Ecomostri impauriscono i Comuni - QdS

Ecomostri impauriscono i Comuni

Rosario Battiato

Ecomostri impauriscono i Comuni

venerdì 25 Giugno 2010

Ambiente. Le costruzioni abusive più eclatanti in Sicilia.
La lista. Pizzo Sella, Aloha mare, Lido Rossello, Valle dei Templi, Scala dei Turchi, Triscina, Scicli... L’elenco degli ecomostri nell’isola è lungo, difficile anche da cancellare dagli annuali rapporti sull’argomento.
La resistenza. La parola d’ordine dei proprietari, spesso, è “resistere”. Tra una sentenza e l’altra, un ricorso al Tar eccetera, passano molti anni e va a finire che i giudici, alla fine, danno loro pure ragione.

PALERMO  – Nei giorni scorsi è divampata la polemica tra le file della maggioranza sull’eventualità di estendere il condono anche alle costruzioni nelle aree protette. La decisione è stata poi rapidamente smentita, ma il problema dell’abusivismo dilagante resta attualissimo in Sicilia.
Nelle settimane scorse una sentenza che riguarda le ville sulla collina di Pizzo Sella a Palermo ha ulteriormente complicato la questione. Gli ecomostri continuano a restare sul territorio godendo di una protezione che deriva dalle complesse norme, dal disinteresse dei comuni  e dai costi per l’abbattimento. Intanto gli ambientalisti denunciano un grande piano speculativo nei dintorni dell’area marina protetta di Siracusa.
 
Nei giorni in cui un gruppo di senatori Pdl firma e poi sconfessa un emendamento che prevede il condono edilizio anche per le costruzioni all’interno delle riserve, il dubbio che la storia a volte non insegni proprio nulla diviene una certezza conclamata dai fatti.
Nella Sicilia dell’abusivismo edilizio a oltranza e degli ecomostri indistruttibili in aree protette e in splendidi litorali, il problema, condono o meno, resta all’ordine del giorno. Perché queste minacciose strutture invadono ancora il territorio pur non essendo ospiti graditi? La risposta non è affatto semplice perché va cercata nelle intricate maglie che riguardano le amministrazioni comunali, le sentenze, e la consuetudinaria letargia isolana.
Da anni Legambiente realizza una mappa degli ecomostri isolani. I casi più eclatanti sono appunto noti: la collina delle villette di Pizzo Sella a Palermo, lo scheletro dell’Aloha mare ad Acireale (Ct), le case abusive della valle dei templi di Agrigento, le palazzine di lido Rossello e la struttura presso la Scala dei Turchi a Realmonte (Ag), le villette abusive di Scicli (Rg) e Triscina (Tp).
Quest’anno, in attesa che Legambiente pubblichi il rapporto 2010, possiamo certificare la situazione di stallo in Sicilia. “Non c’è nessuna novità – ha spiegato Enzo Parisi, Legambiente Sicilia – anzi ci sono state delle sentenze che hanno ulteriormente complicato alcune situazioni”. Il riferimento immediato è naturalmente alla vicenda della collina del disonore di Pizzo Sella. La settimana scorsa i giudici della seconda sezione della corte di Appello di Palermo hanno bloccato le confische di 14 ville, considerando gli acquirenti “in buona fede”. La collina deturpata, proprio sullo splendido golfo di Mondello, è il ricordo della Palermo di Ciancimino. Alla fine degli anni Settanta una società legata al cognato del boss mafioso Michele Greco ottenne 314 concessioni edilizie sulla collina, le quali furono poi passate ad una serie di altre società fino alla costruzione delle prime villette e alla loro vendita qualche anno dopo (si legga ulteriore articolo a pag. 15).
“L’abbattimento degli ecomostri non è solo un problema di amministrazioni comunali – ha spiegato Roberto Di Mauro, assessore regionale Territorio e ambiente – ma spesso ci sono altre questioni che riguardano le sentenze e i tempi di attesa”. Vero. A Scicli, ad esempio, il sequestro delle 27 villette abusive attende l’esito di una sentenza del Tar. Ad Acireale lo scheletro dell’Aloha mare sormonta la splendida Timpa dagli anni Settanta. “Ho dato mandato nei giorni scorsi all’ufficio competente per risalire a quella concessione edilizia – ha spiegato Salvo Licciardello, assessore comunale all’Ambiente e alla pianificazione urbanistica del comune acese – in maniera tale che il Comune possa valutare le responsabilità precise”. L’ignaro osservatore si chiede in quale paese devono passare quarant’anni solo per iniziare a risalire ai responsabili di una delle costruzioni più invasive del territorio catanese.
La politica isolana non è evidentemente ancora pronta per una Punta Perotti siciliana, perché gli enti locali indugiano e proprio in questo periodo le casse comunali devono fare i conti con la sopravvivenza. “L’abbattimento delle strutture – ha spiegato Parisi – deve chiaramente essere a carico di chi ha commesso l’illecito, tuttavia in caso di inadempienza il comune può provvedere ad anticipare i costi e poi addebitarli sul privato. Solo che a volte gli enti locali hanno difficoltà a far pagare, quindi spesso eliminano il problema alla base non agendo”.
I costi per l’abbattimento non sono facilmente calcolabili, perché ci sarebbe da analizzare ogni caso singolo e spesso, essendo ancora all’anno zero, non si ha proprio idea del budget necessario. In linea di massima i costi potrebbero però essere ammortizzati – fanno sapere da Legambiente Sicilia – perché si tratta di materiale facilmente recuperabile, solo che in Sicilia mancano gli impianti per il recupero. “In linea di massima per smaltire le macerie – ha concluso Parisi – si spendono 100 euro a tonnellata, ma in questo caso stiamo parlando di materiale da riutilizzare o da portare in discarica per inerti, dove si parla di 10 o 20 euro a tonnellata”.
 


L’assessore Di Mauro: “Burocrazia ostacola Norme specifiche nel ddl urbanistica”
 
PALERMO – “Abbiamo tutto l’interesse a normalizzare il territorio”. Le parole dell’assessore territorio e ambiente Roberto Di Mauro sottolineano la volontà della Regione siciliana di attuare una severa opera di controllo preventivo sul territorio e allo stesso tempo invitare i comuni ad agire. “Sono questioni complesse – ha spiegato Di Mauro – perché ci sono ancora ricorsi dei cittadini al Tar e spesso la burocrazia rallenta le cose”. Intanto già una prima prova dei fatti attende il Governo regionale in aula.
“Nel prossimo ddl sull’urbanistica in discussione – ha proseguito l’assessore – ci sarà qualcosa che riguarderà questa faccenda”. Gli ambientalisti però incalzano e chiedono alla Regione sin da subito un maggiore interventismo in materia. “La Regione potrebbe rifiutarsi di recepire le sanatorie – ha dichiarato Enzo Parisi, Legambiente Sicilia – e può attuare i piani di recupero delle aree degradate, cosa che potrebbe fare a Triscina, e poi una politica di delocalizzazione di alcuni insediamenti”. (ac)

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