Clima economico delle imprese in Sicilia, temperature “polari” - QdS

Clima economico delle imprese in Sicilia, temperature “polari”

Vanessa Paradiso

Clima economico delle imprese in Sicilia, temperature “polari”

martedì 27 Aprile 2010

Studio condotto da Isae, Srm e osservatorio regionale banche-imprese: peggiora la fiducia dei consumatori. Solo per le aziende del settore manifatturiero si registrano risultati di stabilità

PALERMO – Dall’analisi del Rapporto sulle regioni meridionali realizzato dall’Isae (Istituto di Studi e Analisi Economica), in collaborazione con Srm (Studi e Ricerche per il Mezzogiorno) e l’Osservatorio regionale banche-imprese, emerge una netta contrazione del clima economico dovuto al peggioramento della fiducia dei consumatori.
In Sicilia, nel primo trimestre 2010 l’indicatore del clima economico registra un forte calo portandosi a 82,8 da 92,6 di fine 2009. In buona sostanza, cala il clima di fiducia dei consumatori siciliani e l’indice passa da 106,1 a 101,8 e le aspettative sulla situazione economica generale sono all’insegna del pessimismo.
La situazione economica della famiglia in Sicilia è valutata in peggioramento, sia con riferimento alla situazione attuale (il saldo passa da -46 a -53), che nelle attese per il futuro (saldo da -5 a -9), mentre i giudizi sulla situazione finanziaria personale risultano in lieve contrazione con il saldo che passa da -8 a -9.
D’altra parte, anche il clima di fiducia delle imprese non è che faccia ben sperare. Solo per le imprese manifatturiere si registrano risultati di stabilità con un valore di 84,1 nel corso dei primi tre mesi del 2010, anche se in campo nazionale le industrie tessili e manifatturiere hanno avuto un calo del -4,4%. Altrettanto, si può affermare in relazione alla fiducia delle imprese edili in Sicilia che passa da 99 del primo trimestre 2009 a 98 del periodo gennaio/marzo 2010, a differenza di quanto si nota nel Mezzogiorno, dove la percentuale passa dal 96,0 al 96,1. Tale andamento certamente è determinato dall’andamento dell’attività di costruzione, che gli imprenditori reputano insufficiente, considerata sia la domanda, sia i finanziamenti messi a disposizione dal governo regionale e da quelli locali.
Aspettative meno favorevoli sulla produzione, infatti il saldo passa da 14 del IV trimestre 2009 a 11 del I trimestre 2010. Anche i dati Istat confermano che gli investimenti delle società nel 2009 sono scesi del 15,3% rispetto al 2008. Di positivo, si può registrare che la propensione al risparmio è stata in Italia pari al 14%, la stessa percentuale del trimestre  precedente, ma rispetto al 2008 si nota una flessione dello 0,7%.
In Sicilia, la convenienza ad effettuare risparmi risulta sostanzialmente stazionaria, passando da 166 a 165. Come si legge nello stesso Rapporto, è probabile che in questa fase di prolungata difficoltà del ciclo economico il risparmio sia sostenuto essenzialmente da ragioni di carattere precauzionale. Tuttavia le attese sulle possibilità di risparmio nell’arco dei prossimi 12 mesi risultano in peggioramento (il saldo passa da -70 a -73), mentre, parallelamente, migliora la convenienza all’acquisto di beni di importo rilevante (saldo da -94 a -91), grazie, probabilmente al contenuto andamento dell’inflazione e a tassi di interesse ai minimi che agevolano il credito al consumo, oltre che alla presenza di incentivi pubblici all’acquisto di alcuni beni.
 


Si cercano soluzioni. Serve un intervento per fare aumentare la domanda interna
 
PALERMO – A fronte del clima di sfiducia diffuso tra i consumatori e le imprese, svariate sono le proposte lanciate dalle associazioni dei consumatori. Dalla Codacons che auspica una “social card” doppia, di 80 euro al mese per 4,6 milioni di famiglie. Adusbef e Federconsumatori vogliono una detassazione di 1.200 euro per le famiglie a reddito fisso e blocco delle tariffe che pesano per 761 euro annui di più sui bilanci familiari. Misure fiscali sono chieste anche Confcommercio (una riforma per la ripresa) e Confesercenti (un pacchetto fisco), con la riduzione della pressione fiscale di un punto e mezzo. Anche i sindacati concordano dichiarando che occorre un forte intervento perché aumenti la domanda interna per far aumentare i consumi. La Cgil chiede al governo interventi più incisivi. “Serve un forte impulso alla domanda interna” afferma Susanna Camusso della segreteria confederale, che giudica il decreto sugli incentivi varati “del tutto inadeguato” perché “non avrà impatto significativo sui volumi prodotti”. Parimenti la Cisl chiede di “passare da una politica di tamponamento della crisi ad un progetto strutturale di politica industriale che punti decisamente ai settori produttivi ed alle emergenze territoriali”.

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