Difficile incontro domanda-offerta - QdS

Difficile incontro domanda-offerta

Salvatore Sacco

Difficile incontro domanda-offerta

mercoledì 01 Dicembre 2010

I mercati finanziari e creditizi in Sicilia presentano forti scostamenti rispetto agli standard medi nazionali ed europei. Struttura bancaria regionale sottodimensionata: in Italia 1.825 abitanti per sportello, in Sicilia 2.803

I mercati finanziari e creditizi in Sicilia presentano forti scostamenti rispetto agli standard medi nazionali ed europei; molte di tali difformità si originano sul versante dell’ offerta ed attengono, quindi, alla composizione strutturale del sistema bancario e finanziario e creditizio locale; molte altre anomalie scaturiscono invece dalle caratteristiche peculiari della domanda di tali servizi e sono particolarmente rilevanti, riguardando sia le imprese che le famiglie siciliane. Con riferimento a queste ultime, possiamo evidenziare alcune anomalie che risultano particolarmente accentuate.
Secondo Assogestioni, la diffusione dei fondi di investimento è pari al 4,6% nella nostra regione contro il 10% medio del Settentrione. Peraltro questi dati si riferiscono al 2008 e quindi ad un periodo in cui nella nostra regione non si erano ancora avvertiti a pieno gli effetti della grave crisi economica internazionale.
Evidentemente su tutte queste differenze pesa il diverso livello di reddito, tuttavia la differenziazione appare molto più che proporzionale e ciò lascia intendere che vi sono anche rilevanti fattori socio culturali alla base di tali comportamenti. Altrettanto accentuate appaiono le difformità nella domanda di servizi bancari e finanziari promanante dalle imprese, tali difformità scaturiscono, essenzialmente, dalle caratteristiche del tessuto produttivo regionale, caratterizzato dalla polverizzazione e dal conseguente l nanismo delle aziende, dalla loro sottocapitalizzazione, e dalla diffusa opacità amministrativa.
Anche sul versante dell’offerta permangono significative difformità rispetto agli standard medi nazionali ed europei.
Ad esempio la struttura bancaria regionale appare ancora sottodimensionata : il numero di abitanti per sportello (dati a marzo 2010) è pari in Italia a 1.825, mentre nel Meridione ( escluso Sardegna e Sicilia) è pari a 3.010 ed in Sicilia a 2.803 ; ancora più sottodimensionato il numero abitanti per banca, pari a  79.000 in Italia, 141.000 nel Meridione e 140.000 in Sicilia, ben lontani dai circa 40.000 della Germania o degli Stati Uniti.
Più in generale le strutture finanziarie innovative, non ricollegabili al mondo bancario,  sono poco  presenti nella nostra regione, analogamente a ciò che avviene in tutto il Mezzogiorno, così come ancora minimale è l’utilizzo di strumenti di ingegneria finanziaria evoluta quali il private equity o il venture capital o il project financing, soprattutto quello non sostenuto dall’ intervento pubblico.
In questo contesto anche l’operatività dei mercati presenta scostamenti sensibili rispetto alle medie nazionali. Ad esempio i prestiti per tipologia di clientela sono sbilanciati verso le famiglie consumatrici  (il 47% del totale) a scapito delle imprese (il 53% del totale); questa concentrazione è superiore a quella delle altre regioni meridionali (dove è rispettivamente 43% e 57%) e dell’ intero Paese (30% e 70%).
Coerentemente con la struttura del tessuto produttivo locale,  caratterizzato dalla preponderanza delle imprese piccole e micro, queste ultime sono beneficiarie di una quota di credito sensibilmente superiore rispetto alla media nazionale: nella regione il 29% dei prestiti bancari vivi, va alle imprese con meno di 20 addetti, mentre in Italia questa percentuale è del 18%.
Gli scostamenti dalle medie nazionali non sempre sono  indice di malfunzionamento dei mercati, tuttavia nel caso siciliano evidenziano certamente una arretratezza generalizzata, anche se  esistono delle punte di eccellenza fra gli operatori .
 Si sente evidentemente il bisogno di  interventi che possano favorire l’evoluzione del sistema finanziario locale, nei limiti di ciò che è possibile fare in questo campo.
Ad esempio qualcosa potrebbe farsi sul fronte del mediocredito, in particolare per mettere in sinergia le risorse in atto disperse tra diversi operatori (in specie Irfis, Crias, Ircac), oltre che sul fronte della finanza innovativa.
Certo tali interventi devono essere fatti al di fuori delle logiche assistenzialistiche e clientelari che molto spesso hanno guidato le azioni dei governi regionali in questa delicata materia; altrimenti è meglio  lasciare lo status quo.
 


Sicilia seconda regione in Italia a rischio sovraindebitamento
 
Ad esempio una recente ricerca  del Centro Studio Sintesi (settembre 2010) indicava la Sicilia come la seconda regione italiana in termini di rischio di sovra indebitamento, calcolato in base al rapporto fra obbligazioni assunte dalle famiglie (ovvero mutui, prestiti, sofferenze e insoluti vari) e la liquidità potenziale delle stesse (data dai depositi disponibili, dal reddito et.): fatto 100 il dato Italia, la Sicilia scontava un indice pari a 106,3, preceduta dalla sola Campania con 108,3. Più in generale, la domanda di servizi bancari e finanziari nella regione appare particolarmente arretrata, da nostre stime su dati della Banca d’Italia, la percentuale delle famiglie siciliane in possesso di titoli di stato è a pari a circa il 2,5% del totale delle famiglie, contro il 15,2% del Nord Italia; per le azioni il dato scende a circa l’1% nell’ Isola contro il 10,2 dell’ Italia; per le pensioni integrative il 3% contro il 12,1%, mentre solo il 15 % delle famiglie siciliane è in possesso di carta di credito contro il 41,3% di quelle settentrionali.

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