazione è critica a livello generale, non è da meno quella dei nove capoluoghi: sono solo 73, infatti, le gare bandite nel 2009 per un importo di appena 62 mln €. Ben poca roba rispetto, ad esempio, alle 162 gare e ai 320 mln € del 2004. Lo scorso anno i due Comuni metropolitani, Catania e Palermo, si sono divisi 13 gare a testa per importi rispettivamente di 19 e 11 mln €.
A giustificare l’operato dei suoi colleghi ci pensa il sindaco di Siracusa e presidente dell’Anci Sicilia, Roberto Visentin, che addita alle difficoltà economiche dei Comuni, oberati da mutui e dalla necessità di far quadrare i bilanci, oltre che al mancato trasferimento dei fondi nelle loro casse da parte della Regione, la mancanza di programmazione da parte delle amministrazioni.
“Il problema dei fondi – sostiene Ferdinando Ferraro dell’Ance Sicilia – è che non si sa dove sono e a cosa servono, infatti ogni volta vengono dirottati a seconda delle necessità. A questa crisi di appalti si aggiunge il mancato pagamento alle imprese da parte degli Enti pubblici, come ad esempio gli Stati di avanzamento lavori (Sal), che vengono pagati dopo mesi e mesi”.

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