A che punto sono i benefici dell’Information society: indagine della Commissione europea. Fanalino di coda in tutta Italia certificati ambientali e servizi sanitari
PALERMO – Analizza lo stato dei servizi di e-Government in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea la ricerca condotta da Capgemini Consulting che si è aggiudicata un contratto di quattro anni con la Commissione Europea per la realizzazione del benchmark.
Cresce l’e-Government europeo rivelando un incremento nella disponibilità e nella sofisticazione di servizi on-line in Europa, anche se molti servizi sono ancora sottoutilizzati. Il risultato più imponente riguarda la crescita dei servizi di pagamento on line.
Significativo però il gap tra i servizi online promessi ai cittadini e l’effettivo avvio.
L’indagine giunta all’ottava edizione confronta i progressi e rende note le best practices nell’e-government dei diversi Paesi europei, prendendo in esame più di 14 mila siti di 31 Paesi, ovvero i 27 Stati membri della Ue, più Islanda, Norvegia, Svizzera e Croazia.
I dati raccolti da Capgemini sono stati classificati secondo due indicatori principali: il livello di sofisticazione nell’erogazione di servizi pubblici on-line ed il livello di disponibilità completa on-line dei servizi offerti.
In Europa sono solo sei le Nazioni che offrono la piena disponibilità di servizi on line: Austria, Malta, Portogallo, Regno Unito, Svezia e Slovenia.
La crescita costante nella disponibilità di servizi on line è testimoniata dai report. Per i servizi di pagamento on line si è passati, per esempio, dal 59% dell’ultima ricerca condotta nel 2007 al 71% del 2009.
Ancora lontano l’obiettivo che si è posta Ue per l’e-Procurement: raggiungere il 100% nel 2010 traguardo difficile; si attesta infatti al 56% su un campione rappresentativo di 746 autorità pubbliche nazionali, regionali, locali, anche se il trend è positivo.
In Italia sebbene la ricerca riconosca al nostro Paese lo sforzo nel mettere l’e-Governement al centro della riforma amministrativa i dati non sono esaltanti; il trend è comunque in crescita: “L’Italia evidenzia ancora un utilizzo di Internet e un accesso alla banda larga relativamente bassi – si legge nella ricerca – con un impatto sull’accesso e sull’uso dei servizi di e-Government”.
In cifre: la spesa italiana per l’Ict in percentuale sul Pil è dell’1,7% contro il 2,7% della media europea. La percentuale di famiglie connesse in banda larga è del 47% (60% in Europa), mentre in media con l’Europa la connessione veloce per le imprese (81% come in Europa).
L’utilizzo dell’e-Government da parte dei cittadini è ancora basso, 15% contro 28% europeo, alto invece l’utilizzo da parte delle imprese, 82% contro 68%.
Best pratices italiane sono le iscrizione al registro delle Imprese: il nostro Paese prevede la possibilità di gestire completamente l’iscrizione di una nuova società tramite sito web; le imposte sul reddito: gli italiani con questo servizio raggiungono il top visto che la dichiarazione dei redditi viene preparata automaticamente o precompilata on line, ed infine il Bel Paese si posiziona al primo posto della classifica europea per i contributi previdenziali offrendo la possibilità di gestire completamente la dichiarazione dei contributi previdenziali versati ai dipendenti tramite il sito web.
Fanalino di coda italiano le biblioteche ed i servizi sanitari.
In sintesi i dati riguardanti il Pease rilevano come dal 2007 la disponibilità di servizi on line sia rimasta stabile (70%).
La ricerca – ci confermano da Capgemini – si è soffermata sulle Regioni del Nord rispetto alle regioni meridionali, inclusa la Sicilia. Queste ultime infatti presentano pochi casi di enti attivi sul fronte del servizi transazionali, realtà sparute rispetto ad un Nord più on line.
L’indagine comparativa, condotta in collaborazione con gli Stati membri e con il gruppo di analisi Idc e il Danish Tecnhological Institute (Dtt) per la Direzione generale per Media e Informazione della Commissione europea fornisce una preziosa istantanea dell’Europa e costituisce il nucleo della i2010 lanciata dalla Ue per portare i benefici della “information society” a tutti i cittadini europei.
20 i servizi pubblici di base offerti online in Europa oggetto dell’analisi; 12 rivolti ai cittadini e 8 alle imprese, tra questi: denunce alla polizia, iscrizione registro delle imprese, immatricolazioni auto, documenti personali, permessi di costruzione, gare d’appalto, imposte sul reddito, sicurezza sociale, imposte sulle società, Iva, dichiarazioni doganali, ricerca lavoro, contributi previdenziali, iscrizioni scolastiche, dati statistici, certificati, servizi sanitari, comunicazione di trasferimento, autorizzazioni ambientali e biblioteche pubbliche.
Tra i servizi analizzati anche la user experience, vale a dire l’accessibilità ai servizi e ai siti web delle Pa, la possibilità di fornire feedback on line sul servizio fruito, la partecipazione dei cittadini, la multicanalità, l’utilizzo del web 2.0. (mm)