La Sicilia frana, la politica è sorda - QdS

La Sicilia frana, la politica è sorda

Massimo Mobilia

La Sicilia frana, la politica è sorda

giovedì 03 Marzo 2011

Per l’Isola solo il 5% dei Fas. Secondo Demopolis il 53% dei cittadini teme alluvioni e smottamenti e chiedono l’intervento dei governi. La denuncia dei Geologi siciliani, Doria: “Troppo poco per il fabbisogno del territorio”

PALERMO – Di questi tempi in Sicilia basta qualche giorno di pioggia ad intensità sostenuta per provocare danni al territorio. La triste scena di frane, smottamenti, strade impraticabili e chiuse, case evacuate, salvataggi e popolazione in preda al panico si è ripetuta proprio in questi ultimi giorni, in particolare, ancora una volta, nella provincia di Messina (vedi servizio a pag. 23). Il maltempo, però, non ha risparmiato l’intera regione e disagi si sono registrati in tutte le province, con l’Anas costretta a fare gli straordinari per rendere praticabili le carreggiate. È triste scoprire ancora la fragilità idrogeologica dell’Isola, come se la tragica alluvione dell’ottobre 2009 non sia mai avvenuta, così come tutti gli altri singoli casi di dissesto che si sono susseguiti fino ad oggi.
Lo sanno bene i siciliani: secondo un’indagine dell’Istituto nazionale di ricerche Demopolis, il 53% degli intervistati “teme che la zona in cui vive sia a rischio idrogeologico e che possano verificarsi frane ed alluvioni”, mentre il 66% esprime “preoccupazione sulle conseguenze di un eventuale terremoto nella zona di residenza”.
Se i cittadini sono consapevoli del rischio, altrettanto non sembrano il governo nazionale e quello regionale, che dovevano già da tempo intervenire per mettere al sicuro il territorio. “La nostra classe politica pare continuare a ignorare l’emergenza idrogeologica del Sud Italia”, afferma Emanuele Doria, presidente del’Ordine dei geologi siciliani, commentando i dissesti degli ultimi giorni. “Nonostante la commissione Ambiente della Camera ha stimato in 44 miliardi di euro il fabbisogno per la messa in sicurezza del territorio italiano – ha continuato Doria – con il decreto Milleproroghe si è realizzato uno scippo sui Fas destinati al Sud, ed in particolare alla Sicilia, su cui sono stati raccolti i 200 milioni di euro per il dissesto idrogeologico. Solo il 5% viene – precisa – viene destinato alla Sicilia, con risorse esigue (si parla di 7 milioni per il 2011 e 5 milioni per il 2012, ndr.) per Giampilieri e Scaletta Zanclea, mentre nessuna risorsa è stata prevista per il territorio nebroideo”. Lo stesso Doria non ha mancato di sottolineare che al nord Italia, invece, “sono andati ben 150 milioni di euro che erano di competenza delle regioni del sud, in massima parte verso la Liguria e il Veneto”.
Ci si chiede, quindi, che ruolo giochino in queste spartizioni i politici che dovrebbero rappresentare gli interessi dei siciliani a Roma. E proprio a loro che si rivolgono ancora una volta i cittadini dell’Isola. La ricerca Demopolis, infatti, ci dice anche che il 57% degli intervistati si appella ai governi nazionale e regionale affinché vietino la costruzione di edifici in zone a rischio, per prevenire e contrastare i pericoli connessi alla vulnerabilità del territorio siciliano, mentre il 54%  chiede che si verifichino lo stato del territorio e le condizioni strutturali degli immobili. Il 48% chiede poi che si mettano in sicurezza gli edifici pericolanti, e il 41% che si controlli il rispetto dei criteri di sicurezza nelle nuove costruzioni.
Ma se non sono bastati i morti di Messina a far passare la politica dalle parole ai fatti, basteranno le semplici richieste dei cittadini ai loro rappresentanti ad intervenire fattivamente per il loro territorio?

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