Portare i servizi sul territorio - QdS

Portare i servizi sul territorio

Carlo Alberto Tregua

Portare i servizi sul territorio

mercoledì 17 Giugno 2009

Troppi amministrativi, pochi tecnici

La questione che prospettiamo non è di poco conto: riguarda la necessità che le pubbliche amministrazioni regionale e locali portino sul territorio tutti i loro servizi, in modo  da soddisfare le necessità di cittadini e imprese. Intendiamoci: portare sul territorio i servizi non significa aprire sportelli nelle piazze e nelle pubbliche vie, bensì attivare in modo completo gli sportelli informatici per cui i cittadini siano nelle condizioni di usufruire dei servizi senza la necessità di intasare corridoi e stanze.
Naturalmente, all’attivazione di questi servizi dovrebbe corrispondere un’intensa campagna stampa che induca i cittadini a utilizzare i canali telematici piuttosto che  gambe e  auto. 
Certo, non tutti i servizi sono erogabili per via informatica. Pensiamo all’assistenza sociale nei confronti di anziani, malati e bambini. In questo caso bisogna recarsi presso le abitazioni private, i centri di assistenza o quegli ambienti ove piccoli e grandi bisognosi hanno bisogno di assistenza diretta.

Le scuole erogano un servizio primario perché dovrebbero formare i cittadini del domani. Anche le scuole dovrebbero andare sul territorio e non trincerarsi come se fossero bunker. Andare sul territorio significa creare un’interazione fra insegnanti, famiglie e alunni, in modo da intrecciare le necessità e trovarvi soluzioni.
Agendo tutti insieme con una forte sinergia, i giovani, destinatari del servizio scolastico, riceverebbero un indirizzo univoco da parte delle loro famiglie e degli insegnanti che, con questa collaborazione, li farebbero crescere come dei veri cittadini.
Cittadini vuole dire rispettosi del prossimo, delle regole di convivenza che li obbligano a non sporcare le strade, a non parcheggiare in doppia e tripla fila e, più in genere, a fare il proprio dovere prima di reclamare il proprio diritto.
Per realizzare quanto precede serve che le istituzioni locali  mantengano dipendenti finalizzati alla
realizzazione dei servizi, e non svogliati, immotivati e, in qualche caso, corrotti.

Nelle migliaia di forum che abbiamo svolto in questi anni abbiamo sentito da parte di tantissimi bravi dirigenti che se si fosse attuata la L. R. 10/2000 e cioè la vera autonomia della burocrazia dalla politica, tali dirigenti con metà del personale avrebbero realizzato i servizi loro assegnati. Ma il cattivo ceto politico ha messo lo zampino e li avrebbe costretti a prendersi questo o quello, poi rivelatosi soggetto inaffidabile, nullafacente e fannullone.
Non sappiamo se questa lamentazione sia vera o meno. Ma c’è un fondo di verità, quando riveliamo con le nostre inchieste una quantità abnorme di personale non strettamente necessario per l’esecuzione dei servizi.
In nessuna pubblica amministrazione regionale o locale è codificato l’elenco delle figure professionali necessarie, in quanto fino ad oggi nessuna amministrazione ha pubblicato sul proprio sito il piano industriale. Com’è noto, esso dovrebbe elencare tutti i servizi assegnati e quindi tutte le figure professionali, suddivise per tipologia, necessarie al servizio medesimo.

In assenza dei piani industriali l’arbitrio è imperante e diffuso, perché diventa facoltativo e clientelare l’inserimento di personale in un organico pieno zeppo di doppioni e di inutili dipendenti. Sia ben chiaro: quando indichiamo inutili dipendenti non facciamo alcuna valutazione sulla qualità professionale della persona, ma sottolineiamo che essa è inutile in quanto non funzionale al processo produttivo dei servizi. Proprio per questo va stigmatizzata la pessima abitudine di aumentare l’organico nella tipologia degli amministrativi a discapito dei tecnici.
Spieghiamo con un esempio: se c’è un servizio di assistenza sociale per anziani in un determinato comune, uno o due dipendenti pubblici debbono essere amministrativi e otto-nove tecnici che vanno sul territorio. Dalle nostre inchieste, invece, risulta esattamente il contrario: uno-due sul territorio e otto-nove imboscati  dietro le scrivanie.
A proposito di imboscati, dobbiamo citare il servizio per eccellenza sul territorio e cioè il suo controllo. Dalle nostre pagine risulta, invece, che nove vigili urbani su dieci, mediamente, sono anch’essi imboscati e solo uno su dieci va a fare il lavoro per cui è stato assunto e cioè vigilare che nelle strade e nelle piazze tutti rispettino le leggi.

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