E la Sicilia ancora una volta è in testa con il suo primato negativo. Tra le 10 città più costose, secondo Cittadinanzattiva, tre sono siciliane: Siracusa 407 euro (Tarsu), Catania 365 euro (Tarsu), Agrigento 336 euro (Tia). E sempre in Sicilia le differenze in termine di tariffe e prezzi sono rilevanti da una regione all’altra. Ad esempio, la Tarsu pagata a Siracusa supera di 165 euro quella pagata a Caltanissetta (241,5 euro),
A Napoli – si legge nel documento – la spesa annua per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani ammonta a 453 euro, quasi il quadruplo rispetto alla città meno cara d’Italia, Isernia (122 euro). In generale, la media annua più alta si registra in Campania (364 euro), la più bassa in Molise (131 euro tarsu) e come abbiamo detto tra i 10 capoluoghi con le tariffe più alte, otto sono al Sud mentre solo uno, Trieste, è del Nord (309 euro).
“A dimostrazione – dice Cittadinanzattiva – di una marcata differenza tra aree geografiche del Paese che trova conferma anche all’interno di una stessa Regione: in Lombardia, per esempio, a Milano (262 euro), la Tarsu arriva a costare quasi il doppio di Cremona (139 euro).
In media, in un anno una famiglia-tipo ha sostenuto nel 2009 una spesa di 233 euro per il servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani, con un aumento del 4,5% rispetto all’anno precedente. In Sicilia, l’importo medio annuo nel 2009 è stato di 293 euro con un aumento del 4,3 per cento rispetto al 2008, mentre la produzione procapite dei rifiuti urbani è stata di 526 kg con una riduzione del 1,9 rispetto al 2007.
Cinque le citta’ che nell’ultimo anno hanno fatto registrare incrementi record, superiori al 20%: Napoli (+60,1%), Reggio Calabria (+57,4%), Benevento (+44%), Trapani (+34,7%) e Pescara (+21,3%). In altre nove città, gli incrementi sono superiori al 10%.
In negativo, da segnalare – sottolinea Cittadinanzattiva – anche il ritardo con il quale i capoluoghi di provincia hanno adottato la Tariffa d’igiene ambientale (Tia), introdotta dal Decreto Ronchi nell’ormai lontano 1997: sono solo il 45%, mentre la maggioranza dei capoluoghi (55%) è rimasta fedele alla Tarsu (Tassa smaltimento rifiuti solidi urbani).