Viaggio nel gusto unico della Sicilia - QdS

Viaggio nel gusto unico della Sicilia

Antonio Iacona

Viaggio nel gusto unico della Sicilia

giovedì 09 Settembre 2010
Un viaggio affascinante attraverso le tradizioni, la cultura, l’arte culinaria ed enogastronomica siciliana; la riscoperta dei valori di un popolo attraverso la tavola, i vini, i ristoranti, le enoteche, gli chef, le ricette. È il percorso che proponiamo nella rubrica “Prosit!”, per contribuire anche Noi alla riscoperta e valorizzazione di una terra unica al mondo: la Sicilia.
E se di tradizione scriviamo, non potevamo non partire con una famiglia storica di ristoratori: i La Rosa. Il punto di riferimento, dal 1968 ad oggi, è il ristorante “La Siciliana”, ma già nel 1931 questa famiglia, ci racconta uno degli eredi, lo chef Salvo, era il punto di arrivo e di partenza tra Catania e i paesi dell’Etna. Alla trattoria di Piano Tavola del nonno materno si fermavano i carrettieri, sicuri di trovare buon vino e ottima cucina. Oggi la clientela è diversa, ma dai fornelli la tradizione esce ancora intatta.
Il piatto per eccellenza proposto a chi vuole assaporate la terra dell’Etna è il “Ripiddu Nivicatu” cioè “Lapilli innevati”: risotto con nero di seppie e ricotta fresca di pecora. Il tutto, sistemato con una forma di ghisa e capovolto, una volta servito ha il profilo appunto del vulcano innevato. Una piccola colata di pomodoro piccante è la lava che investe la neve dell’Etna. Doveroso accompagnare la portata con un Etna Bianco Doc.
 
E, per chi sul vulcano non vuole salire, ci sono allora “a pasta ca muddica”, rigatoni alla Norma e alla catanese, tagliatelle all’aragosta, spaghetti coi ricci, per poi passare ai calamari ripieni alla griglia, allo stocco, e a un’altra pietanza che caratterizza la cucina dei La Rosa: le cotolette di “masculini”, bagnati nell’aceto, passati nella farina bianca, poi nell’uovo, nella mollica e spruzzati di aglio, prezzemolo, pecorino, sale e pepe, il tutto fritto e accompagnato con pomodoro, aglio e basilico.
Un menù che basta a capire perché i carrettieri di un tempo sapevano che lì, in quella trattoria, si potevano fermare, sicuri di mangiare bene.

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