Ricerca nelle Pmi: pochi addetti. Produzioni senza innovazione - QdS

Ricerca nelle Pmi: pochi addetti. Produzioni senza innovazione

Michele Giuliano

Ricerca nelle Pmi: pochi addetti. Produzioni senza innovazione

venerdì 16 Luglio 2010

Stima Censis: le aziende siciliane sono indietro per numero di lavoratori che sviluppano conoscenze. In Italia ci sono quasi 30 ricercatori ogni 10 mila abitanti, in Sicilia solo 17

PALERMO – Senza innovazione non c’è sviluppo. Frase storica che calza a pennello per l’imprenditoria siciliana incapace di innovarsi, standardizzata sempre su sé stessa e su una produzione che, seppur di qualità, pecca comunque di originalità perché non ci sono evidentemente delle eccellenze dal punto di vista progettuale. E magari manca anche la manodopera specializzata.
Il dato oggettivo è uno solo ed è quello fornito proprio in questi giorni dall’associazione “CentoCinquanta” nel corso di un convegno: i brevetti in Sicilia riescono appena a raggiungere il 3 % del dato nazionale. Numero assolutamente irrisorio di fronte ad un contesto, come quello italiano, che di per sé non brilla sul fronte della ricerca. “Effettivamente – commenta Mauro Juvara, presidente dell’associazione CentoCinquanta – in Sicilia le aziende che hanno registrato un brevetto sono appena il 3 per cento. Di sicuro questo può essere considerato un indicatore più che attendibile che ci dice come nell’Isola non ci sia una propensione all’innovazione dal punto di vista imprenditoriale”.
In realtà non scandalizza più di tanto questo dato statistico. Perché già recentemente il Censis aveva avuto modo di lanciare un chiaro campanello d’allarme dicendo che, dal punto di vista del capitale umano addetto ad attività di ricerca e sviluppo, non emergono elementi positivi che facciano pensare a performance particolarmente brillanti nel sistema dello sviluppo di conoscenze in Sicilia. Gli ultimi dati aggiornati parlano di una stima in 8 mila 816 le unità di lavoro addette a ricerca e sviluppo, seconda tra le regioni del Mezzogiorno dopo la Campania, ma comunque resta una cifra bassa se rapportata alla popolazione. Infatti, la Sicilia registra 17,6 addetti per ricerca e sviluppo ogni 10 mila residenti; il valore è simile a quello dell’intero Mezzogiorno, ma nettamente più basso della media nazionale, dove si registrano 29,5 addetti per 10 mila residenti. Lo sbilanciamento più evidente riguarda, tuttavia, il tessuto delle imprese, dove infatti si registrano appena 3,3 addetti ogni 10 mila abitanti ad attività per sviluppo di innovazioni a fronte di una media nazionale di 11,9.
“Ecco perché – dice Juvara – è necessario oggi più che mai convincere le aziende siciliane a sviluppare un confronto sul tema degli strumenti e delle politiche funzionali allo sviluppo dell’innovazione. La ragione del confronto risiede nella consapevolezza che saranno innovazione e creatività i campi sui quali ogni impresa giocherà la propria partita per il successo. Tanto oggi, quanto nel prossimo futuro”. Non ci si può aggrappare alla mancanza di opportunità: “In verità ci sono i finanziamenti messi a disposizione per chi vuole dedicarsi a questo campo della ricerca, ma non vengono utilizzati – conclude Juvara. Le imprese che investono sulla ricerca e sull’innovazione sono quelle con più di 200 addetti. Le nostre aziende in media hanno 4 o al massimo 10 addetti”.
Serve quindi, soprattutto, una rivoluzione culturale. Ma la Sicilia è davvero pronta a questa sfida? Oggi sembra decisamente di no.
 

 
PALERMO – Con una spesa di oltre 622 milioni di euro, la Sicilia contribuisce al 4 % delle spese totali in ricerca sviluppo effettuate nel 2005 (ultimo dato disponibile) complessivamente nel Paese. Si tratta del secondo contributo più alto, dopo la Campania (la cui quota sul totale nazionale è del 6,5 %), tra le regioni meridionali, ma il valore resta ancora piuttosto esiguo se standardizzato e messo a confronto con ciò che accade nel resto del Paese, già di per sé in ritardo rispetto a ciò che avviene nei principali paesi industrializzati.
Per cominciare occorre sottolineare che ben il 73 % della spesa complessiva in ricerca e sviluppo (ovvero in attività di miglioramento o di innovazione radicale di macchinari, dei processi produttivi, dei prodotti, così come dell’organizzazione delle imprese) è assorbita e veicolata in Sicilia da strutture di natura pubblica, ovvero da Università (58 % della spesa totale regionale) e centri di ricerca ed altre Istituzioni (15 %). L’Isola ha costruito negli anni un apprezzabile tessuto di strutture dedite ad attività di ricerca di base ed applicata.

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