Morti bianche, l’Isola quarta in Italia - QdS

Morti bianche, l’Isola quarta in Italia

Michele Giuliano

Morti bianche, l’Isola quarta in Italia

martedì 27 Luglio 2010

Studio dell’Osservatorio sulla sicurezza Vega engineering: nel primo semestre di quest’anno la Sicilia conta già 19 casi. Sul totale dei decessi sul lavoro, l’8% si verifica da noi. L’agricoltura il settore più colpito

PALERMO – L’emergenza delle morti bianche non s’arresta in Italia, men che meno in Sicilia. E la conferma arriva dal tragico bilancio dei decessi rilevato dall’Osservatorio sulla Sicurezza di Vega Engineering di Mestre attraverso un monitoraggio ed un’elaborazione statistica della situazione in tempo reale per ciò che riguarda il primo semestre di quest’anno.
Proprio l’Isola si attesa come sempre tra i primi posti per numero di decessi sul lavoro: è la quarta regione d’Italia essendovi stati ben 19 casi. Il che significa che sul totale di morti (241) all’incirca l’8 per cento si verificano proprio in territorio siciliano. Una proporzione davvero mastodontica. L’agricoltura il settore più colpito e quindi colpevole al tempo stesso del 39 per cento dei decessi e in costante incremento dall’inizio dell’anno. A febbraio si attestava intorno al 26 per cento.
A seguire troviamo il settore delle costruzioni (24,5 per cento), e dai trasporti, compresi magazzinaggi e comunicazioni (10,4 per cento). Le cause più frequenti di morte (23,7 per cento dei casi) sono i ribaltamenti di veicoli e mezzi in movimento. Mentre al secondo posto si trovano le cadute dall’alto (21,2 per cento). Ma non meno rilevanti sono i decessi provocati dalla caduta dall’alto di oggetti pesanti (12,4 per cento) e da investimenti di mezzi (10,8 per cento). Queste le prime istantanee scattate dagli esperti dell’Osservatorio sulla Sicurezza di Vega Engineering. E l’indagine continua con le fasce d’età maggiormente toccate dall’emergenza e la nazionalità delle vittime.
Si scopre così che il 22,6 per cento delle morti bianche ha un’età compresa tra i 40 e i 49 anni, il 19,6 per cento tra i 50 e i 59 anni e il 17,9  per cento tra i 60 e i 69 anni. “è un indicatore importante ed allarmante per chi si occupa di sicurezza – spiega Mauro Rossato, Presidente di Vega Engineering – perché gli incidenti si verificano più spesso nella popolazione adulta, con una professionalità consolidata. è evidente, quindi, che la tutela dei lavoratori non deve essere mai posta in secondo piano, soprattutto quando l’esperienza è provata da anni di attività. Troppe certezze spingono, in effetti, a trascurare misure di sicurezza minime, specie in agricoltura e in edilizia”.
Notevole, poi, anche la percentuale di vittime tra chi ha più di 70 anni (16,1 per cento). Questi casi sono legati quasi esclusivamente all’agricoltura in Sicilia: spesso il pensionato continua a lavorare nei campi e l’avanzamento di età non aiuta sicuramente i riflessi. Questa una delle concause più incidenti rispetto al fenomeno. In questo bilancio non mancano neppure gli stranieri che costituiscono il 7,5 per cento del totale dei morti sul lavoro nel primo semestre dell’anno.
Il fenomeno delle morti bianche quindi non riesce a tamponare la sua tragica emorragia nel territorio siciliano in particolare. Una terra dove purtroppo non si riesce a vivere di lavoro, come in tutto i paesi civili. Da queste parti, quando un impiego ce l’hai, di lavoro paradossalmente si muore.
 


Il confronto con il resto d’Italia. 241 morti in sei mesi
 
PALERMO – Stando ai dati rilevati dagli esperti sono 241 le persone che hanno perso la vita al lavoro. Una media di 40 morti al mese. Almeno uno al giorno. E a tenere sempre lo sconfortante record è la Lombardia con 37 vittime, seguita dal Veneto (23) e dalla Puglia (21), subito dietro c’è la Sicilia. Anche in Campania però non va molto meglio (17 morti). Vicinissimo al podio anche il Lazio con 14 vittime del lavoro. In coda Valle D’Aosta (1), Umbria (2), Basilicata (3),  Molise (4) e Liguria (6). Analizzando infine i morti sul totale della popolazione lavorativa, la situazione peggiore viene registrata in Molise con 36 decessi su un milione di occupati, seguita dalla Calabria (20,5), dall’Abruzzo (20, 2), dal Trentino Alto Adige (19,3), dalla Sardegna (18, 6) e dalla Valle D’Aosta (17, 9). Intanto l’indice di incidenza più basso viene rilevato in Toscana  con 5,1 decessi su un milione di abitanti. Vicinissima l’Umbria (5,5), il Lazio (6,2), il Piemonte (7), l’Emilia Romagna (7,7). E anche in Lombardia nonostante il record in termini assoluti, l’incidenza è tra le meno elevate e pari a 8,6. Numeri sconcertanti che certamente non possono consolare una Sicilia che ha sperato i limiti dell’allarme.

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