Agricoltura siciliana, ricette anticrisi - QdS

Agricoltura siciliana, ricette anticrisi

Francesco Sanfilippo

Agricoltura siciliana, ricette anticrisi

sabato 13 Novembre 2010

Pil in calo del 2,7%, produttori e consumatori in difficoltà: Cia e Acli Terra alla ricerca delle soluzioni per riequilibrare il sistema. Orientamento al marketing per le imprese agricole e maggior qualificazione per gli imprenditori

PALERMO – La crisi agricola in Sicilia non accenna a placarsi e a pagarne le conseguenze sono gli agricoltori e i consumatori.
I primi assistono a un’erosione dei margini di profitto tali da danneggiare settori quali il vino e gli agrumi che rappresentano da sempre l’eccellenza dei prodotti isolani. I secondi pagano spesso i prodotti agricoli a prezzi salati, giacché la filiera lunga scarica su di essi i costi finali.
Questi costi sono provocati dalla tipologia di distribuzione che premia gli operatori che esercitano nel mezzo della filiera (tutta la catena logistica) a scapito dei produttori che ricevono poco e dei consumatori che pagano troppo. I dati dell’Istat hanno visto il Pil siciliano scendere di 2,7 punti percentuali, con un dato, quello dell’agricoltura, molto preoccupante. La crisi del settore in generale è determinata dalla congiuntura negativa mondiale, causata dal passaggio da politiche del profitto a politiche del rendimento, che ha determinato una diminuzione della domanda e dei prezzi, con conseguente aggravamento delle difficoltà che coinvolgono l’agricoltura da più di 10 anni.
La globalizzazione dei mercati ha determinato un divario strutturale ed economico delle imprese, creando economie diverse in funzione dei redditi.
In un sistema forte e ricco, il valore delle produzioni cresce, in un sistema povero e debole, le capacità finanziarie determinano i prezzi dei prodotti. Gli interventi Comunitari con la riforma della PAC, il passaggio dal sostegno ai prezzi ed interventi sul mercato agli aiuti disaccoppiati, i cambiamenti della domanda alimentare determinati da nuovi stili di vita hanno inciso profondamente  nel settore agricolo ed agroalimentare. Di recente, la CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) ha lamentato che la Regione Siciliana promuove le produzioni dell’Isola in una grande catena di distribuzione attraverso l’uva da tavola acquistata a prezzi stracciati non direttamente dai produttori. In questo caso, il rischio che si corre è che, per far fronte alla concorrenza, altre catene distributive possano ulteriormente ridurre i prezzi all’origine oppure essere indotte a rivolgersi ad altre aree produttive nazionali o extracomunitarie, dove i costi di produzione sono più bassi, azzerando gli sforzi profusi dagli agricoltori nelle produzioni di qualità. Occorre, quindi, una vera e propria strategia di sistema che permetta il passaggio da agricoltura di settore ad agroalimentare di sistema.
Carmelo Gurrieri, presidente regionale della CIA, ha dichiarato: “In questo contesto, devono essere messi a punto veri accordi di filiera che vedano protagonisti produttori e distributori in logiche diverse dall’antagonismo”. Per Acli Terra la valorizzazione, la tipicizzazione e la qualificazione dei prodotti può avvenire attraverso alcune riforme interne e esterne al sistema come l’orientamento al marketing delle imprese agricole, la qualificazione degli imprenditori attraverso la partecipazione a master di alta formazione e l’intervento con maggiori investimenti in ricerca ed innovazione.
Non ultimo, è necessario facilitare l’accesso al credito per la ristrutturazione del debito, causa non da poco nella crisi attuale dell’agricoltura.
 

 
Garantire agli agricoltori un reddito che restituisca loro la dignità
 
Nicola Perricone, Presidente delle Acli Terre Sicilia, ha dichiarato, visti gli ultimi dati sull’agricoltura siciliana: “Oggi si chiede agli agricoltori di non abbandonare le campagne ma, dall’altro lato, lavorare la terra è sempre meno remunerativo. Si tratta di un -4% che deve farci riflettere. Dobbiamo riuscire a garantire un reddito agli agricoltori che restituisca loro la dignità di lavoratori. Basti pensare che per la campagna olivicola che si sta aprendo, si prevede un prezzo di 40 centesimi a chilo per le olive da molire e di 3 euro per l’olio: con questi numeri così bassi come si fa a condurre un’azienda agricola in maniera competitiva? Tra le proposte di Acli Terra Sicilia, si avanza quella riguardante la creazione a livello regionale di una struttura logistica che dia servizi reali agli agricoltori. Uno strumento, che possa permettere di ridurre la distanza tra produttore e consumatore e, così, riuscire a garantire prezzi più alti al primo anello della filiera”.

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